Ormai di casa da queste parti, i Corner
Laughers da Frisco tornano a trovarci a due anni di distanza da
Ultraviolet Garden, eccellente secondo album uscito già due anni fa.
Terzo lavoro complessivo per l'adorabile Karla Kane ed i suoi
compagni di ventura, che stavolta sono il marito Khoi Huynh al basso,
Charlie Crabtree dietro ai tamburi, KC Bowman alla chitarra a
parziale sostituzione di Angela Silletto, co-fondatrice del sodalizio
che, comunque presente in una manciata di brani, ha deciso di
abbandonare band e stato di residenza a metà delle registrazioni.
Poppy Seeds, rispetto ai precedenti episodi firmati Corner Laughers,
mantiene le incredibili caratteristiche adesive pur cambiando, seppur
leggerissimamente, modo di intendere il loro sublime concetto di
popular music.
Meno sfacciato dell'esordio Tomb Of Leopards e più
chiaramente pop rispetto all'americaneggiante Ultraviolet Garden,
questo nuovo lavoro sprinta con più convinzione su rettilinei
twee, come chiaramente si intende ascoltando Bells Of El Camino e
Sugar Skull, senza tuttavia tralasciare il classico Laughers' sound
alla Grasshopers Clock, dove Karla stende il proprio eccezionale
wordplay sulle consuete ed irresistibili melodie della casa. Per il
resto, ed il resto è veramente tanto, si segnalino il primordiale
midtempo anche un po' Cub di Rainy Day, l'approccio “fun fun fun”
di Transamerica Pyramid, la canzone d'amore dedicata alla natia Bay Area
ed al suo caratteristico Perfect Weather. Come ci si sarebbe potuto
aspettare, il contorno è raffinato dal talento che Karla esprime
ogni qual vota si trovi con un ukulele tra le mani, ma stavolta, per
non farsi mancare nulla, il sigillo lo mettono le clamorose
collaborazioni con l'ubiquo Allan Clapp, con il maestro psichedelico
Anton Barbeau e, non me ne vogliano gli altri, soprattutto con il
fenomeno Mike Viola, che duetta a piacimento nella cavalcata western
8:18.
In Poppy Seeds, i Corner Laughers regalano esattamente ciò che
ci si aspetta da loro: dodici gemme di pop intarsiato di twee ed
americana; arricchito da bizzarrie liriche che fanno molto XTC; una
voce che se non è un incrocio tra la miglior Kristy MacColl ed Amy
Rigby poco ci manca ed una capacità di trattenere l'ascoltatore in
una sorta di dolce trans agonistica per una mezzoretta di pura
delizia. Se ciò non vi basta, non so che dire. Nomination per la top
list di fine anno più che assicurata.
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