La formula per la canzone pop perfetta esiste, forse, nascosta molto bene da qualche parte. Difficile da trovare, comunque. Si può azzeccare un verso, una strofa, una canzone. Se si è fortunati, persino un disco intero. Ma insistere sulla stessa forma è pericoloso, molto pericoloso. Soprattutto giunti al varco del secondo disco, se ne hai fatto uno prima strepitoso, quando tutti ti aspettano pronti ad impallinarti ad ogni minimo errore. Ah, il potere dell'attesa!
Seth Swirsky e Mike Ruekberg devono aver fatto più o meno la stessa riflessione, e ad un certo punto devono aver pensato che, tutto sommato, la forza dei migliori artisti è quella di copiarsi senza ripetersi. Si ma, ripetere che cosa? Facciamo un passo indietro. Era il 2007, l'anno di grazia che ci regalò She's About To Cross My Mind, la prima esperienza a nome Red Button di Seth e Mike. Impatto nella comunità pop internazionale? Devastante. Quel disco, che nella classifica di fine anno pubblicata da UTTT finì al decimo posto, e che pensandoci ora avrebbe meritato almeno la top 5, era il capolavoro merseybeat del nuovo millennio. Visti i presupposti, immagino sia stato difficilino sopportare le pressioni di tali e tante aspettative. E dire che nel frattempo Seth non era stato certo con le mani in mano. Lui, uno dei grandi couturiers musicali della costa occidentale, se n'era uscito lo scorso anno con un piccolo capolavoro di soft pop chiamato Watercolor Day, che a scanso di equivoci aveva "fatto" la top ten di questo blog come da tradizione della casa.
Dunque? Primi ascolti, problematici. She's About To Cross My Mind era un disco di singoli, di canzoni bell' e pronte, di hit istantanee. As Far As Yesterday Goes no. O più precisamente, un pò meno. Sia detto subito, anche ascoltato decine di volte (e ciò in parte spiega la lunga gestazione di questo articolo) il nuovo Red Button non raggiunge la cifra espressiva del suo predecessore. Va anche detto, però, che questo album è un album diverso, e diverse, necessariamente, dovranno essere le modalità di assunzione. In parole povere, se un ascolto non basta ne serviranno tre, e sarete pronti ad adottare anche questo nuovo lavoro. Un lavoro che parte da dove il discorso era stato interrotto, così Caught In The Middle (insieme alla strepitosa I Can't Forget, posizionata verso la fine dell'album e sempre firmata da Ruekberg) è un clamoroso e magnetico omaggio ai Beatles di Hard Day's Night pronto a farvi ballare al primo ascolto. Ma è il resto del discorso ad essere leggermente differente.
As Far As Yesterday Goes sembra trovare Swirsky e Ruekberg in un periodo di riflessione, e ciò non vuol dire nulla di male. La title-track, per esempio, è un raffinato e cristallino omaggio agli Zombies che furono, mentre la meravigliosa Picture è uno spaccato di Bacharachiana bellezza dedicato a tutti i cultori di certo west coast sound. Ci sono le parenti frivole, come si conviene, così la saltellante Sandreen è un ottimo diversivo, ma bisogna riconoscere che - a parte una nuova attenzione per il jangle evidente durante l'ascolto di Girl, Don't e She Grows Where She's Planted - il miglior Swirsky, in questo momento, è il songwriter bello calato nei 70's (vedasi
la fumosa ma godibilissima Easier) oppure, ancora meglio, il classico troubadour da ballata pianochitarra della conclusiva Running Away.
Abbiamo detto che As Far As Yesterday Goes, il secondo album dei Red Button, non è all'altezza del primo. Confermo, ma tenete presente due cose: l'esordio era un miracolo bello e buono, difficile da eguagliare. E il fatto che questo nuovo album non ci sia riuscito non significa che non sia un altro disco a firma Ruekberg / Swirsky ben al di sopra della qualità media odierna. Ergo, di scrupoli fatevene pochi, e mettetevi in casa un sicuro top ten della classifica 2011.
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