Esistono pochi artisti contemporanei in grado di riuscire a scrivere grandi album spaziando tra diversi stili e generi mantenendo una coesione assoluta. Ultimamente il maestro in questo senso è stato Steve Eggers dei Nines. Una "dimostrazione di forza" l'ha poi data il magnifico Robert Harrison con i Future Clouds & Radar lo scorso anno, in un disco che spaziava tra il chiaro e lo scuro, l'elettronica e il guitar pop, l'inferno e il paradiso. In questo ristretto gruppo di poliedrici menestrelli è d'ora in poi d'obbligo inserire il Gallese (ma residente a Brighton) Matt Williams, il brigadiere.
Apparso sotto i radar lo scorso anno grazie all'album di debutto View From The Bath, che già lasciava intravedere potenzialità enormi, The Brigadier decide di bissare in tempi brevi, rilanciando alla grande con il secondo studio album della sua breve carriera, chiamato The Rise & Fall Of Responsibility. Che, come il precedente, è rigorosamente indipendente e registrato in casa ma, perbacco, sembra uscire da un megastudio e prodotto dal produttore di grido del momento, tanto il suono è ricco ed il feeling generale maestoso. Ma, come si diceva, The Rise & Fall Of Responsibility è soprattutto un grande contenitore di poemi dalle mille fogge e colori, che svaria con nonchalance dal pop di chitarra alla new wave, influenzato ora da Jeff Lynne, ora da Demon Albarn, poi da Bacharach, e il tutto giova alla fantasia e alla freschezza dell'album senza nuocere assolutamente all'amalgama.
Pronti via, si parte con Growing Up Is Hard To Do, che sin dal riffone iniziale di chitarra manifesta profondo amore e rispetto per i Blur. Il pezzo è un eccellente apripista britpop che conduce a When I Will Be With You?, soffice sogno dai marcati tratti tipici del folk d'oltremanica anni settanta. The Language Of Love, che culmina in uno sfarzoso ritornello dai mille strati melodici, è un numero che rimembra certa new wave d'annata e certe cose degli ELO, mentre Une Soiree, dopo un intro vagamente "americana", spinge un maestoso piano pop dalle tinte un bel pò debitrici di Burt Bacharach. Altri highlights immancabili sono: The Melancholy Days, dove Williams ribadisce il suo amore per la new wave anche un pò danzereccia e per i synth in primo piano; This Is Why, un divertente numero di retro-piano-pop anni settanta e What Can't Be Fixed, un brano acusticheggiante con armonie vocali perlopiù clamorose e (ancora) un pizzico di americana concentrata nel delizioso assolo di chitarra. Come non bastasse, The Box In The Back Of My Mind, me-ra-vi-glio-so estratto di jingle-jangle Rickenbacker-pop, che si tuffa nel finale in un'orgia psichedelica da leccarsi i baffi.
Intendiamoci sulla definizione di pop progressivo. Scartata quella che si riferisce alla tendenza musicale che nei seventies diede all'Italia uno dei rari momenti di gloria in campo internazionale, accogliamo quella che incorpora il pop evoluto e tutti quei dischi che, ubiqui e meticci, partendo dalla cellula madre della popular music spaziano nell'indefinibile universo creato dall'ingegno di un autore bizzarro e versatile. In questa seconda categoria Matt Williams, il brigadiere, rientra di pieno titolo. Quanti bei dischi propone, questo 2008. Credo sia necessario fare un ulteriore sforzo economico e inserire The Rise & Fall Of Responsibility nella lista della spesa.
E' un grandissimo. Anche un bravo amico e consulente sonoro :)
RispondiEliminaLo conosci? I due dischi che ha fatto sono davvero grandiosi...
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