giovedì 24 gennaio 2008

Disco del giorno 24-01-08: The Hope Trust - The Incurable Want (2007; Autoprodotto)

Tutti i migliori blog ne hanno parlato, ma voglio anch'io dire la mia su uno dei migliori dischi alt.country usciti lo scorso anno. Non che non sia d'accordo con le ottime recensioni apparse su Absolute powerpop e powerpopaholic, anzi, ma mi sembra giusto ospitare sul mio blog un disco davvero molto bello e molto raffinato.

Gli Hope Trust sono la creatura di Kelly Upshaw, rispettato musicista nella scena di Denton, Texas, che tra le varie esperienze precedenti suonava la batteria nei Lonelies, band Texana capitanata da quel piccolo/grande genio di Doug Burr, del cui esemplare album di debutto abbiamo già avuto modo di parlare nel post Under The Christmas Tree dello scorso 26 Dicembre. La line-up della band, oltre ad Upshaw (voce, chitarra, tastiere) è composta da Winston Chapman (batteria), Andy Odom (basso) e da Jeremy Buller (chitarra, tastiere).

I vari commenti che ho letto riguardo a The Incurable Want, il loro disco d'esordio, oltre ad essere entusiastici concordano sulla "base" del loro sound: esso è chiaramente legato alle radici della musica sudista Americana (con la A maiuscola...), intriso della migliore sensibilità pop che rimanda la mente alle migliori produzioni di Wilco e Neil Finn. Personalmente, sono un fan di quello che -nelle sue infinite ramificazioni- può essere definito alternative country, ma ogni disco che possa così essere definito non riesce mai a fare più di tanto breccia nel mio cuore se non è accompagnato da grandi melodie che lo sorreggano e lo gudino. E gli Hope Trust hanno senza dubbio le caratteristiche che servono per ottenere un posto di riguardo tra le recensioni di Under The Tangerine Tree, per un semplice ma indispensabile motivo: le loro canzoni colpiscono la testa e il cuore, ma soprattutto grondano di agganci melodici a palate.

L'album, autoprodotto e registrato nel corso di un solo mese nell'home studio del batterista Winston Chapman, inizia con Break You Down, perfetto incipit guidato da un intelligente uso di pedal steel che ricorda i primi Wilco. Poi parte Run It Through, il primo brano degli Hope Trust che ho ascoltato su MySpace, che subito mi ha conquistato e che non dovrebbe avere difficoltà ad "incastrare" tutti i fans dei Pernice Brothers. Joe Pernice, secondo il mio modesto ma nondimeno appassionato parere, è maestro nel coniugare struggenti melodie vocali e altrettanto struggenti tappeti sonori roots-folk. Bene, Kelly Upshaw ha scritto un brano che strapperà applausi (e lacrime) a chi di Overcome By Happiness (i Pernice Brothers meno strettamente pop e più legati alle radici degli Scud Mountain Boys) ha fatto la colonna sonora di tristi serate passate a guardare freddi tramonti autunnali. Whatever Suits You prosegue sulla medesima falsariga, con un roots pop contemplativo che mi ricorda un' altra grande band del Massachussets, tra l'altro autrice di uno dei migliori dischi alt.country del 2007, gli Haunt. Imperdibili sono poi brani come Ok, Alright, altro grande pezzo pop colorato di pedal steel che i fans del miglior Neil Finn divoreranno e Parting Shot ancorata a Pernice Brothers ed Easterly (immenso il loro album del 2003 pubblicato dalla Not Lame!) questa volta in veste decisamente più pop e un pò meno malinconica. Poi ci sono World Without End e la conclusiva Going Home, per definire le quali non mi dispiace riesumare un'espressione che mi è sempre piaciuta e che rende bene l'idea: esse sono infatti le classiche drinking songs, brani lenti e fortemente "sentiti", non certo spensierati, che in qualche modo fanno pensare, anche solo per attitudine, a quel grandissimo autore che è sempre stato Richard Buckner.

