E' buffo, molto buffo. E' quasi Natale e sono attorniato da prati e montagne innevate, mentre fuori dalla finestra basse e cupissime nuvole scaricano una leggera ed insistente pioggerella filtrata dalle luminarie e dai jingle-bells della festa. Ma io penso al Texas. Nella sua accezione più classica. Sole. Caldo. Distese sconfinate di nulla. Oppure improvvise metropoli, che mai dimenticano la propria collocazione geografica all'interno di un territorio strano, ampio, di frontiera. Dove anche i suoni più evoluti e progressisti sempre devono fare i conti con una tradizione antica, forte, che segue il trascorrere degli anni come un'ombra e tuttavia non opprime, capace com'è di adattarsi al presente e, ne siamo sicuri, al futuro. Ed è vero, di gruppi che si cibano di tradizione ne escono ancora a frotte, ancora oggi, da tutti gli angoli degli States e soprattutto qui, nella culla della musica americana per come noi oggi la intendiamo. Ma ci sono sodalizi che nonostante tutto fuoriescono dalla massa con dischi assolutamente degni di nota. Uno di questi è Good Enough For You, album primogenito dei Fate Lions.
Ecco, adesso vi aspetterete che i Fate Lions siano un gruppo country. E invece no. Perchè i suoni delle radici fanno parte del bagaglio culturale della band, ma non ne dominano il suono. Sono radici nascoste eppure, irrimediabilmente, influenzano un album che poi in sostanza è indie rock. La produzione è opera di Salim Nourallah e ogni tanto, in effetti, sembra di sentire l'eco di alcuni suoi dischi, anche se bisogna dire che i Fate Lions sono fautori di un sound decisamente più dinamico. Inoltre, anche se non sempre è obbligatorio esagerare con i riferimenti materiali, mi sento di citare un album recente che, se qualcuno lo ricordasse, potrebbe essere di buon esempio: era il 2006 e in molti - io per primo - etichettavamo This Car Is Big, il primo disco dei Molenes, come uno dei migliori lavori di americana pura degli ultimi anni. Qualora non aveste idea di che cosa stia parlando, sappiate comunque che i riferimenti che facevano grande quel disco sono qui presenti in forze.
Per essere chiari, brani come Seen It All, Shining Places, la meravigliosa ed evocativa The Queen Himself, ma soprattutto come All You Do Is Crazy e Hard Swallow sono colpi clamorosamente riusciti di indie rock filtrato da contaminazioni rurali, dove le centrifughe liriche e musicali che fanno tanto Wilco e Son Volt sono accompagnate dal carattere forte dei mitici Say Zu Zu. Ma, lo dicevamo prima, la forza di questo disco consiste nella complessa storia che ognuna delle tracce presenti porta dietro di se. Una storia lunga oltre quarant'anni di musica a stelle e strisce. Un percorso capace di unire le concezioni soniche dei progenitori ed associarle con estrema naturalezza alla rivoluzione indie anni '80 e primi '90. Così un brano come Astronaut ricorda i REM degli esordi e The Girls Are Alright è imperniata su girotondi simil-jangle molto Teenage Fanclub, mentre la sublime Calendar Girls porta subito alla mente i migliori Lemonheads, senza scherzi. Good Enough for You? Si, direi proprio di si.