mercoledì 27 giugno 2012

Disco del Giorno 27-06-12: Jared Lekites - Star Map (2012; autoprodotto)


Come un qualsiasi Sisinnio Poddi, l'agricoltore sardo che negli anni settanta, arando come d' abitudine il proprio campo, trovò i Giganti di Monte Prama divenuti poi patrimonio UNESCO, noi di UTTT, con la stessa inconsapevolezza, grattando la superficie degli innumerevoli blog, giornali e siti musicali che quotidianamente visitiamo, di potenziale patrimonio dell'umanità powerpop ne abbiamo trovato uno bello serio. Lui si chiama Jared Lekites, viene dalla California meridionale e con Star Map, il primo lavoro lungo in catalogo, si installa con prepotenza in testa alla classifica dei rookie dell'anno, gettando un deciso guanto di sfida anche per quella che riguarderà la classifica generale.

Jared mastica pane e Brian Wilson da sempre e, per grazia ricevuta, scrive canzoni che sono ammantate di pura magia. Possiamo inserirlo nel novero degli eredi migliori del sommo poeta che incise Pet Sounds? Si, possiamo, decisamente. Non vi servirà molto per fidarvi del commento esaltato che state leggendo poiché, assicuro, un ascolto di Star Map sarà sufficiente a farvi rendere conto che il cavallo è di razza, ed il disco una gemma imperdibile.

Too Far Gone ha nella strofa una melodia che sembra uscita da Today!, ed il tremendo uptempo che ne scandisce le battute impone all'ascoltatore il tasto replay senza che nessuno possa opporre alcuna resistenza. La title track, sconcertante nel suo genio strutturale e nelle clamorose ed improvvise variazioni di tempo e clima, chiarisce come mai si stia parlando di eredità, ed inserisce senza dubbio il giovane signor Lekites tra i figli magari non ancora riconosciuti, ma certamente naturali, del capo dei Beach Boys. E anche quando imbraccia ritornelli acustici, forse soprattutto durante questi deliziosi momenti, Jared sciorina fiabe senza tempo per adolescenti e non, parafrasando la naturale sintesi delle "teenage symphonies to god", come Rainy Day e come la commovente For Lack Of A Better Heart, mia personale prediletta nell'intero disco.

Per concludere di citare il meglio di un lavoretto a dir poco delizioso, non tralascerei If You Ain't Lonely, il brano "diverso" di Star Map con le sue tempistiche che quasi quai sembrano ryhthm'n'blues, ed Along The Lines Of Love, per ora ballata dell'anno che riesce a crescere e ad intenerire per tutti e sei i minuti della sua durata. Il resto, a partire dall'ottima cover di Girl Don't Tell Me firmata indovinate voi da chi, è contorno con fiocchi e controfiocchi, roba con cui tanti autori comporrebbero i migliori albums delle proprie discografie, il tutto a rendere Star Map, per quando mi riguarda, il miglior album 2012 nella categoria "wilsonesque" e, forse, proprio il migliore in assoluto, al momento.

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lunedì 18 giugno 2012

Disco del Giorno 18-06-12: The Corner Laughers - Poppy Seeds (2012; Mystery Lawn)


Ormai di casa da queste parti, i Corner Laughers da Frisco tornano a trovarci a due anni di distanza da Ultraviolet Garden, eccellente secondo album uscito già due anni fa. Terzo lavoro complessivo per l'adorabile Karla Kane ed i suoi compagni di ventura, che stavolta sono il marito Khoi Huynh al basso, Charlie Crabtree dietro ai tamburi, KC Bowman alla chitarra a parziale sostituzione di Angela Silletto, co-fondatrice del sodalizio che, comunque presente in una manciata di brani, ha deciso di abbandonare band e stato di residenza a metà delle registrazioni. Poppy Seeds, rispetto ai precedenti episodi firmati Corner Laughers, mantiene le incredibili caratteristiche adesive pur cambiando, seppur leggerissimamente, modo di intendere il loro sublime concetto di popular music. 

