martedì 15 marzo 2011

Disco del Giorno 15-02-11: The Secret Powers - What Every Rose-Grower Should Know (2011; autoprodotto)

Shmed Maynes è ormai un resident sulle pagine di Under The Tangerne Tree e, cosa più importante, un habitué delle classifiche di fine stagione. Due top ten in tre anni sono tanta roba, e siccome non sono il solo a pensarla così (per credere, pregasi di visionare le analoghe classifiche di David Bash e di Powerpopaholic), possiamo ragionevolmente affermare questo: i Secret Powers sono una tra le realtà più importanti della scena pop d’inizio millennio, senza storie.

Ne ha fatta di strada, Shmed, in tutti i sensi. Da Los Angeles, dove sulla carta d’identità, alla voce “occupazione o lavoro”, compariva la nota “chitarrista turnista per la band di Sky Saxon, quello dei Seeds”, a Missoula, Montana, in un cheto ambiente agreste dove pensare e registrare in proprio musica popolare contaminata da elementi di puro genio.

Tutto quello che un coltivatore di rose dovrebbe sapere”. Questo l’enigmatico titolo del quarto album di studio dei Secret Powers, che senza sorpresa scopriamo essere combriccola di pollici verdi. Un album dove però, per essere chiari, le evidenze superano di gran lunga gli enigmi. Solito discorso: pop progressivo all’ennesima potenza, dove un genietto che nel testamento di Jeff Lynne la farà da padrone, piazza un'altra raccolta di gioielli che verosimilmente troverà spazio tra i primi dieci, una volta che l’anno 2011 sarà terminato. L’inizio, come di consueto quando a prendere la parola è Maynes, è di quelli che inchiodano alla sedia. Godetevi la struttura di Generation Ship, e ditemi se non vi vengono in mente i grandi momenti musicati dall’Orchestra della Corrente Elettrica. E se gli ELO, o meglio, se la storia di Lynne è la guida da consultare nei momenti difficili, provate a sostenere che Shmed Maynes sia una persona monotona. Tarantula, traccia numero due, vero e proprio inno nazionale per gli aracnofobici come il sottoscritto, potrebbe far pensare, con un piccolo azzardo e un po’ d’immaginazione, ad un brano retroattivo firmato Nielsen/Zender ed interpretato dai Move.

La prima parte del disco è miracolosa, e la title track, con un testo preso pari pari da un libro di botanica, è il paradigma del pop progressivo (verrebbe da dire “progressista”) del terzo millennio. Candy, altra succosa prelibatezza, è un dolce e swingheggiante sunshine pop in battere, mentre I’ll Be Home è un piccolo omaggio, peraltro commovente, alla cultura western. La seconda parte dell’album, con cui comunque il 90% dei gruppi camperebbe per decenni, non è esattamente all’altezza della prima ma non mi lamenterei, sarebbe stato troppo. Detto questo, la parte debole di What Every Rose-Grower Should Know ospita quella che a parere di chi scrive è la migliore canzone dell’intero album. Queen Of Bizzarre è tutto quello che una pop song rivoluzionaria può essere. Di incarnazione in incarnazione, c’è tutto: hard pop extravaganza, certo, però con una linea melodica da canticchiare sotto la doccia dopo il primo ascolto.

Niente, difficile concludere, ma permettetemi: Se Maynes e soci non sbagliano un colpo, un motivo ci sarà. Oggi, i Secret Powers sono tra i tre/quattro gruppi apparteneti alla vera scena pop degli scantinati americani che siamo sicuri di tramandare ai posteri, quando una futura Not Lame si riferirà ad una band del 2025 dicendo “questi mi ricordano Shmed. Shmed Maynes”. Enciclopedici.

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