Non sono mai riuscito a capire bene perchè gli anni 80 si prestino quasi esclusivamente ad interpretazioni ambigue. E'vero, sotto molti punti di vista gli eighties sono stati un fenomenale serbatoio di monnezza. Ma se si parla strettamente di musica, il discorso cambia. Voglio dire, i gruppi new wave dell'epoca in molti casi hanno mietuto successo e consensi più che giustificati. Il grosso problema è che troppa poca gente era a conoscenza di quanto succedeva negli scantinati di tutta America, sotto i primordiali McDonalds dove si accresceva l'inquietante fenomeno del paninarismo più edulcorato e superficiale. Lì, all'ombra di un mondo artistico che iniziava ad essere infame e votato più che altro ai soldoni del music biz, giovani congreghe senza alcuna speranza di agguantare il benché minimo successo si davano da fare e concretizzavano ciò che gente come Alex Chilton, Eric Carmen e Pete Ham aveva concepito dieci anni prima. Nasceva il powerpop consapevole di esserlo, anche se di "scena" vera e propria non si poteva parlare, vista la frammentazione estrema di cui era oggetto il fenomeno.
Il powerpop è sempre stato un genere di nicchia e, diciamocelo, anche un pò sfigato. In fondo, però, a noi che ne siamo cultori la cosa è sempre piaciuta e quando critichiamo i media di settore che non se lo filano lo facciamo quasi a bassa voce, perchè un pò siamo gelosi della nostra cultura e abbiamo una paura fottuta che qualcuno, intravvedendone le elevate potenzialità radiofoniche, ne abusi e, infine, rovini il nostro giocattolo. Forse è anche a causa (o grazie) a ragionamenti di questo tipo che il pop chitarristico è sempre rimasto nelle cantine e nelle camere da letto, in piccoli club e minuscole fanzines, con poche notabili eccezioni, nonostante tutto. Così è sempre una scoperta. Una gioia immensa. Un pozzo senza fondo. Tutti i giorni, volendo e studiando il giusto, si possono scoprire bands antiche mai sentite, in massima parte autrici di qualche singolo oppure di uno o forse due dischi, spesso stampati in pochissime copie e quasi sempre soggetti a vendite risibili. Il perchè non lo capirò mai, ma tant'è.
Per fortuna, a partire dalla metà degli anni '90, è sorto nella sparuta comunità powerpop il fenomeno delle compilations retrospettive, tutte intenzionate a dare nomi, volti ed ascolto a centinaia e centinaia di gruppi che definire minori sarebbe già un'esagerazione. Di grandi esempi ne abbiamo parecchi: i quattro volumi di Yellow Pills, giusto per citare la serie più "famosa". Oppure Poptopia, Bam Balam Explosion, Powerpearls e via dicendo. Oggi, dal profondo Nord, la sublime label svedese Sound Asleep, da quindici anni attiva nel supporto al migliore rock'n'roll melodico, ha messo assieme una mirabile raccolta di ventuno brani, contenenti alcuni geniali esempi dei vari frammenti che componevano il movimento powerpop nei meravigliosi anni 80. Il nome è azzeccato: Souvenirs, Little Gems Of Pop. Senza esagerare, di gemme qui ce ne sono a palate. Gruppi pop letteralmente enormi come Three Hour Tour, Choo Choo Train (i futuri Velvet Crush), Beatosonics, Jimmy Silva e i Pointed Sticks (presenti con l'inedita All My Clocks Stopped) si affiancano a personaggi meno conosciuti ma di grande talento come Hector, Flying Color, 2 Minutes 50 e a valorosi rappresentanti della scena post-mod dell'epoca come Manual Scan, Wishniaks e Leatherwoods in un festival che è pura essenza indie-powerpop anni 80 di primissimo livello.
Bisogna dire che Jerker Emanuelson (il titolare della Sound Asleep) ha fatto un grandissimo lavoro e che la selezione delle canzoni è sublime. Ad accrescere l'interesse concorre il fatto che parecchi brani siano tratti dai vinili originali conservando il suono caldo, l'emozione forte e la passione propria dell'epoca in cui furono incisi. Non approfittare di un'occasione del genere, quando ad un prezzo equivalente al costo di tre birre medie potete mettervi in casa una raccolta di questo tipo, sfiora il criminoso. Questi gruppi, questi grandi artisti dimenticati dalla storia, sono un piccolo manifesto di una scena fondamentale, un periodo d'oro che nel suo piccolo ha fatto scuola pur continuando a restare nascosto nella dolce penombra che alla fine un pò ci piace. L'interno del libretto contiene tanto di prefazione a cura di Bruce Brodeen della Not Lame, e qualcosa vorrà pur dire. Da ascoltare a volume sostenuto, magari in macchina cantando a squarciagola i ritornelli durante lo stop al semaforo mentre gli estranei, come consuetudine, vi guarderanno allibiti manco foste alieni. Il powerpop, che invenzione meravigliosa.