Meno sfacciato dell'esordio Tomb Of Leopards e più chiaramente pop rispetto all'americaneggiante Ultraviolet Garden, questo nuovo lavoro sprinta con più convinzione su rettilinei twee, come chiaramente si intende ascoltando Bells Of El Camino e Sugar Skull, senza tuttavia tralasciare il classico Laughers' sound alla Grasshopers Clock, dove Karla stende il proprio eccezionale wordplay sulle consuete ed irresistibili melodie della casa. Per il resto, ed il resto è veramente tanto, si segnalino il primordiale midtempo anche un po' Cub di Rainy Day, l'approccio “fun fun fun” di Transamerica Pyramid, la canzone d'amore dedicata alla natia Bay Area ed al suo caratteristico Perfect Weather. Come ci si sarebbe potuto aspettare, il contorno è raffinato dal talento che Karla esprime ogni qual vota si trovi con un ukulele tra le mani, ma stavolta, per non farsi mancare nulla, il sigillo lo mettono le clamorose collaborazioni con l'ubiquo Allan Clapp, con il maestro psichedelico Anton Barbeau e, non me ne vogliano gli altri, soprattutto con il fenomeno Mike Viola, che duetta a piacimento nella cavalcata western 8:18

In Poppy Seeds, i Corner Laughers regalano esattamente ciò che ci si aspetta da loro: dodici gemme di pop intarsiato di twee ed americana; arricchito da bizzarrie liriche che fanno molto XTC; una voce che se non è un incrocio tra la miglior Kristy MacColl ed Amy Rigby poco ci manca ed una capacità di trattenere l'ascoltatore in una sorta di dolce trans agonistica per una mezzoretta di pura delizia. Se ciò non vi basta, non so che dire. Nomination per la top list di fine anno più che assicurata.

giovedì 7 giugno 2012

Disco del Giorno 07-06-12: artisti vari - The New Sell Out (2012; Futureman)


Dite pure quello che volete, tanto pressoché nulla riuscirà a scalfire la mia ferrea convinzione: Sell Out è il miglior album degli Who, punto e basta. Quel magico mix tra hits istantanee, stravaganti e magnetici segmenti psych-pop, acuti pensierini acustici e consueto strapotere radiofonico non aveva precedenti e non avrà successori nella pur clamorosa discografia del combo londinese. Sell Out voleva essere un tributo alle stazioni radiofoniche pirata in voga in quegli anni, e fu concepito come programma radio, per l'appunto, con tanto di jingles e stacchi pubblicitari che legavano un brano a quello successivo. E che jingles! Il tutto a comporre un'opera, perché di opera si tratta, assolutamente geniale.

Quasi dodici anni or sono, la Futurman records di Rick McBrien assemblava un clamoroso tributo a The Who Sell Out, ingaggiando per l'operazione un paio di dozzine di bands ed artisti scelti tra la créme della scena pop e powerpop. Il risultato, per qualche strana ragione, è rimasto a prendere polvere per molto tempo nei cassetti dei desideri dell'etichetta, e riesumato solamente qualche settimana fa. D'attendere ne è valsa la pena, senza alcun dubbio, poiché  The New Sell Out è uno dei migliori tribute albums mai usciti, e non sto scherzando.

Dall'apertura spaccaossa, Armenia City In The Sky firmata dai grandi Paranoid Lovesick, è un turbinio di canzoni ovviamente immense e reinterpretate nel miglior modo possibile. Il livello è sovrumano, e alcuni jingles rifatti in maniera inaspettatamente grandiosa e verosimile non fanno eccezione, ma dovendo citare almeno gli highlights non possiamo certo tralasciare il magnifico soft-psych di Our Love Was, graziosamente reinterpretato dagli Splitsville; la top 10 hit I Can See For Miles, in cui gli Shazam sembrano sentirsi davvero a proprio agio; la personale favorita Glittering Girl, ben restaurata dai Flashing Lights; le fillastrocche Medac, addirittura esaltata da un ispiratissimo Brendan Benson, e Silas Stingy, a cura degli Zumpano. Poi, il trattamento "west coast" riservato dai Cloud Eleven (con Rick Hromadka e Nelson Bragg in formazione) a Relax, la coda lisergica di Glow Girl affidata ai Vandalias e potremmo andare avanti.

