Ho gettato alle ortiche una famiglia, una fortuna e una moglie. Questo il vecchio, e vecchio sia detto con affetto, Chris. Una riflessione nient'affatto polemica ma piuttosto brutale, contenuta nella gelatina glam-a-billy di 1975, traccia iniziale per il nuovo lavoro di studio di Difford, autentica leggenda quando si parla di union jack in chiave pop. Un'opera nostalgica ma non lacrimosa. Diciamo un bilancio, scritto e presentato con la classe irripetibile di colui che fu il paroliere degli Squeeze, band che storicamente occupa un intero capitolo della nostra personalissima home made Bibbia sul powerpop. L'excursus doveva per forza cominciare in un quartiere della Londra meridionale, dove un gruppo di ragazzini formano una band spinti dal sogno del successo ed arrivano dietro all'angolo di Top of the Pops. Il resto, storia, è contenuto nell'enunciato che apre questa piccola recensione. Il fatto che poi Difford dica "non mi sto piangendo addosso, è stato comunque un viaggio fantastico", sia specificato a suo merito.
Cashmere If You Can è un disco bellissimo, per uomini soli davanti ad un bicchiere, per anime tormentate e cuori robusti. Un disco da penombra e da sigaretta della buonanotte e da autoradio notturna, magari non per tutti i gusti, ma tant'è. Un'opera tutta giocata su potenti riverberi emotivi, strutturata attorno a diversi stili sonori ma comunque sempre profondamente sincera e toccante. Il nocciolo della rete di sostegno alla forbita prosa di Difford è un variopinto schema da cantastorie, alla qual riuscita concorrono, con consueta perizia e lungimiranza registica, il fido Boo Hewerdine e, nientemeno, Leo Abrahams, quotato produttore che nel curriculum, tra gli altri, vanta Byrne, Eno e Barat. Per rendere un'idea che in ogni modo dovrebbe già essere sufficientemente chiara, andiamo a rileggere alcuni tra i titoli che compongono l'album: Like I Did, Back In The Day ("i'm still living my improbable dream"), Wrecked, Happy Once Again. Basta così? Possiamo trarre tutte le conclusioni del caso, direi. Chris Difford, con il tipico piglio di quello straordinario storyteller che è sempre stato, decide di riannodare i fili di una vita piena come poche e raccontarla a chi, forse un pizzico esagerando, avrebbe sempre sognato di vivere la sua. Ecco, il concetto sgorga naturale dalle parole, e dunque, non fosse chiaro, devo sottolineare che Cashmere If You Can è un disco per veri fans del personaggio, sia detto senza offendere nessuno.
Pensoso, raffinato e, come sempre, assolutamente geniale, proprio come ve lo sareste aspettato. Parafrasando l'autore intento a sottolineare il senso della meravigliosa Upgrade Me, diciamo che è una pena non poter starlo ad ascoltare per ore, talking cricket, drinking Stella, discussing women. Che poi forse di cricket non potrei parlare compiutamente, ma potrei sempre chiedere conto a Chris, tra le tante altre cose, di quella ragazza di Clapham.