Non so che altro aggiungere, del resto credo che questa recensione abbia palesato quanto sia opportuno procurarsi una copia di The Incurable Want al più presto se preferite che la vostra musica sudista sia melodica e garbatamente triste. Che bel disco!

lunedì 21 gennaio 2008

Disco del Giorno 21-01-08: The Electric Crayon Set - What A Rotter Of A Day (2007; SoundHawk Records)

La settimana scorsa ho finito di postare le varie classifiche riguardanti il meglio del 2007. Chiaramente, però, sto continuando a scoprire nuovi dischi usciti lo scorso anno e molti di essi sono senz'altro meritevoli di essere qui recensiti (ed eventualmente di essere inseriti nelle charts di quest'anno...). La prima recensione del 2008 riguarda appunto un disco uscito la scorsa estate, What A rotter Of A Day dei finlandesi Electric Crayon Set.

La band proveniente dalla città di Pori, guidata dal cantante-chitarrista-compositore Timo Paakko, nasce nel 1999 e si presenta al pubblico l'anno successivo con il quarantacinque giri The Hardest Thing/Demons In Disguise, prodotto nientemeno che dalla Detour records, vale a dire la più importante etichetta mod Inglese. E non deve esserci stata cosa più fantastica per il combo Finnico, dato che la relazione tra gli Electric Crayon Set e l'Inghilterra ha radici musicali (e non) assolutamente profonde ed inscindibili. Infatti Timo Paakko, oltre ad essere un cultore pervicace del classico sixties sound Britannico, è prima di tutto un fan sfegatato del calcio Inglese. Tifosissimo del West Ham United, ha addirittura "colorato" la copertina dell'album oggetto di questa recensione di azzurro e amaranto, proprio i colori sociali degli Hammers! E come può suonare un album influenzato da Beatles, Jam e brit soccer? Risposta ovvia ma necessaria: assolutamente Inglese....

Il comunicato stampa inviatomi allegato al disco è tanto originale quanto esplicativo. Un non meglio precisato scrittore, ipoteticamente calato nella primavera dell'anno di grazia 1967, ci informa che nelle seguente estate sarà pubblicato l'album che cambierà la storia della musica, Sgt. Pepper dei Beatles. Inoltre, i giovani Pink Floyd sono da mesi in studio e chissà quali diavolerie avranno registrato e i Pretty Things non sono stati certo con le mani in mano. Il fantomatico autore aggiunge poi che questa Hall of Fame merita un'aggiunta, in quanto uno sconosciuto gruppo Finlandese sta per pubblicare il secondo disco, che si intitolerà What A Rotter Of A Day...Certo, i sogni aiutano a crederci e a vivere meglio, ma a un certo punto il momento di tornare nella realtà arriva, e se i sogni non sono supportati dai fatti c'è poco da fare. Fortunatamente non è questo il caso, perchè i "Crayons", con questo album, dimostrano di saper maneggiare il pop Inglese come pochi.

I fans di Beatles, Jam, Small Faces e degli XTC (band totalmente ignota, nella primavera del '67...) potrebbero aver trovato un nuovo grande gruppo da amare. Tuttavia, non vorrei che questa recensione finisse per timbrare Timo Paakko e soci conme un gruppo/plagio, poichè in definitiva, sebbene le influenze siano palesi, il loro sound è altamente fantasioso, divertente e -soprattutto- molto personale. E questo si capisce subito, fin dall'iniziale title-track, che attacca con una diabolica batteria effettata e acide chitarre in pieno feedback, transita per un'inquietante strofa basata su ritmiche ossessive, per poi sciogliersi in un ritornello melodioso e dal tiro micidiale. Il continuo accostarsi di trame oscure e psichedeliche ed improvvise melodie multicolore mi ricorda vagamente i migliori Pretty Things. Un grande brano d'apertura che però non esaurisce, ma anzi accende i momenti migliori del disco. Che si susseguono con una qualità e una sicurezza d'esecuzione invidiabili. Si riprende dalla traccia numero due: la coinvolgente Good Girl è ancora marcata dai tratti caratteristici che fanno di SF Sorrow uno dei miei dischi preferiti in assoluto. E non c'è tempo per annoiarsi, durante What A Rotter Of A Day, perchè quando ci si apetta un fisiologico momento di pausa ecco che parte Ketty Ruxpin, che io eleggerei singolone del disco, un grande numero mid-tempo con entusiasmante ritornello (e i cori da stadio in sottofondo...) che farà ballare per giorni i fans di Martin Newell....La parentesi acid folk progressivo dell' oscura Morning Of Magicians e il sitar che guida il folk psichedelico di Spacedust con le sue atmosferiche esoteriche fanno da ponte verso l'ingegnoso power pop della splendida Initiate. Black Prince contagerà i fans degli Xtc, mentre The Otherside è un altro highlight, una commovente ballata che aggiunge un elegante tocco di romanticismo al disco. L'ultimo terzo dell'album parte con il folk sottovoce di Angel Of Mons e prosegue con l'energetica Key To The Sacred Pattern, brano memore dei Jam se Paul Weller fosse stato un autore powerpop. Archduke Of Rain non so perchè ma mi ricorda il primo McCartney solista, diciamo quello dell'omonimo album del 1970, mentre la chiusura del disco è affidato a These Nights Are Supernatural, che in poco meno di tre minuti racchiude i classici armamentari della psichedelia Inglese d'annata, tra strofe insulse affogate in effetti sonori da grande magazzino e gloriosi cori di ritornelli sorretti da acidi soli di chitarra.

