Duo dal New Jersey formato da Cyndi Dawson ed Henry Seiz, i Cynz calpestano i palchi da parecchio tempo, ma c'è voluta la lungimiranza dell'ottima Jem Records per dar loro il risalto che meritano. Personalmente ignoravo l'esistenza dell'ensemble, ma la figura di Cyndi Dawson mi era in qualche modo nota poiché la cantante, nel 2010, aveva dato alle stampe una bellissima raccolta di poesie intitolata "Outside Girl", in cui sviscerava i temi caldi e sofferti di un'esistenza vissuta al limite dentro e fuori la scena punk newyorchese negli anni '80. Temi che ritornano in qualche modo anche nel percorso di "Little Miss Lost"; ragazza perduta, in effetti, ma forse salvatasi in tempo dalla baraonda di eccessi, droghe, conoscenze pericolose e insomma da una generale condizione di perdurante impermanenza.
Aiutati nella stesura, nella produzione e nelle performance da alcuni noti mostri sacri del pop underground del nord-est USA come Michael Giblin (Cherry Twister, Parallax Prohect, Split Squad), Kurt Reil (Grip Weeds), Tommy Kristich (Jellybricks) e Jim Babjack (Smithereens), Dawson e Seiz portano a casa un disco scosso da una certa urgenza, in cui gli irremeabili istinti figli della conclamata storia gravitante attorno al mondo del punk rock sono però temperati da chitarre e arrangiamenti che richiamano abbastanza nettamente i suoni jangle diffusi sulla costa orientale americana di quarant'anni fa.
Si parte con Crowd-Haired Boys ed è subito power pop corpacciuto, ma già You Would Not Miss Me sposta le coordinate verso quello che sarà il centro nevralgico dell'album, un jangle pop di ispirazione ottanta in vari modi debitore di Let's Active, Feelies e Guadalcanal Diary che piacevolmente farà di tanto in tanto capolino durante i 37 minuti della corsa e in particolare nelle riuscite When We Were In Love e The Only One, quest'ultima anche ben ornata da un inaspettato sitar. Non troppo dissimile ma ancora più melodica grazie alle parti vocali stratificate e all'orgogliosa Rickenbacker dominante è la byrdsiana Break Me, e nel suo essere spumeggiante Narrow Hips può ricordare certe produzioni power pop australiane degli eighities alla Someloves.
Un paio di episodi leggermente tamarri come la title track e Fall Away forse non rendono troppo giustizia agli autori, ma Just a Boy ostenta un singalong ragguardevole e la scelta delle cover - Tell That Girl To Shut Up di Holly & The Italians e Room Without a View degli Smithereens, con tanto di chitarra solista affidata proprio Jim Babjsck - ci rassicura confermando che sì, ancora una volta siamo approdati in un porto sicuro.
Nessun commento:
Posta un commento