Quarant'anni di grande musica, decine di canzoni da enciclopedia e almeno due LP che definiscono il genere. "Shades in Bed" (1979) e "Crashes" (1980) vanno inseriti nel vademecum del novizio che si approcci al power pop, e Starry Eyes, scritta a quattro mani col compagno di sempre Will Birch, rimane una delle canzoni più meravigliose di sempre. Nato a Caversham il ventotto febbraio del 1952, John Wicks è stato un'icona e un esempio per decine di migliaia di seguaci e colleghi fino al giorno della morte, che lo ha colto a Burbank il sette ottobre di due anni fa in coda a una lunga e sfortunata battaglia contro il cancro.
La sua discografia, corposa e colma di gemme nascoste anche nei dischi passati sotto traccia, in quei giorni era in procinto di allungarsi di un'altra unità: insieme a una schiera di fidati musicisti, tra i quali occorre perlomeno segnalare la presenza di Elliott Easton, naturalmente la chitarra solista dei Cars, egli aveva approntato le parti strumentali dei dodici brani che avrebbero composto il suo nuovo disco, se il tempo glielo avesse consentito. Purtroppo la vita non è stata così magnanima, e ad eccezione della splendida She's All I Need le nuove creazioni erano rimaste senza voce.
Richard Rossi, giornalista musicale e amico di vecchia data di John, ha opportunamente deciso che il testamento sonoro di uno dei più grandi compositori britannici di tutti i tempi non avrebbe potuto rassegnarsi a prendere polvere dimenticato per l'eternità: diramate le convocazioni, Rossi ha radunato alcuni tra i più talentuosi amici e collaboratori che a vario titolo avevano negli anni intrecciato la carriera con la parabola di Wicks, affidando a loro le parti vocali rimaste vacanti. Ne è emerso un tributo dei più commoventi, e se non vi è sufficiente la nostra opinione fidatevi di quelle di Carl Caffarelli da This Is Rock'n'Roll Radio ("una delle migliori lettere d'amore mai scritte"), e di Ronnie Barrett dei Muffs ("il grandissimo album che John non ha avuto la fortuna di poter completare").
Difficile segnalare solo alcuni momenti tra i tanti picchi di "For The Record", ma qualora dovessimo essere obbligati citeremmo gli eccezionali omaggi classici di Peter Case (Plimsouls) e Al Stewart impegnati a prestare le corde vocali a In Out Motel e The Beltway, la coinvolgente (e coinvoltissima) prova dell'amico fraterno Paul Collins in Glittering Gold e quella regalata dalla suprema Carla Olson, irresistibile in (The Sordid Tale of) Elvis Strange. Da batticuore anche il finale del disco, dove la già citata She's All I Need è posta in penultima posizione, a impreziosire la fortissima tensione emotiva creata da Kyle Frost e Nick Guzman nelle splendide Learning To Live Again e Chasing Angels. Il resto della storia è impressa a fuoco in alcuni leggendari solchi di vinile nero, non credo serva aggiungere molto altro.
Kool Kat | CD Baby | Amazon
Kool Kat | CD Baby | Amazon
Nessun commento:
Posta un commento