Non lo faremo, perché il consiglio per l'acquisto sembra già convincente, o almeno lo spero. Sappiate che, purtroppo e per ora, The New Sell Out è disponibile solo in formato digitale ed in vendita per la popolarissima cifra di 7 dollari su Bandcamp (link qui sotto). Non abbiate dubbi, tuttavia, poiché è vero che ancora non so se le compilazioni troveranno posto nella classifica di fine anno, ma, qualora dovessero, un posto nella top 10 spetterà quasi certamente a questo paradisiaco tributo.

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domenica 3 giugno 2012

Singer-songwriter-sunday.

Due cantautori molto diversi tra loro per questa serena domenica di pioggia.


Young Hines - Give Me My Change (2012; Readymade Music) Prima uscita per la nuovissima casa discografica di Brendan Benson, un ascolto bisognava darglielo per forza: Brendan, con tutto quello che in questi anni ci ha regalato, se lo merita. Risultato? Domanda e risposta molto difficili. Diciamo che forse, per godersi appieno Give Me My Change, bisognerebbe essere fans fondamentalisti di quella scena mainstream rock'n'roll che tra Libertines, White Stripes e tutto ciò che c'è stato di mezzo ha tagliato in due i primissimi anni del nuovo millennio. Ciò che ne esce non è male, ed il talento non fa certo difetto ad Hines, anche se, tutto sommato, egli è padre del classico disco che sarebbe stato molto più appetibile se commercializzato in un'altra epoca storica. Infatti, tra un occhiolino volto a quella musa ispiratrice ed un chiaro omaggio a quel notabile simbolo radiofonico, l'autore riesce meglio laddove decide di giocarsela con personalità, ed i momenti più interessanti dell'album arrivano con Just Say No, vagamente profumata di 70's glam, e soprattutto con l'accoppiata No One Knows / Young Again, scheletriche ma soddisfacenti nel loro minimalismo blues. All in all, come direbbero gli anglosassoni, solo (o quasi) per maniaci del genere. (Official website | Bandcamp)

Adam McBride-Smith - Traveller's Moon (2012; Wild Honey) Altro centro pieno per la nostrana Wild Honey e per il suo ultimo acquisto, Adam McBride-Smith, giunto al secondo lavoro di studio dopo l'ottimo Good And Gone, pubblicato ormai quattro anni orsono.  Nato in Oklahoma da famiglia texana, cresciuto a New York ed infine stabilizzatosi a Parigi, Adam è il tipico esempio di cantastorie del sud; un giramondo legato mani e piedi alla propria terra d'origine ma tuttavia abilissimo nel fotografare viaggi, luoghi e persone; dotato di una particolare qualità che, specialmente in un genere come questo, tende a fare tutta la differenza del mondo: il signor Mcbride-Smith, signori, sa scrivere grandi canzoni, adornate da testi coltissimi, per giunta. Nel quartier generale di UTTT siamo sempre stati fans dell'alternative country fatto come si deve, e devo dire che quest'anno il panorama di settore era per ora piuttosto scarno. Ci pensa il buon Adam, che tra tiepide riflessioni acustiche e rare escursioni appena più poppeggianti, infila un paio di saltellanti girotondi dixie, battezzati Blue e Too Cool, davvero niente male. Il resto è tenera malinconia ed un duetto (You're Only One, con l'amica d'infanzia Marisa Frantz) da applauso sfrenato. (Official website | Bandcamp)