lunedì 28 febbraio 2011

Disco del Giorno 28-02-11: various artists - Hearts on Fire: Sweet Relief vol.2 (2010; Jam)

Il blog è attivo da più di tre anni, e solo ora realizzo che in tutto questo tempo avrei dovuto (e potuto) parlare decisamente di più di Jeremy Morris, della sua sconfinata discografia e della fondamentale casa discografica/mail order da lui gestita. Jeremy, come semplicemente tutti lo chiamano nella comunità powerpop a stelle e strisce, è un vero e proprio santone della materia, un importantissimo punto di riferimento per tutta la scena da più di vent’anni. Ed un vero uomo dal cuore d’oro. Oltre ad essere un musicista/autore/produttore di grandissima classe, Jeremy è noto per il suo grande impegno nel sociale; impegno che profonde diffusamente anche attraverso la Jam records, la sua etichetta discografica.

Sweet Relief è una raccolta di grandi artisti powerpop provenienti da tutto il globo. Trattasi del secondo volume, essendo il primo uscito nel 2006 sottoforma di tripla compilation i cui ricavi sono stati destinati alle vittime dell’uragano Katrina che devastò le zone costiere di Louisiana, Texas e Mississippi nel 2005. Anche questa seconda uscita, intitolata Hearts On Fire, si propone il medesimo obbiettivo, ed i ricavi delle vendite verranno, più genericamente, destinate alle vittime di catastrofi naturali. Mi sembra ovvio sottolineare come un’iniziativa del genere, promossa da una delle etichette per noi più importanti, andrebbe supportata a prescindere. C’è un incentivo però, e che incentivo, rappresentato dalla proposta musicale, di livello spaziale. 24 tracce, 24 artisti tra i più importanti sulla scena guitar pop internazionale. Una qualità allucinante, una sequenza che nessun lettore di questo blog può permettersi di perdere. Una compilation tra le migliori degli ultimi quindici anni.

Si parte con la title trak, Hearts On Fire appunto, esteso e psichedelico infuso Beatlesiano scritto dal boss Jeremy Morris appositamente per questa raccolta. E si prosegue con un esaltante alternarsi di powerpop old school (Gravelberrys, Records, Lolas, DM3), geniali performance di artisti neoclassici (l’obliquo Greg Pope, gli alfieri del garage pop Grip Weeds, il professor Nelson Bragg, i leggendari Cosmic Rough Riders), il meglio del soft pop in circolazione (il sommo Seth Swirsky, le magnifiche sorprese Paisley and Charlie). Chiaramente, essendoci di mezzo Jeremy, il jangle pop, intendasi il jangle-pop migliore del pianeta Terra, la fa da padrone. Così, senza soluzione di continuità, possiamo veder brillare autentici gioielli di puro Rickenbacker pop firmati da bands del calibro di Tangerines, Primary 5, Junipers, Dropkick; da artisti come Daniel Wylie e, piacevolissima sorpresa, dai Temponauts, uno dei migliori gruppi Italiani in assoluto, che essendo stati scelti per questa raccolta entrano di diritto nell’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo del jangle pop.

Otto nazioni rappresentanti il meglio del pop internazionale ed una nobile causa. Stavolta l’acquisto non è consigliato, è tassativo. Bypassate la copertina orrenda e non fate scemenze.

venerdì 18 febbraio 2011

I migliori LPs del 2010! (La top 5!)

05. Gavin Guss - Mercury Mine. Qualcuno tra voi, magari, si ricorderà di una grande band di Seattle attiva verso la metà degli anni '90. Loro si chiamavano Tubetop ed incisero un album, Three Minute Hercules, che era una bomba meritevole di maggiori attenzioni. Gavin Guss, insieme a Brian Naubert, capeggiava una formazione che alla sezione ritmica prevedeva, nientemeno, i Posies Mike Musburger e Dave Fox. Gavin, nel corso degli anni, ha saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano nella scena pop americana, e dopo aver collaborato con Nada Surf e Fountains of Wayne si presenta all'esordio da solista con una meraviglia di nome Mercury Mine. Dicevamo dell'ottimo stato di salute del powerpop d'autore, ebbene Gavin aumenta esponenzialmente questa convinzione. Prendete Macca, Matthew Sweet, Chris Von Sneidern (soprattutto) e Michael Carpenter. Spruzzate un pò di genio anarchico alla Harry Nilsson e riponete il tutto su una base da ballata dinamica e clamorosamente originale: avrete capito che durante Mercury Mine non si scherza.

