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venerdì 24 luglio 2020

Disco del Giorno: The Lickerish Quartet "Threesome EP Vol.1" (Label Logic, 2020)


Un EP dovrebbe finire nel noto contenitore "Un Venerdì da Single", ci eravamo dati buona norma e altrettanto giusta regola non molto tempo fa. Me le regole si rafforzano a suon di eccezioni e questo è un dischetto che per storia e pedigree degli autori merita di restare... single. Non perché ci sia da aspettarsi un diluvio di parole, o meglio, di ragionamenti se ne potrebbero fare, ma il tempo di questi tempi è poco e dunque less talk, more rock, come dicevano dei ragazzotti punk di Winnipeg più di vent'anni fa. 

Innanzitutto i Lickerish Quartet non sono un quartetto, tanto per iniziare ad assaporare la bizzarria del contesto. Lickerish Quartet è un soft porno anni settanta diretto da Radley Metzger con Frank Wolff protagonista, mentre i tre componenti della band omonima e tributante sono i Jellyfish senza Andy Sturmer. Davvero. Per gioco, amicizia, o non si sa cosa, Roger Manning, Eric Dover e Tim Smith si sono ritrovati per delle sessioni di scrittura non agonistiche e ne sono usciti con una dozzina di canzoni: le prime quattro compaiono nel "Threesome EP Volume 1", giusto per proseguire sul filone dell'erotico leggero, mentre le altre otto saranno suddivise in due ulteriori dischetti attesi entro l'autunno del 2021.

 

Il livello, manco a dirlo, è stellare. Foododdle, da tempo immemore già tra i demo immagazzinati nell'ampio archivio di Manning, è un pastiche di spiltmilkiana memoria con l'aggiunta di un bel po' di glitter, e le liriche a cura del sorprendente Dover - "un bell'esempio del mio umorismo da bambino di sei anni quando si tratta di questioni da adulti" - infiocchettano un brano che vi sta già facendo muovere i piedi anche se ancora non l'avete ascoltato. La libidinosa Bluebird's Blues, per sonorità, produzione e coerenza cromatica richiama fortemente il Mr Blue Sky di Jeff Lynne e l'Electric Light Orchestra dei medi settanta, laddove la successiva There Is A Magic Number odora di folk e grande cantautorato. Chiude la strepitosa e ambiziosetta Lighthouse Spaceship, una suite di pop progressivo nel senso positivo del termine in cui la zucca genialoide di Manning tracima d'idee libere e seducenti, con un motivetto che richiama il miglior barocco della casa qua e un cenno grato ai Beatles '68 là.

 

Il "Threesome EP Volume 1" si completa in diciannove minuti di puro godimento estetizzante e conferma l'imperitura forma di Manning e soci, fomentando notevolmente l'attesa per le canzoni già scritte che ancora giacciono ignote.

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