Povero blog, troppo poco tempo per lui, neanche gli ho fatto gli auguri per il terzo compleanno. E troppi dischi giacciono sulla scrivania in attesa di attenzioni che tardano ad arrivare. Troppe, infine, ed ormai consuete, scuse da far pervenire agli artisti che pazientemente aspettano da UTTT un segno di vita. Portate pazienza, per ora è così, più avanti speriamo vada meglio. Non è che nel frattempo i dischi belli abbiano smesso di uscire, anzi. Quello di cui finalmente riesco a parlare oggi, infatti, è una meraviglia totale, un raggio intenso di luce, un arcobaleno imprevisto nel bel mezzo di questo fradicio autunno. Manco a dirlo, il timbro sul retrocopertina reca l'effige della Kool Kat, label che, noncurante della crisi del settore, continua a rilanciare con uscite sempre più incantevoli.
Ma chi è William Duke? William è il nocchiere del progetto Bye Bye Blackbirds, poppers californiani che già un paio di volte, recentemente, hanno avuto modo di farsi apprezzare da queste parti. Già autore anni orsono di un riuscito album solista (The Ghost That Would Not Be - 2005), William deve avere nel tempo accumulato tonnellate di materiale d'alto pregio e non deve aver trovato buone ragioni per non pubblicare un altro disco in intimità, accompagnato da pochi amici fidati e trovando un sicuro alleato nel nel nobile animo di Ray Gianchetti. Risultato? Pop californiano erudito, luminescente, arioso. Scritto da Dio. E viene da pensare che questo 2010, che inaspettatamente è in pratica già finito, abbia avuto un occhio di particolare riguardo per il sunshine pop d'avanguardia, essendo i lavori di Seth Swirsky e quello di William nostro due mirabili candidati a posti d'eccellenza quando sarà tempo di compilare le classifiche di fine anno.
The Sunrise and the Night, dunque. Pop californiano che accarezza i territori sunshine senza però risultare precisamente identificabile, setacciato da momenti di serena introspezione che conferiscono al lavoro un nonsochè di intimo, di personale, di magico. It's Only the Beginning non poteva che aprire il disco, in modo soffice, grondando sentimento ed umori acustici. Formando, in coppia con The Great Escape, traccia numero tre, un binomio di ambientazione sixties folk come non ne se ne sentiva da tempo immemore. Tuttavia, il lato introverso di William è compensato dalle esplosioni colorate che fanno di Sunrise and the Night, come anticipavamo, un disco essenzialmente "California pop". Pop californiano mai eccessivamente faceto ma comunque estremamente brillante, tinteggiato da mille idee e decine di rivoli armonici. Tra le perle della collezione, svetta senz'altro Keep Me In Your Thoughts, calata nelle atmosfere del Golden State negli anni 70 ma reinterpretata alla maniera di Linus of Hollywood. Poi, citazioni più che doverose per A Moment in the Sun e per la title-track, che insieme compongono un'accoppiata west-coast sound da perdere la testa; per The Impending Happiness, che come prima immagine evoca Lennon, se Lennon dopo i Beatles si fosse trasferito a Frisco invece che a New York; per la sublime You're Young and You'll Forget, precisa intersezione tra atmosfere sunshine ed istinti country alla maniera dei migliori Pernice Brothers.
The Sunrise and the Night è un disco intenso, che non molla le emozioni dall'inizio alla fine; viscerale e al limite un pizzico frammentario, ma proprio per questo teso ed emozionante come poche altre cose quest'anno. Un disco che potrebbe fallire, attenzione, al primo tentativo, ma sul quale non insistere sarebbe criminale. Un tesoro nascosto. Forse quello nascosto meglio tra i migliori dischi in assoluto di quest'anno.
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