Se del pop psichedelico Inglese avete fatto una ragione di vita, l'acquisto di What A Rotter Of A Day è tra il consigliato e l'obbligatorio, mentre se detestate tutto ciò che è stato pubblicato prima del'70, statene bene alla larga. Se, infine, la vostra posizione non è così radicale e avete voglia di sentire qualcosa che navighi nel passato ma che sia originale, fresco e divertente, date agli Electric Crayon Set una possibilità. Con il supporto delle major del 1967, sarebbe anche potuto essere un piccolo successo discografico.

www.myspace.com/electriccrayonset

martedì 15 gennaio 2008

...2007 Hits!

Per completare il nostro viaggio tra le migliori cose pubblicate nel 2007, che cosa c'è di meglio di una bella chart che illustri i miei "singoli" brani preferiti? Volevo provare a fare una classifica vera e propria, ma se già per gli album è difficile, figuriamoci per le canzoni....Così ho deciso di segnalare -in rigoroso ordine alfabetico- quelli che secondo me sono stati i 50 migliori pezzi dell'anno appena trascorso.

Amprays - Levitate
Bc Camplight - Lord, I've Been On Fire
Ben Forrest Davis - I Don't Miss You
Broken West - On The Bubble
Coral - In The Rain
Coronet Blue - Waiting For My Baby
David Celia - Best Thing Ever
David Celia - Cactus
Deleted Waveform Gatherings - Seconds Of Your Time
Dropkick - Lobster
Eef Barzeley - Lose Big
Euros Childs - Over You
Farrah - Do You Ever Think Of Me
Fizzies - House In The Woods
Foreign Films - Clouds Above Radio Towers
Future Clouds And Radar - Hurricane Judy
Grand Atlantic - Beautiful Tragedy
Haunt - Poisoner
Hope Trust - Run It Through
Ideal Free Distribution - Saturday Drive
Ike Reilly Assassination - Valentine's Day In Juarez
Limbeck - Keeping Busy
Jeremy Fisher - American Girls
Johnny Monaco - I'll Take You As You Are
Josh Fields - Clock Keeps Ticking
Josh Ritter - Right Moves
Josh Ritter - To The Dogs Or Whoever
Kula Shaker - Fool That I Am
Kurt Hagardorn - International Travel
Makes Nice - Don't You Understand
Mandrew - Hotwax
Mitch Easter - Time Warping
Orchid Highway - Sofa Surfer Girl
Nines - Monotony's Song
Procession - Major And Minor
Procession - Living Alone
Red Button - Can't Stop Thinking About Her
Romantica - Queen Of Hearts
Satisfaction - So We'll Just Take The Night
Signal Hill Transmission - Cherry Is A Girl
Small Stars - Day Job
Smith And Hayes - Directions Are Inside
Star Spangles - Take Care Of Us
Stockton - Dreamworld
Tenniscourts - Girls Like This
Travis - Closer
Treasury - Memory Lane
Treasury - What's Forever
Voyces - Hair Up High
Zombies Of The Stratosphere - Barber Street

E' proprio vero, fare una selezione di canzoni è molto più difficile che farne una di dischi. Sicuramente ho dimenticato dei pezzi che preferisco a quelli effettivamente inseriti in questa "top 50". Inoltre, mi rammarico di aver dovuto scartare dei brani che sicuramente avrebbero meritato una menzione. Tuttavia, ho dovuto darmi un limite, altrimenti non sarei mai riuscito a terminare questa non-classifica...

sabato 12 gennaio 2008

Under The Tangerine Tree's Top 100 Albums Of 2007 (01/05)

