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domenica 18 febbraio 2024

2023, quello che ci siamo persi in diretta, piccolo riassunto in ritardo.

Stiamo strenuamente tentando di difenderci dall'irresistibile tentazione di non mantenere le promesse e dunque riproviamoci, a tenere il blog aggiornato: anche se ormai è primavera, ci sono rimasti nello scantinato quattro dischi 2023 di cui vorremmo parlarvi in breve, ancorché in sommo ritardo. L'idea sarebbe stata quella di scrivere pezzi singoli per ogni disco, ma nel frattempo le novità si stanno affastellando sulla scrivania e dunque bando alle ciance, essendo comunque la scusa classica sempre disponibile pronto uso: la musica non ha tempo, vabbè.

Cupid's Carnival "Rainbow Child"

Terzo disco per la band inglese dedita alla restaurazione filologica dell'epopea dei Fab Four. I Cupid's Carnival negli anni sono diventati beniamini tra gli appassionati di sixties pop, e a buona ragione. Addirittura pubblicati dalla Sony in Giappone, dove sono delle star minori, con tanto di colonnina dedicata nelle Fnac dei maggiori centri cittadini. "Rainbow Child" è un'opera scritta da appassionati per appassionati, e se già i precedenti "Everything Is Love" e "Color-Blind" rivelavano una certa competenza nell'approccio all'intero spettro musicale beatlesiano, le canzoni che popolano il nuovo album sono addirittura meglio riuscite, qualunque aspetto della british invasion prendano come spunto direzionale. Tanto quello d'estetica hippie e caleidoscopica della lennoniana Flower-Power Revolution, quanto quello dell'era "Help!"- "Rubber Soul" di cui sono certamente debitrici la ballata You're So Cool, l'acustica Thinking About You Girl e la splendidamente melodica Every Single Day. Miss You So Much, imporporata da sitar e slide guitar, aggiunge il necessario quid George Harrison al lotto, mentre Everything You Do è imperniata sul miglior jangle post-sixties rintracciabile su piazza. Chitarre Gretsch e Rickenbacker, basso Hofner, tamburi Ludwig. Sapete a cosa andate incontro. Sony Music Japan | Kool Kat

Angel Face "Angel Face"

Cambiamo decisamente registro, mantenendo decisamente alto il livello di entusiasmo. Angel Face è la nuova band messa insieme da Fink dei leggendari Teengenerate (ma anche di Raydios e Firestarter), in compagnia di Toyozo (Fadeaways), della signora Rayco e di tal Hercules, cantante dallo pseudonimo opinabile ma abrasivo il giusto al microfono. L'omonimo disco di debutto è decisamente imperniato su schiette sonorità punk settantasettine, per la verità non prive di una commendevole vena melodica per quanto sempre deviante verso il rauco. Dieci rapidi brani per una ventina di minuti scarsi d'ascolto e un irrefrenabile concentrato di power pop '79 suonato con ferocia punk un po' ovunque; Dictators in speed nelle entusiasmanti Bad Feeling e Big City; Stiv Bators con i pezzi del periodo caschetto e Rickenbacker suonati però all'epoca dei Dead Boys; ferraglia arrugginita eppure, o forse proprio per questo, irrimediabilmente irresistibile (un ascolto a Bring Me Back, conviene) e persino una spruzzata di doo wop al cianuro nell'esilarante I Can't Stop. Amore incondizionato. Slovenly Recordings | Bandcamp

The James Clark Institute "Under The Lampshade"

Da Toronto, Ontario, un album di quelli di una volta, come recita il press kit a più riprese replicato da agenzie di stampa e recensori vari: "Un disco fatto seguendo i comandamenti. Registrato in studio, con una band che suona dopo aver provato per mesi i pezzi. Con un ingegnere del suono di qualità e un grafico che sa il fatto suo. Taglio da tot papabili canzoni alle dieci elette che finiranno sui canonici 150 grammi di plastica nera. Copertina gatefold. Decine e decine di date per promuovere il tutto". Un lavoro laborioso e raffinato, che merita il secondo, il terzo e il quarto ascolto. Non così immediato, "Under The Lampshade" è un disco che "cresce addosso", se mi è consentito mutuare il tragico gergo dei giornalisti musicali. Tra numeri sixties pop guidati da inattaccabili organetti, ballate che tradiscono antichi dottorati in materia e momenti sinceramente trascinanti come la splendida e meravigliosamente intitolata Waiting On The Waitress, James Clark all'istituto fa la figura del secchione. Certi arrangiamenti vocali di stampo un po' soul sparsi in un paio di curve non sono per tutti ma tutti dovrebbero dar loro una chance. Altrimenti, assaporata una coltre di archi qua, un'indomita farfisa là, si può tornare alla casa madre, quella di Tom Petty e dei REM di "Fables Of The Reconstruction", che poi è la casa di tutti. Il nome scritto sul citofono è Black Licorice, Red Lips, stella di un disco che ha ottenuto tutta l'attenzione che meritava dai suoi stessi autori. Non vedo perché non dovremmo accordargliela anche noi. Official Website | Bandcamp

No Tears "Heart Shaped Eyes"

Uno degli highlight del mio 2023 è stato senza ombra di dubbio il concerto dei Velvet Crush a cui ho avuto l'onore di assistere nel corso dello straconsigliato Caravaca powerpop festival. Il leggendario gruppo di Paul Chastain e Rick Mench nell'occasione del breve tour in Spagna festeggiava i trent'anni del capolavoro "Teenage Symphonies To God", recentemente ristampato. Quest'introduzione per dire cosa? Che Christoffer Karlsson, nome di battesimo del tizio che in solitaria si cela dietro lo pseudonimo No Tears, ha scritto un disco che definiremmo "teenage rock'n'roll to God". O forse sarebbe meglio dire "teenage glam-pop to God". Fate voi. Ma non solo per questo, no. Strepitose perle di entusiasmo para-teenageriale come I Wanna Be With You (Tonight) - titolo sintomatico, capirete - e Broken Mirror, splendidamente arrangiate con tastierine Casio appropriate ancorché fuori tempo, ricordano molto da vicino le rare e geniali pubblicazioni dei Choo Choo Train, guarda caso la band che Chastain e Mench misero in piedi negli anni '80 prima di traslocare da Chicago al Rhode Island. Dreaming, Get Away e il potenziale, irresistibile singolo On 45 sono irrinunciabili spaccati garage pop non distanti nell'approccio dai lavori degli amati e misconosciuti Blips e persino - almeno nei momenti più melodici, e si prenda l'affermazione con le pinze - degli eroi nostrani Bee Bee Sea, se il loro retroterra culturale, nettamente punk, fosse contaminato da lunghe settimane passate ad ascoltare Quick, Milk'n'Cookies e Nick Gilder. Il disco, uscito lo scorso anno solo in formato digitale, è stato appena stampato in vinile, e in un certo senso potrebbe essere considerato eleggibile per le classifiche del 2024. Facezie burocratiche a parte, Christoffer Karlsson è uno degli "hot childs in the city", sperando apprezziate la citazione. Luftslott Records | Bandcamp


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