04. Oranjuly - st. Brian E. King, da Boston, si è limitato ad unire in un'unica parola il suo colore preferito ed il suo mese di nascita, per fabbricarsi il nome d'arte. Semplice, no? Esatto. Tutto il resto, invece, complicatissimo. Di solito parliamo di one man tour de force quando un uomo solo al comando pensa, compone, arrangia, incide. Questo è il caso. Dieci brani registrati durante un periodo infinito che inizia nel 2005, ed un lavoro uscito tardi perchè DOVEVA essere perfetto. Permettetemi, obbiettivo centrato. Da queste parti siamo enormi fans di tutto quello che è vistoso e sopra le righe, se legato al pop di base e scritto con gusto e genio. In una parola, siamo drogati di pop barocco ed i Jellyfish rappresentano una stella polare, da interpellare nei momenti difficili. Del resto, ricordate chi ha vinto la classifica sui migliori dischi del 2009, vero? Non credo servano ulteriori delucidazioni. Armonie vocali allucinanti, repentini cambi di atmosfera, ritornelli indelebili. Un brano vale l'altro, a questi livelli, ma ascoltate If I Could Break Your Heart per credere.

03. Secret Powers - Lies and Fairy Tales. Nella capanna dello zio Schmed si lavora come forsennati. Eggià, sembra ieri, come si dice, eppure siamo a tre album in tre anni. Il penultimo, Secret Powers and the Electric Family Choir, lo conoscete bene, in quanto UTTT lo scelse come ottavo classificato nella graduatoria concernente i migliori dischi del 2009. Troppi artisti quando producono tanto riflettono poco, a scapito della qualità. Vista la posizione in classifica, sembra superfluo sottolineare che ciò non avviene, quando si ha a che fare con Schmed Maynes e soci. Ancora una volta scritto, prodotto ed arrangiato nella pseudo-comune di Missoula, Montana; ancora una volta un classico. Ancora una volta, inutile dirlo, tredici tracce piene di gioioso, abbondante, glorioso pop concepito da una mente sovradimensionata ed incline allo spettacolo puro. Gli anglosassoni direbbero delightful, noi semplicemente delizioso. Se avete amato il predecessore, questo è ancora più bello. Se non lo conoscete, pensate ad una versione moderna e riaggiornata della miglior Electric Light Orchestra. Sconvolgente.

02. Hans Rotenberry & Brad Jones - Mountain Jack. Quando poi, sulla copertina di un album, vedi scritti i nomi di due tuoi eroi personali, non c'è molto da fare. La tentazione di dare loro un voto alto c'è, perchè negli ultimi quindici anni hanno fatto troppo per te, se lo meritano, non puoi stroncarli. Poi, quasi impaurito, ascolti effettivamente il disco. E scopri che è una bomba, chiaro come il sole. Hans Rotenberry è stato il leader degli Shazam, la band sospettata di aver inaugurato l'intera, peraltro fiorentissima, scena powerpop di Nashville. Brad Jones è tra i più importanti, geniali, talentuosi produttori di guitar pop degli ultimi vent'anni, non si può certo dire di no. Oddio, anche in qualità di autore qualche merito sul campo se l'è preso, ed il suo Gift Flake, album datato 1995, è uno dei dischi pop più belli e sottovalutati degli anni 90. La fusione, dunque. Risultati? Incendiari, dicevamo. Forse, tra qualche anno parleremo di Mountain Jack come si parla di un classico. Nell'immediato, godiamoci una serie di purissime perle in qualche modo a loro agio tra il pop britannico di respiro sessantista firmato Jones e la scrittura occasionalmente - e meravigliosamente - country/folk di Rotenberry. Ed un capolavoro assoluto di nome A Likely Lad.