01. David Celia - This Isn't Here

Tante volte è difficile, molto difficile scegliere il disco dell'anno. Tuttavia, durante quello appena conclusosi, poche volte ho avuto dei dubbi in proposito. Va bene, direte voi, ma This Isn't Here manca addirittura del requisito principale, cioè non è nemmeno un disco del 2007! Certo, la copertina dell'album presenta inequivocabilmente l'anno di pubblicazione"2006", ma è uscito talmente tardi che molti mail order come Amazon, Cd Baby e Cd Universe lo hanno etichettato come un "2007". Inoltre, come ormai sapete, i dischi prodotti oltre una certa data vengono presi in considerazione per le classifiche degli anni successivi, quindi....A parte le questioni di carattere organizzativo, è difficile aggiungere qualcosa rispetto a quanto già scritto nella recensione dello scorso Novembre. Giova solo enfatizzare per l'ennesima volta il magnifico, secondo lavoro di studio del cantautore di Toronto. Rispetto al precedente (ed eccellente) Organica, uscito nel 2002, questo This Isn't Here riguarda molto di più il versante Folk/Americana rispetto a quello puramente pop. In realtà, le radici cantautorali e Alt.country di questo gioiello di disco sono permeati da un concetto di forma-canzone che ne fa trascendere i contenuti stilistici, rendendo persino inutile associare questo o quel pezzo ad un determinato genere piuttosto che ad una determinata influenza. Volendo però sforzarsi, è persino ovvio dire che David Celia ha avuto come riferimento i classici della musica tradizionale Americana, ma li ha acconciati, smussati, stravolti e rivisitati, avvolgendoli in un telaio pop d'autore e creando, infine, dei gioielli senza tempo né età. Dei singoli brani abbiamo di recente detto e in questa sede voglio solo ricordarne qualcuno: Best Thing Ever è il miglior pezzo pop dell'anno, senza dubbio. Cactus, Infinity e Evidently True sono brani roots come dovrebbero essere scritti i brani roots nel nuovo millennio. La title track è un meraviglioso sogno jangle-pop di un minuto e mezzo che farebbe molto piacere a Roger McGuinn. Un acquisto imprescindibile.

02. Future Clouds And Radar - Future Clouds And Radar

Portiamo la mente indietro, non di molto, diciamo verso la metà dello scorso Marzo. Erano passati qualcosa come sei anni dall'uscita di The Big Picture, il terzo ed ultimo album dei Cotton Mather, il mio gruppo preferito di tutti gli anni Novanta. Da allora, Robert Harrison, il leader della band, aveva fatto perdere le sue tracce, anche perchè convalescente da un grave infortunio alla spina dorsale che lo ha costretto a letto per un paio d'anni. Salvo ritornare all'improvviso con una nuova creatura dal nome curioso e, soprattutto, un doppio (!) album d'esordio. Benchè in effetti tutto ciò, a parte qualche brano (la geniale Hurricane Judy vi dice qualcosa?), non c'entri molto con i lavori della sua storica band, la mole di materiale racchiusa nei due cd è comunque di livello eccelso. Qualcuno dice che se Harrison avesse scelto i brani migliori e li avesse assemblati in un unico disco probabilmente il tutto ne avrebbe giovato. Benissimo, quali pezzi escludere, però? In questo omonimo debutto, il grande autore di Austin attraversa -accompagnato da una dozzina di collaboratori sparsi - una non meglio precisata serie di generi musicali, prima dei quali (qualunque essi siano) ci sta bene il prefisso Art. Il primo disco raccoglie un'incredibile gamma ondivaga di pezzi assurdi e fantastici. Vi piacciono i Beatles? Ci sono! Preferite qualcosa di più roots? C'è! Siete nostalgici della psichedelia d'annata? In abbondanza! Siete dei fanatici di reggae e avete comprato per sbaglio FC&R? Niente paura, Harrison ha accontentato anche voi con una cover di Marley(!!!). Essenzialmente, il pregio di un disco che comunque, prima di tutto, è composto da brani sublimi, è che se qualche traccia vi sconforta c'è sempre la possibilità che quella successiva vi mandi fuori di testa, anche perchè potrebbe non avere niente a che fare con la precedente. Dite che manca coesione? Nient'affatto, perchè il tutto, benchè variegato, suona essenzialmente come può suonare un disco di Robert Harrison e il suo fantastico modo di cantare alla Lennon rende tutto più omogeneo di quanto si possa immaginare. Il secondo disco è leggermente più classico, più pop, con un singolone, Building Havana, che potrebbe sembrare paraculo ma che in realtà è uno dei brani dell'anno, senza storie. Se siete fanatici di Beatles, 13th Floor Elevators o Flaming Lips questo potrebbe essere il vostro disco. Se avete amato Harrison ancor prima di amare i Cotton Mather questo E' il vostro disco. Se, più semplicemente, amate la grande musica, non dovete lasciarvelo scappare. Per niente al mondo. Hey Robert Pollard, aggiornati perchè ti stanno lasciando indietro....


