Mr. Paul Collins è una leggenda, uno dei padri costituenti della scena powerpop, una sorta di mito: sarà banale ripeterlo ma è giusto dare a Paul ciò che è di Paul. Un signore di quasi sessant'anni che, nel 1979, mezza vita fa, dava alle stampe la pietra miliare che tutti conoscete bene, senza la quale probabilmente molti di noi sarebbero cresciuti in maniera un pò diversa. Sono passati trendadue anni, eppure Collins è ancora al timone. Nel mezzo della tournée interminabile che Paul porta avanti ormai da tempo immemore, egli incide nuovi album propri, produce lavori altrui, da l'esempio ai più giovani e recentemente ha deciso di prendersi la responsabilità della conservazione, dell'utilizzo e della diffusione del verbo powerpop. La meritoria attività si svolge sotto un vessillo dal nome perentorio: Beat Army. Dietro a quest'insegna, l'ambiziosa opera di Paul ha l'obbiettivo di connettere, per quanto sia possibile, i vari segmenti che compongono una scena tanto fiorente quanto frastagliata e vessata dall'indifferenza dei media. Lo scopo l'abbiamo detto: tutelare e soprattutto divulgare un genere sempre sull'orlo dell'estinzione.
Power Pop-A-Licious è il nome di un festival tenutosi a New York lo scorso Primo di Maggio, una sorta di Paul Collins and friends ovviamente patrocinato da Beat Army. The King of Power Pop deve aver pensato che un buon modo per diffondere la materia sarebbe stato quello di stampare una compilation omonima comprendente i performers di quella giornata, e l'idea, sostanzialmente, non sembra proprio da buttare. La raccolta, oggetto dell'odierna recensione di UTTT, comprende 16 bands perlopiù minori strette attorno alla traccia dell'unico autore noto. Indovinate di chi si tratta? Ma di Paul Collins, of course, il quale, inaspettatamente, visto il contesto, piazza un brano intitolato You Belong With Me (già presente in veste di b-side sul retro del singolo Who, Dear?) dalle chiari cadenze country/folk. Il resto del menù tende ad esplorare le tante sfaccettature del genere, e gli episodi più riusciti sono quelli ispirati all'etica skinny tie: se Why You Gotta Lie, apertura affidata a Kurt Baker, rappresenta forse la vetta dell'intera compilazione, un plauso lo meritano anche la successiva Sue Doesn't Live Here (dei Mothers Children) e l'accoppiata power-pop-punk da sballo formata da Give It A Rest e da Ruin Me, rispettivamente opere di Dirty Shames e Future Virgins.
Per il resto, ottimo il twee ante litteram dei Bam Bams ed il Costellanesimo ortodosso di Spectacles e BF's, mentre le divagazioni garage di Half Rats ed Electric Mess, insieme al pop'n'roll scassato di Walnut Kids e Baxx Sisi's, a causa di pezzi debolucci non aggiungono né tolgono molto ad una raccolta comunque parecchio godibile. Se poi l'intento è quello di preservare un genere protetto come il powerpop e tramandarlo ai posteri, da Under The Tangerine Tree il vecchio Paul troverà sempre una fedele e sicura sponda.
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1 commento:
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Greybush, Manager
The CRY!
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