01. Farrah - st . Ho la vaga sensazione da tempo, ed ora credo sia arrivato il momento di esternarla: i Farrah sono il miglior gruppo powerpop europeo in attività. Non lo dico a caso, questo è certo. Quarto album di studio, quarto capolavoro di genere. Jez Ashurst ha le chiavi di uno scrigno in cui è custodita la formula per la golden line perfetta, e non esagero. I tre predecessori di questo omonimo, favoloso disco erano grandi opere prettamente powerpop, e soprattutto l'esordio Moustache dovrebbe far parte di qualsiasi rispettabile collezione musicale, perlomeno della collezione musicale di un lettore medio di UTTT, ma ho il sospetto che quest'ultimo lavoro sia addirittura meglio. Powerpop? Hai voglia. Ma c'è di più. Jez e soci questa volta esplorano varie sfaccettature della musica popalare, mantenendo quel feeling generale ed arrotondando il tutto in un album vario ma coeso, immediato ma assolutamente sorprendente. Ci sono i classici Farrah di Stereotypes e You Missed the Boat e ci sono quelli evoluti, impegnati in un Jellyfishing tra i più redditizzi degli ultimi anni del singolo Swing & Roundabouts e della clamorosa If You Were Mine. C'è l'indie folk di Best of Me e c'è pure Scarborough, semplicemente il pezzo alt. country migliore dell'anno. Capolavoro.

martedì 8 febbraio 2011

I migliori LPs del 2010! (terza parte)

10. Smash Palace - 7. Stephen Butler e soci tornano con il loro settimo album di studio, chiamato semplicemente 7 ed uno dei migliori dell'intera discografia. La band, attiva dalla metà degli anni '80, possiede un marchio di fabbrica che rende gli album infallibili e, di conseguenza, l'acquisto degli stessi obbligatorio. Come al solito, ci troviamo di fronte ad undici tracce esaltanti ed estremamente coinvolgenti, partendo dal classico powerpop corpulento di Win It All e How Can You Say? per approdare in territori di vaga memoria sixties nella beatlesiana All In Love Is Fair e nelle tinte Who della meravigliosa Dead End Street. Ogni tanto lo dico e la frase è quanto mai adatta quando si parla degli Smash Palace: che bello "comprare una band" senza aver prima bisogno di ascoltare il disco.

09. Seth Swirsky - Watercolor Day. Seth è nettamente uno degli autori preferiti, da queste parti. Già presente in top 10 nel 2007 grazie al capolavoro dei Red Button She's About To Cross My Mind, il signor Swirsky torna con un disco diverso, soft, tiepido, californiano. Di Watercolor Day abbiamo tessuto le lodi lo scorso Agosto, e volentieri ci ripetiamo. Un album lungo, ragionato, concepito in modo certosino, cantato con genio e stracolmo di arrangiamenti illuminati. La stella polare? Brian Wilson of course, ma ribadendo i concetti espressi la scorsa estate non ci stupiremmo se qualcuno, riflessi negli occhiali da sole di Seth, vedesse Paul McCartney e Pete Ham intenti in una jam, seduti su una spiaggia californiana alle sei del pomeriggio.

08. Brett Harris - A Man Of Few Words. Il cantautorato pop, sottogenere musicale che ultimamente abbiamo imparato ad identificare bene, sta vivendo mesi ed anni di gloria, sissignori. Brett Harris, insieme a Justin Kline, Adrian Whitehead e a tanti altri prelibati scrittori, ne rappresenta l'essenza come meglio non si potrebbe: semplice, accessibile (badate, accessibile, quando si parla di pop, è un grande complimento), luminosa musica popolare per tutta la famiglia. Dodici tracce rilassate ed allo stesso tempo estremamente coinvolgenti; l'album di un ragazzo del sud che, contrariamente a quanto si potrebbe evincere dal titolo, ha molto da dire, alle orecchie ma soprattutto al cuore. McCartney e Lowe in viaggio di nozze, però ai giorni nostri, nella grandiosa apertura I Found Out? Può darsi. Gemme pop ed una salutare spruzzata alt. country nella dolcissima Unspoken. E non solo. Fare musica pop così semplice, così bene, è proprio difficile. Grandissima scoperta.