03. The Foreign Films - Distant Star

Insieme agli Orchid Highway e ai Treasury, la più grande sorpresa del 2007. Bill Majoros da Hamilton, Ontario, ha creato un album assolutamente favoloso. Majoros, al disco d'esordio, vanta un'esperienza di quindici anni come produttore e turnista, ma la sua strada, sentito questo Distant Star, è senz'altro quella del frontman. La sua voce è assimilabile a quelle di Lennon e Robert Harrison, ossia la mia tipologia di voce preferita e già questo è un bel punto a suo favore. Il suono, cinematico ed erudito, è quello di Revolver e di Kontiki, un pop dalle forti tinte psichedeliche che ha il fondamentale pregio di lasciare attoniti al primo ascolto. Ora, io l'anno scorso avrò ascoltato almeno trecento dischi, e solo i primi sei di questa classifica sono riusciti nell'impresa di farsi a-do-ra-re dal primissimo istante. Non ho trovato una traccia mediocre in Distant Star e il particolare è importante, dato che ce ne sono ben ventidue, raccolte in un doppio CD (i migliori Lennonologi in circolazione fanno solo album doppi, al giorno d'oggi?). Concordando con quanto scritto da Steve del favoloso blog Absolute Powerpop, anch'io penso che il modo migliore per gustare il disco d'esordio dei Foreign Films (gruppo in realtà "fittizio", dato che Majoros si occupa di tutto), anche se un pò retrò visto che viviamo nella generazione degli iPod, sia quello di ascoltarlo intero, dall'inizio alla fine, magari con l'ausilio di un buon paio di cuffie. Non che non ci siano pezzi che farebbero la loro bella figura anche all'interno di una compilation, ma questo disco è bello sentirlo così, tutto d'un fiato, prendendosi il giusto tempo per assaggiare i raffinati arrangiamenti orchestrali, gli affreschi di psichedelia pop, le ballate "sessantiste" e in generale la poliedricità elegante ed intelligente di un grandissimo autore. Volendo citare qualche pezzo in particolare, sebbene sia molto difficile, sottolinerei la psichedelia progressiva dell'apertura Remember To Forget, il revolver-pop di Another World Behind The Sun, la title track, con il suo incedere trippy, poi la stupenda Clouds Above The Radio Towers che farà innamorare i fans di Cotton Mather e Let's Active e Invisible Hearts, il brano più "rock", dove le chitarre si alzano senza nulla togliere alla melodia. Questo per quanto riguarda il CD1. Nel secondo "episodio", in generale meno psichedelico, più pop e di livello qualitativo identico al primo, sono gli alti fraseggi sixties pop di Polar Opposites e il magnifico sunshine pop di Cinema Lights e Too Good To Last a lasciare sconvolti. Ma ripeto, tutti e ventidue i pezzi sono spaziali e la raccomandazione non può che essere ovvia: datemi fiducia e ordinate questo disco immediatamente, sono pronto a rimborsare personalmente chi non si riterrà soddisfatto.

