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giovedì 29 febbraio 2024

Radio Tangerine gennaio/febbraio 2024

 


In teoria avrei pensato di pubblicare una playlist con il meglio ascoltato negli ultimi trenta giorni circa alla fine di ogni mese, con pezzi in massima parte tratti da dischi recensiti sul blog. La realtà dice invece che sono subito partito con il piede sbagliato, e dunque la prima raccolta del 2024 è bimestrale, con la speranza di collocare le prossime a cadenza mensile. Questa riguarda le cose migliori finite sotto al radar di UTTT tra gennaio e febbraio di quest'anno. Fatene buon uso.

venerdì 23 febbraio 2024

The Maureens "Everyone Smiles"


Finalmente, a primavera de facto, cominciamo a parlare dei dischi in via d'uscita quest'anno.

Ho fatto per la prima volta conoscenza con gli olandesi Maureens nel corso dell'International Pop Overhtrow 2015 a Liverpool, dove Hendrik-Jan de Wolff e sodali si esibirono in un paio di show che mi lasciarono senza parole. Comprai il disco. La band mi vide mentre mi aggiravo per il Cavern Club con in mano il loro album di debutto. I ragazzi si davano di gomito lanciandomi sguardi tra il riconoscente e l'esterrefatto, come se ritenessero perlomeno bizzarro che qualcuno volesse mettersi in casa la loro opera prima. Ciò che mi colpì del gruppo in quell'occasione, oltre all'evidentissima capacità compositiva, furono i detonanti impasti armonici creati dagli intrecci delle loro voci. Qualcosa che non si ascolta proprio tutti i giorni.

Da quella trasferta sono passati quasi dieci album e altri tre dischi: "Everyone Smiles" è l'ultimo, pubblicato un mesetto fa a cinque anni di distanza dal precedente "Something In The Air". I Maureens centellinano, ma qualità e caratteristiche sono una gradevole costante. Il gioco, vincente, è quello di sempre: pop vocale di categoria superiore lucidato da armonie multistrato e da chitarre che in linea di massima tenderebbero al jangle, ora inclini a sfolgoranti escursioni verso il sole delle coste californiane, ora prodighe di richiami al retroterra folk e americana dei Jayhawks più melodici.

 

Il trittico iniziale formato da Stand Up!, Lost and Found e Sunday Driver fiorisce chiaramente in un microclima jangle pop, ma laddove la prima si dirama persino in rigoli che sanno di post brit pop dilatato alla Out Of My Hair, e la seconda vola su ritmi più alti di stampo indie pop, la terza occhieggia al PaulMcCartney periodo Rubber Soul. I Beatles, ma toh, nello specifico quelli più gentilmente dilavati da soffici chitarre acustiche, reggono le trame di Do You, Motherless Bird, Start Again e Only Child, mentre la carta classica della casa ispirata al sixties sunshine pop più tiepido propone piatti di gran pregio come Fell In Love, Alison e High & Dry In The Backseat, che lasciano percepire sintomatici umori Byrds, Left Banke e Billy Nichols.

Fuori dai sottoinsiemi, che sempre lasciano il tempo che trovano, si collocano Rainy Day, eccezionale spaccato di popicana tra Jayhawks e Long Ryders, e soprattutto il pezzo favorito della collezione: Warning Sign è né più né meno una luminescente gemma di power pop armonico che una volta sarebbe finita sulla classica cassettina, mentre oggi, essendo nostro malgrado cambiati i tempi, è destinata a essere pubblicata sul prossimo volume di Radio Tangerine. Per il resto, se gli intrecci vocali di lusso sono tutto quello che cercate, "Everyone Smiles" offre discreti spunti per godervela. Produce Frans Hagenaars, quello che ha messo l'oliva nel Martini in svariati dischi di leggende olandesi quali Daryll-Ann e Johan (a proposito di questi ultimi, aspettatevi novità a breve).

Meritorio Records | Bandcamp

domenica 18 febbraio 2024

2023, quello che ci siamo persi in diretta, piccolo riassunto in ritardo.

Stiamo strenuamente tentando di difenderci dall'irresistibile tentazione di non mantenere le promesse e dunque riproviamoci, a tenere il blog aggiornato: anche se ormai è primavera, ci sono rimasti nello scantinato quattro dischi 2023 di cui vorremmo parlarvi in breve, ancorché in sommo ritardo. L'idea sarebbe stata quella di scrivere pezzi singoli per ogni disco, ma nel frattempo le novità si stanno affastellando sulla scrivania e dunque bando alle ciance, essendo comunque la scusa classica sempre disponibile pronto uso: la musica non ha tempo, vabbè.

Cupid's Carnival "Rainbow Child"

Terzo disco per la band inglese dedita alla restaurazione filologica dell'epopea dei Fab Four. I Cupid's Carnival negli anni sono diventati beniamini tra gli appassionati di sixties pop, e a buona ragione. Addirittura pubblicati dalla Sony in Giappone, dove sono delle star minori, con tanto di colonnina dedicata nelle Fnac dei maggiori centri cittadini. "Rainbow Child" è un'opera scritta da appassionati per appassionati, e se già i precedenti "Everything Is Love" e "Color-Blind" rivelavano una certa competenza nell'approccio all'intero spettro musicale beatlesiano, le canzoni che popolano il nuovo album sono addirittura meglio riuscite, qualunque aspetto della british invasion prendano come spunto direzionale. Tanto quello d'estetica hippie e caleidoscopica della lennoniana Flower-Power Revolution, quanto quello dell'era "Help!"- "Rubber Soul" di cui sono certamente debitrici la ballata You're So Cool, l'acustica Thinking About You Girl e la splendidamente melodica Every Single Day. Miss You So Much, imporporata da sitar e slide guitar, aggiunge il necessario quid George Harrison al lotto, mentre Everything You Do è imperniata sul miglior jangle post-sixties rintracciabile su piazza. Chitarre Gretsch e Rickenbacker, basso Hofner, tamburi Ludwig. Sapete a cosa andate incontro. Sony Music Japan | Kool Kat