07. Jaill - That's How We Burn. Ne ho sentite di stupidaggini su questo disco. Originali recensori li denigrano includendoli in una fantomatica scena indie surf, che chissà poi che vuol dire. No, perchè nel nostro bellissimo Paese il solo fatto che un disco esca per un'etichetta grossa (in questo caso, la Sub Pop) basta a dimezzarne la credibilità. Voglio dire, non è che i Beatles uscissero per un'etichetta indipendente. Passatemi la polemica, necessaria per difendere a spada tratta uno dei dischi a più alto quoziente energetico usciti l'anno passato. Indie surf de che? Io dico rock'n'roll, semplicemente rock'n'roll dei giorni nostri, vagamente screziato di psichedelia qua e là e pervaso da melodie vocali meravigliosamente originali e da un drumming davvero genialoide. Suonato da dio, cantato meglio ma soprattutto scritto da paura. In più, live sono devastanti, se vi capitano, non perdeteveli.

06. Guster - Easy Wonderful. I Guster occupano da sempre un posto particolare nel mio cuore, è sempre stato così, da quando ebbi la fortuna di ascoltare Ryan Miller intonare Jesus On The Radio, tratta dal loro meraviglioso album Keep It Together, datato 2003. Degli esordi smaccatamente venati da quello strambismo acustico, che tanto popolari rese i loro esordi nel circuito college, nell'impasto rimangono l'ironia innata ed il vezzo dell'azzardo non calcolato. Poi certo, ora i Guster sono un luminoso terzetto pop, tra i migliori in circolazione nel sottoscala americano. Brani dolci come miele ma, al solito, niente affatto stucchevoli. Intelligenza applicata alla musica popolare, hai voglia, e due pezzi, Stay With Me Jesus e la fantasmagorica Do You Love Me?, in cima alla playlist dei brani 2010.

lunedì 7 febbraio 2011

I migliori LPs del 2010! (seconda parte)

50. Nushu - Hula

49. Three Hour Tour - Looking For Tomorrow

48. Bastards Of Melody - Hurry Up And Wait

47. Rich McCulley - Starting All Over Again

46. The Men - Four Good Men And True

45. The Shamus Twins - Garden Of Weeds

44. Teenage Fanclub - Shadows

43. Zombies Of The Stratosphere - Ordinary People

42. The Above - st

41. The Rubinoos - Automatic Toaster

40. The Passports - Is It True?

39. Phil Ayoub - Arrivals And Departures

38. Michael Carpenter & The Cuban Heels - The Incomplete Cuban Heels

37. Pernice Brothers - Goodbye Killers

36. Jason Collett - Rat A Tat Tat

35. The Len Price 3 - Pictures

34. Duncan Maitland - Lullabies For The 21st Century

33. Popfilter - Pop This!

32. Colorama - Box

31. The Magic Kids - Memphis

30. The Gerry Alvarez Odysey - Omega Tea Time

29. True Love - Pas Net!

28. Harrison Wargo - Speckled

27. Greg Pope - Blue Ocean Sky

26. The Sunrise Highway - st

25. Slumberjet - st

24. The Flower Machine - Lavender Lane

23. Radio Days - C'Est La Vie

22. Cuff The Duke - Way Down Here

21. The Silver Seas - Chateau Revenge

20. Miss Chain & The Broken Heels - On A Bittersweet Ride

19. The Contrast - God Of Malfunction

18. Title Tracks - It Was Easy

17. Justin Currie - The Great War

16. Scott's Garage - Soul Magnet

15. Louis Eliot & The Embers - Kittow's Moor

14. Edward O'Connell - Our Little Secret

13. The June - Green Fields And Rain

12. Elvyn - The Decline

11. William Duke - The Sunrise And The Night

sabato 5 febbraio 2011

I migliori 100 LPs del 2010! (prima parte)

Ed ecco a voi l'attesa classifica riguardante i migliori 100 dischi usciti lo scorso anno secondo UTTT. La classifica sarà divisa in quattro parti: 100/51, 50/11, 10/5 ed infine la top 5. Come al solito, l'unico mio intento è quello di consigliarvi qualche disco misconosciuto, rimasto magari imbrigliato tra le maglie del poco tempo o della cattiva distriubuzione.


















































mercoledì 2 febbraio 2011

I Migliori EPs del 2010!