04. The Orchid Highway - The Orchid Highway

Una delle più grandiose sorprese dell'anno è stato il primo full-lenght di questo quartetto di Vancouver, uscito a ben dieci anni di distanza dall'Ep "Fourplay", che sino a pochi mesi fa rimaneva l'unico prodotto degli Orchid Highway. Trattasi di immenso britpop metà anni Sessanta virato in chiave (soft) psichedelica. Il suono, ora chiassoso (Pop That Girl), ora raffinatissimo (Let's Stay In Instead) funge da base per i fraseggi vocali dei fratelli MacDonald Rory e Jamie, autori di arrangiamenti che farebbero rimanere Brian Wilson quantomeno stupito. Qualcuno ha definito gli Orchid Highway come la versione di Vancouver degli Sloan, e se questo paragone ci sta per alcuni dei brani (Medicine Tree su tutti), bisogna ammettere che gli Orchid Highway hanno un suono molto personale. Sofa Surfer Girl, brano d'apertura, è una di quelle canzoni che meriterebbero di essere passate alla radio dieci o venti volte al giorno e, probabilmente, se fosse stata pubblicata alla fine degli anni novanta avrebbe ricevuto un ottimo airplay tra i Semisonic e Ben Folds. Se è vero come è vero che ogni grande disco powerpop dovrebbe avere almeno un grandissimo pezzo, di quelli che già al primo ascolto ti fanno saltare sulla sedia, allora gli Orchid Highway hanno fatto un grandissimo album! Mark Bignel di Radio Bandcouver, definendo il loro omonimo full-lenght "un capolavoro con pochi paragoni contemporanei" ha anche aggiunto "se non vi piace questo disco, dovete proprio odiare la musica...". Concordo in pieno!

05. Stockton - Euphonia

Per tutti gli orfani dei Cotton Mather il 2007 è stato un anno da ricordare per sempre. Oltre a Robert Harrison e Josh Graveline, tornati in pista con il mega-progetto Future Clouds & Radar, anche Whit Williams e Dana Myzer (rispettivamente chitarra solista e batteria ai tempi di Kontiki) hanno deciso di tornare a calcare le scene nell'unico modo che sanno fare: con un disco imperdibile. Gli Stockton dovevano essere un progetto "occasionale", formatosi unicamente per registrare un brano da inserire in una compilation, che invece si è trovato quasi inconsapevolmente a fare un disco vero, e che disco. Del resto la storia dei componenti parla chiaro e lascia pochissimo spazio a dubbi. Il terzo, oltre ai due ex Cotton Mather, è infatti niente meno che Ron Flynt, cioè il leader del leggendario combo powerpop 20/20. Come detto recensendo Euphonia su questo blog un paio di mesi fa, rispetto al disco dei FC&R l'attinenza al sound del gruppo di origine è molto più marcata, e la produzione senza troppi lustrini pure. Un fan come il sottoscritto si commuove di brutto ascoltando Free Drinks, un grande brano psych-pop che non sarebbe stato male su The Big Picture. I primi quattro pezzi del disco sono uno più fantastico dell'altro: oltre a Free Drinks ci sono My Foreign Legion (un titolo che più "Mather" non si può!), Pipe Dream Blues (classico rootsy-pop) e soprattutto Dreamworld, la perla del disco, powerpop saturo nella forma e Beatlesiano nella sostanza, con la chitarra di Williams che rimanda la memoria alle registrazioni "loop-tape" dei fab four ai tempi di Rain e Because. Il resto è un signor contorno, con cui decine di bands marcerebbero per anni ed anni. Ribadisco: se avete amato The Big Picture e adorate il pop nella sua essnza, quello che si presenta senza avvertire e vi si stampa sulla faccia, non leccato e prodotto il minimo, questo è il vostro disco dell'anno.

martedì 8 gennaio 2008

Under The Tangerine Tree's Top 100 Albums Of 2007 (6/10)

06. Deleted Waveform Gatherings - Complicated View

Oyvind Holm, ex leader dei Dipsomaniacs, uno dei più grandi gruppi Norvegesi degli anni '90, esce con un nuovo progetto che è una vera e propria bomba. Uscito nel 2006 tra i fiordi ma coperto da distribuzione internazionale solo dall'inizio di quest'anno, Complicated View è un gioiello di sintesi che racchiude in dodici fluorescenti episodi il meglio dei tardi Beatles e dei Cotton Mather (la voce di Holm è molto molto simile a quella di Robert Harrison). Sferzato da episodi parecchio trippy come Ramshackle Paranoid Song, l'album è essenzialmente un eccellente prodotto psych-pop che farà innamorare i seguaci di John Lennon e degli Small Faces con autentiche gemme quali Complicated View, Emily Barrat's Dead e soprattutto Seconds Of Your Time, una commovente fucilata "fuzzy pop" che si insedia facilmente tra le migliori canzoni dell'anno.




