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martedì 20 gennaio 2009

e.p. del Giorno 20-01-09: David Kitchen - Underground (2008; autoprodotto)

Innanzitutto, un' informazione di servizio: è arrivato il deadline-time, dunque tutti i dischi che riceverò da oggi in avanti non verranno presi in considerazione per le classifiche sui migliori album ed e.p. del 2008. E' una decisione difficile che però prima o poi andava presa. Dunque, mi serve ancora circa una settimana per finire di "analizzare" alcuni dischi e poi finalmente si partirà. Nel frattempo, grazie per la pazienza.

Senza dilungarmi oltre con spiegazioni che probabilmente non interessano a nessuno, presentiamo un extended play che di sicuro troverà spazio nell'apposito best of. Stiamo parlando di David Kitchen il quale, dopo gli Strand (recensiti lo scorso mese di Ottobre), è il secondo artista proveniente da Alexandria (Virginia settentrionale) che abbiamo il piacere di ospitare sul nostro blog. Ovviamente Underground è un dischetto molto più che solido, la cui brevissima durata non toglie nulla ad un lavoro fresco e raffinato, che promette molto bene in prospettiva long playing.

David definisce la sua musica in questo modo: "post modern melodic guitar pop". Beh, Underground di certo appartiene alla galassia del guitar pop melodico, quello è poco ma è sicuro, ma perchè "post modern"? Studiandolo un pò si potrebbe evincere che il post-moderno, nella musica di Kitchen, stia nell'intersezione tra classico pop chitarristico e suoni vagamamente jazzy per cui l'autore sembra nutrire una forte passione. In effetti, ciò considerato, i cinque brani se non proprio post moderni risultano innovativi e senza ombra di dubbio ingegnosi.

E' la title-track ad aprire le danze, un fantastico numero upbeat che ricorda qua e là Blur, Nick Lowe, Counting Crows (e, parlando di Counting Crows, mi sento di stra-consigliare il disco a chi avesse apprezzato il meraviglioso album dei britannici Alphaspin trattato su questo blog lo scorso mese di Giugno). Il brano, una chicca imperdibile che finirà immediatamente su una delle mie compilation da macchina, pone in risalto il caratteristico stile di canto di David, con quel delicato falsetto che all'improvviso piomba in mezzo ad una strofa o ad un ritornello con classe sopraffina. Mean Old Mister Gravity è il brano dove il pop di Mr.Kitchen abbraccia soluzioni jazz senza che il contesto risulti pacchiano o peggio saccente, e il risultato è clamoroso e clamorosamente arrangiato con elegantissime sfumature di fiati e di tromba in particolare. Non se ne sentono tutti i giorni di brani così, il che mi spinge a rilasciare l'incauta definizione di "classico istantaneo". Esagerato? Vedete voi.

Dopo i primi pazzeschi due pezzi il dischetto prende una piega molto soft nel terzetto finale, che si apre con il mio brano preferito del lotto. Find Our Way è raffinatezza pop all'ennesima potenza, raccontata da liriche profonde ed accompagnata da una base sonora così leggera che per poco non decolla, e così elegante da ricordarmi una delle mie bands preferite di tutti gli anni novanta, i Mommyheads (che tra l'altro - dopo dieci anni - sono usciti con il nuovo fantastico disco qualche mese fa, probabile che ve lo ritroverete sul podio quando la classifica sarà pronta). You Know That I Will prosegue sugli stessi canali sonici ed emotivi, così come Remembering, che chiude alla grande il cerchio impreziosendolo con sontuosi arrangiamenti di sitar.

Underground, mi dispiace doverlo dire, è un titolo azzeccatissimo per un dischetto che purtroppo non comprerà nessuno. Tranne voi, che fidandovi ciecamente di UTTT, non esiterete a dare una chance ad un altro ottimo lavoro proveniente da quell'inesauribile fucina di talenti che è la provincia americana.

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