Il nuovo disco, che peraltro esce in contemporanea al nuovo Lemon Clocks di cui Jeremy è parte integrante e del quale vi renderemo conto nelle prossime settimane, è incentrato sul classico pop psichedelico a tinte lennoniane tipico dell'autore, ma il livello generale è quello dei tempi più ispirati. Le quindici tracce formano un nuovo compendio redatto dall'artista di Kalamazoo sull'essere felici, sul vivere la vita in modo positivo, sulle gioie della solidarietà sociale e insomma, sul sostegno tra esseri umani in generale. Soggetti che potrebbero sembrare banali, ma che in fondo in molti si rifiutano di affrontare, se addirittura non se ne vergognano.
Il suono è da subito quello che ci aspettiamo da un disco di Jeremy, già dall'apertura affidata alla Byrdsiana Everlasting Friend, pronta a calare l'ascoltatore nelle viscere della materia lirica e sonica. Won't Let You Down, Lay Your Burden Down e Feels Like A Dream sono piccoli spaccati di pop psichedelico non disdegnanti escursioni acide negli assoli, mentre piano - anche elettrico - e sintetizzatori dominano My Friend, ovattata nel suo soffice hippismo sessantottardo, e Life Is What You Make It.
Il clima, generalmente rilassato e delicatamente emotivo ancorché psichedelico, si surriscalda durante l'esecuzione di Heaven To Pay, segnata da un solo piuttosto impegnativo, ma torna subito docile e avvolgente nella title track - ballata alla Penny Lane che si giova di un perfetto arrangiamento per ottoni oltreché di un coinvolgente epilogo reiterato - e nella fatalista chiusura folk-psych This Is Our Destiny. Destino che non sappiamo cosa ci riserverà: una delle poche certezze è un prossimo, nuovo album di Jeremy. Di sicuro tra non molto tempo.
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