07. The Procession - Musique Magnifique

Woooaaah! Johnny Schraffler e J.Paul Zawacki sono un duo di Los Angeles che le major - se fossero le major degli sessanta - farebbero di tutto per avere. I pezzi dei Procession, soprattutto autentici stand-outs come il primo singolo Don't Let Go, Major And Minor e la clamorosa Living Alone, in un mondo migliore sarebbero classica materia da radio nelle ore di punta. Hanno le melodie un pò barocche dei Beach Boys, il tiro dei Weezer più scanzonati e, giusto per fare uno più uno, i fans dei Raspberries e dei Big Star (magari virati in salsa un pò più moderna) potrebbero aver trovato un gruppo maestoso da adorare per i prossimi cinque anni. Un grandioso debutto!




08. The Star Spangles - Dirty Bomb

Dirty Bomb è l'attesissimo secondo album dei Newyorkesi Star Spangles, dopo l'acclamato Bazooka uscito nel 2003 per la major Capitol. Ovviamente gli idioti che gestiscono la multinazionale Americana li hanno scaricati, forse perchè il VERO rock'n'roll non interessa. O non vende. Poco male, Dirty Bomb è un centinaio di volte migliore rispetto al predecessore e certamente più pop. Ogni pezzo, un potenziale singolo: Take Care Of Us, Tear It To Peaces, This Side Of The Sun, I'm On High e Tell Lies sono saette di rock'n'roll stradaiolo che resuscita il meglio del punk Americano più scanzonato alla Heartbreakers, il powerpop più potente dei Cheap Trick e il meglio delle melodie Ray Davies. Uno sballo.




09. Johnny Monaco - Overrated

Mai titolo di un disco fu meno appropriato. Infatti, in questo primo disco del frontman della leggendaria metal-glam band Enuff'Z'Nuff (!), di sopravvalutato non c'è un bel niente. Ovviamente le radici heavy non si cancellano con un colpo di spugna, ed infatti Overrated è chiassoso, saturo di chitarre e sintetizzatori portati all'eccesso, sopra le righe. Però è miracoloso per quanto è melodico e coeso. Il muro di chitarre dei Weezer o anche degli Ash, per dire, non fanno un baffo a quello costruito da Johnny Monaco; mentre le trascinanti melodie e i cori devastanti farebbero sorridere compiaciuti i migliori Cheap Trick (ancora loro...). Overrated? Manco per sogno.



10. The Red Button - She's About To Cross My Mind

Mike Ruekberg e Seth Swirsky erano già "noti" ed apprezzati artisti Losangelini. Ma dalla loro unione, battezzata con lo pseudonimo Red Button, è nato qualcosa che va molto al di la di quello che mi sarei aspettato ascoltando i rispettivi precedenti lavori. She's About To Cross My Mind è il miglior disco che i maniaci dei primi Beatles (fino ad Help! diciamo) hanno potuto ascoltare da un pò di tempo a questa parte. Le varie Cruel Girl, la title track e Ooh Girl sono gemme colme di armonie vocali, dodici corde e spasso merseybeat, ma sarebbe ingeneroso etichettarle come meri plagi. Anche perchè sono costruite con una qualità ed un'assenza di retorica tali che - se non fosse per la produzione un pelo troppo "pulita" - potrebbero benissimo essere scambiate per dei brani originali (delle b-sides, vabbè...) di Meet The Beatles o di Pete Ham!

Under The Tangerine Tree's Top 100 Albums Of 2007 (11/40)

La classifica inizia ad entrare nel vivo...Sono un pò in ritardo, ma tra domani e Venerdì posterò le prime dieci posizioni, che saranno accompagnate da un breve commento...

11. Mandrew - The Wonderful World Of Mandrew

12. The Peaces - Is, Are, Was, Were

13. Dropkick - Turning Circles

14. The Nines - Gran Jukle's Field

15. The Coral - Roots & Echoes

16. Jeremy Fisher - Goodbye Blue Monday

17. The Ike Reilly Assassination - We Belong To The Staggering Evening

18. The Broken West - I Can't Go On, I'll Go On

19. Smith And Hayes - Changed By A Song

20. Farrah - Cut Out And Keep

21. Haunt - As Blue As Your Dying Eyes

22. The Pearlfishers - Up With The Larks

23. Josh Ritter - The Historical Conquests Of Josh Ritter

24. The Tripwires - Makes You Look Around

25. The Fast Camels - The Magic Optician

26. Kula Shaker - Strangefolk

27. Romantica - America

28. Mark Norris And The Backpeddlers - Stranded Between Stations

29. Euros Childs - Miracle Inn

30. Travis - The Boy With No Name

31. Shake Some Action! - Shake Some Action!

32. Eef Barzelay - Eef Barzelay

33. Icecream Hands - The Good China

34. Wiretree - Bouldin

35. The Pillbugs - Buzz For Aldrin

36. Ben Forrest Davis - Roughs

37. The Green Pajamas - Narcotic Kisses

38. Doug Burr - On Promenade

39. The Avett Brothers - Emotionalism

40. Zombies Of The Stratosphere - The Well Mannered Look

lunedì 7 gennaio 2008

Under The Tangerine Tree's Top 100 Albums Of 2007 (41/70)