Angel Face "Angel Face"

Cambiamo decisamente registro, mantenendo decisamente alto il livello di entusiasmo. Angel Face è la nuova band messa insieme da Fink dei leggendari Teengenerate (ma anche di Raydios e Firestarter), in compagnia di Toyozo (Fadeaways), della signora Rayco e di tal Hercules, cantante dallo pseudonimo opinabile ma abrasivo il giusto al microfono. L'omonimo disco di debutto è decisamente imperniato su schiette sonorità punk settantasettine, per la verità non prive di una commendevole vena melodica per quanto sempre deviante verso il rauco. Dieci rapidi brani per una ventina di minuti scarsi d'ascolto e un irrefrenabile concentrato di power pop '79 suonato con ferocia punk un po' ovunque; Dictators in speed nelle entusiasmanti Bad Feeling e Big City; Stiv Bators con i pezzi del periodo caschetto e Rickenbacker suonati però all'epoca dei Dead Boys; ferraglia arrugginita eppure, o forse proprio per questo, irrimediabilmente irresistibile (un ascolto a Bring Me Back, conviene) e persino una spruzzata di doo wop al cianuro nell'esilarante I Can't Stop. Amore incondizionato. Slovenly Recordings | Bandcamp

The James Clark Institute "Under The Lampshade"

Da Toronto, Ontario, un album di quelli di una volta, come recita il press kit a più riprese replicato da agenzie di stampa e recensori vari: "Un disco fatto seguendo i comandamenti. Registrato in studio, con una band che suona dopo aver provato per mesi i pezzi. Con un ingegnere del suono di qualità e un grafico che sa il fatto suo. Taglio da tot papabili canzoni alle dieci elette che finiranno sui canonici 150 grammi di plastica nera. Copertina gatefold. Decine e decine di date per promuovere il tutto". Un lavoro laborioso e raffinato, che merita il secondo, il terzo e il quarto ascolto. Non così immediato, "Under The Lampshade" è un disco che "cresce addosso", se mi è consentito mutuare il tragico gergo dei giornalisti musicali. Tra numeri sixties pop guidati da inattaccabili organetti, ballate che tradiscono antichi dottorati in materia e momenti sinceramente trascinanti come la splendida e meravigliosamente intitolata Waiting On The Waitress, James Clark all'istituto fa la figura del secchione. Certi arrangiamenti vocali di stampo un po' soul sparsi in un paio di curve non sono per tutti ma tutti dovrebbero dar loro una chance. Altrimenti, assaporata una coltre di archi qua, un'indomita farfisa là, si può tornare alla casa madre, quella di Tom Petty e dei REM di "Fables Of The Reconstruction", che poi è la casa di tutti. Il nome scritto sul citofono è Black Licorice, Red Lips, stella di un disco che ha ottenuto tutta l'attenzione che meritava dai suoi stessi autori. Non vedo perché non dovremmo accordargliela anche noi. Official Website | Bandcamp

No Tears "Heart Shaped Eyes"

Uno degli highlight del mio 2023 è stato senza ombra di dubbio il concerto dei Velvet Crush a cui ho avuto l'onore di assistere nel corso dello straconsigliato Caravaca powerpop festival. Il leggendario gruppo di Paul Chastain e Rick Mench nell'occasione del breve tour in Spagna festeggiava i trent'anni del capolavoro "Teenage Symphonies To God", recentemente ristampato. Quest'introduzione per dire cosa? Che Christoffer Karlsson, nome di battesimo del tizio che in solitaria si cela dietro lo pseudonimo No Tears, ha scritto un disco che definiremmo "teenage rock'n'roll to God". O forse sarebbe meglio dire "teenage glam-pop to God". Fate voi. Ma non solo per questo, no. Strepitose perle di entusiasmo para-teenageriale come I Wanna Be With You (Tonight) - titolo sintomatico, capirete - e Broken Mirror, splendidamente arrangiate con tastierine Casio appropriate ancorché fuori tempo, ricordano molto da vicino le rare e geniali pubblicazioni dei Choo Choo Train, guarda caso la band che Chastain e Mench misero in piedi negli anni '80 prima di traslocare da Chicago al Rhode Island. Dreaming, Get Away e il potenziale, irresistibile singolo On 45 sono irrinunciabili spaccati garage pop non distanti nell'approccio dai lavori degli amati e misconosciuti Blips e persino - almeno nei momenti più melodici, e si prenda l'affermazione con le pinze - degli eroi nostrani Bee Bee Sea, se il loro retroterra culturale, nettamente punk, fosse contaminato da lunghe settimane passate ad ascoltare Quick, Milk'n'Cookies e Nick Gilder. Il disco, uscito lo scorso anno solo in formato digitale, è stato appena stampato in vinile, e in un certo senso potrebbe essere considerato eleggibile per le classifiche del 2024. Facezie burocratiche a parte, Christoffer Karlsson è uno degli "hot childs in the city", sperando apprezziate la citazione. Luftslott Records | Bandcamp