Sembra incredibile, eppure siamo entrati nel quarto anno di vita di UTTT. Ergo, per la quarta volta arriva il tempo di pubblicare le classifiche sul meglio dell'anno precedente. Mai ero riuscito a completarle così presto, ma avevo promesso che mi sarei impegnato di più per il blog in questo 2011, ed ogni promessa è debito. Come di consueto partiamo con la top 10 degli EPs, ricordando che ogni album classificato sarà provvisto di un link che vi indirizzerà alla recensione comparsa sul blog nel caso sia disponibile, oppure ai vari MySpace, CD Baby, Bandcamp ed ovunque sia possibile ascoltare i pezzi o avere informazioni sugli artisti in questione.

01. Baby Scream - Identity Theft. I primi tre se la giocavano ma alla fine ho scelto lui. Qualcuno si ricorderà senz’altro di Juan Pablo Mazzola, autore argentino e capitano assoluto del progetto Baby Scream il cui abum d’esordio, omonimo, è stato descritto su questo blog un paio d’anni fa. Juan potrebbe tenere corsi monografici su Jon Lennon, questo lo si era capito, ma durante le sei tracce che compongono Identity Theft il concetto è estremizzato all’ennesima potenza. Poi magari non è ufficiale, non avendolo il buon Juan mai dichiarato, ma l’ep è un sentito, malinconico ed emozionante tributo alla filosofia descrittiva e compositiva del Maestro. Un disco cupo, scritto in un periodo molto difficile, che trasuda sentimenti veri e stati d’animo difficili da nascondere. Pensieri distesi su un pavimento di note che non ho bisogno di descrivere, tanto il concetto è chiaro. Tanto Lennon, dalla scrittura al timbro vocale, sei pezzi stupendi tra cui la cover di Mucho Mungo, che Jon compose con Harry Nilsson ai tempi del progetto Pussycats. Se Robert Harrison di Lennon era l’erede designato, possiamo dire che Juan, insieme a Bill Majoros che troverete più tardi in classifica, fa parte della stretta cerchia di degni successori del genio che compose Kontiki.

02. Justin Kline - Triangle. Come sarà evidente, il podio degli EPs 2010 è popolato da vecchie conoscenze di UTTT. Justin Kline, oltre ad essere apparso su queste pagine con entrambi i dischetti da lui licenziati, è stato secondo nella classifica di categoria dell’anno di grazia 2008. Ergo, da queste parti siamo suoi grandi fans, e qualche attento lettore avrà imparato ad amare la propensione dell’autore di Nashville a scrivere pop cantautorale tra i più cristallini in circolazione. Aspettando con pazienza e fiducia un lavoro più lungo su cui già ora siamo disposti a mettere la mano sul fuoco, accontentiamoci di un altro extended play strepitoso. Francamente, è un bell’accontentarsi: trattasi del meglio del powerpop vocale in circolazione, scritto e cantato con una purezza astrale disarmante. Jeff Lynne, Manning ed i Jellyfish meno barocchi, un bel po’ di personalità e canzoni stupende. Questo è lo stile Kline, servitevi, che bello andare sul sicuro.

03. The Foreign Films - The Foreign Films ep. Anche Bill Majoros da queste parti è noto, avendo pubblicato il terzo miglior album del 2007 secondo la classifica di UTTT relativa a quell’anno. Il suo progetto, pressoché solitario, chiamato Foreign Films, torna a riaffacciarsi sulle scene con un delizioso dischetto omonimo di quattro brani che sa tanto di antipasto in vista del prossimo album lungo, che dovrebbe ormai essere alle porte. L’aperitivo si gusta in meno di venti minuti e lascia solo conferme: il pop psichedelico e maestoso che tanto ci aveva fatto amare lo strepitoso Distant Star più di tre anni fa è qui presente in forze. La traccia d’apertura, Fire From Spark, la dice lunga sul perché, ad oggi, pochi artisti possono competere con questo genietto canadese quando si tratta di impostare lezioni di letteratura popedelica. In trepidante attesa del nuovo album.

04. White Star Liners - You Can Do It, We Can Help

05. Palmdale - Get Wasted

06. What's Eating Gilbert - st

07. Old 97's - Mimeograph

08. The Heyday - Till We See The Sun

09. The 88 - No One Here

10. Dulcet Road - st