Ieri non sono riuscito a postare la seconda parte della classifica, che dunque slitta ad oggi. Stasera o al massimo domani arriverà anche la parte relativa alle posizioni 11/40....

41. Ocean Colour Scene - On The Leyline

42. Daniel Palmer - Home Sweet Home

43. Grand Atlantic - This Is Grand Atlantic

44. John Moremen - Vertical

45. P.Hux - Kiss The Monster

46. Ken Sharp - Sonic Crayons

47. The Well Wishers - How I Won The War

48. The Primary 5 - Go!

49. Adam Miner - Playing House

50. Favorita - Favorita

51. Hope Trust - The Incurable Want

52. Kurt Hagardorn - Ten Singles

53. Mitch Linker - Learn How To Love

54. The Fizzies - Contest Popularity

55. BC Camplight - Blink Of A Nihilist

56. The Krinkles - 3. The Mordorlorff Collection

57. Tenniscourts- Tenniscourts

58. Jackdaw 4 - Bipolar Diversions

59. Deadbeat Poets - Notes From The Underground

60. The Singles - Start Again

61. Additional Moog - Thirty Three And A Third

62. Seven Doors Hotel - Seven Doors Hotel

63. David Doll - Headsets For Jets

64. The Acb's - The Acb's

65. Martin Newell - A Summer Tamarind

66. The Stereotypes - 4

67. David Brookings - Obsessed

68. The Amprays - Low Sun Fire

69. Peachfuzz - Catch Your Snap

70. Jason Falkner - I'm Ok, You're Ok

sabato 5 gennaio 2008

Under The Tangerine Tree's Top 100 Albums Of 2007!!! (71/100)

Finalmente, dopo mesi e mesi di lavoro, ecco a voi la classifica dei 100 migliori dischi del 2007 secondo Under The Tangerine Tree!
Alcune note: la classifica non tiene conto di Ep, live, ristampe e comprende alcuni dischi usciti sul finire del 2006 poichè - essendo riuscito ad ascoltarli solo a 2007 inoltrato - non era possibile considerarli per i vari "Best Of" del loro anno d'uscita ufficiale.
Ho pensato di postare - tra oggi e Lunedì - trenta posizioni al giorno, per poi postare Martedi e Mercoledi le prime dieci, alle quali aggiungerò un breve commento.
Detto ciò siamo pronti, dunque partiamo...

71. Myracle Brah - Can You Hear The Myracle Brah

72. Airport Girl - Slow Light

73. Signal Hill Transmission - An Empty Space

74. Mitch Easter - Dynamico

75. Danny McDonald - Last Man's Tucker

76. The Makes Nice - This Time Tomorrow

77. The Voyces - Kissing Like It's Love

78. Green Peppers - Domino Mornings

79. Leigh Gregory - Rainy Season Never Ends

80. Buva - All This Humming

81. The Ditchflowers - Carried Away

82. Maple Mars - Beautiful Mess

83. Rick Altizer - Scripture Memory - Pop Symphonies

84. Brandon Wilde - Songs From The Big Sleep

85. 78 Saab - The Bells Line

86. Get Him Eat Him - Arms Down

87. Michael McDonald - Finally

88. Coronet Blue - Welcome To The Arms Of Forever

89. Marmalade Souls - In Stereo

90. Ideal Free Distribution - Ideal Free Distribution

91. The Small Stars - Tijuana Dream

92. Junebug - Fourth

93. Ben Lee - Ripe

94. Two Hours Traffic - Little Jabs

95. Terrene - The Indifferent Universe

96. The State Of Samuel - Here Come The Floods

97. Devlin Murphy - My First

98. Harlan - The Still Beat

99. The Janglemen - Tearjerker & 9 Others

100. Limbeck - Limbeck