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martedì 30 marzo 2021

Disco del Giorno: Dolph Chaney "This Is Dolph Chaney" (2021 - Big Stir)


La veste grafica ricorda in pieno quella del classico best of, con i titoli delle canzoni messi in bella mostra sulla copertina frontale, eppure "This Is Dolph Chaney" è un disco vero e proprio, o forse no. Lodato dalla critica per l'ultimo album di studio "Permanent Rebuild" pubblicato proprio da Big Stir lo scorso anno, Dolph Chaney si è deciso a riprendere in mano qualche tonnellata di brani accatastati in magazzino nelle ultime tre decadi da scrittore. Li ha risuonati, selezionati, e i prescelti sono stati sottoposti a un vero restyling, a nuovi arrangiamenti, prima di essere affidati alle cure di un produttore vero, che nell'occasione, come in molte altre nell'ultimo periodo, ha le sembianze di prezzemolino-Nick Bertling, qui impegnato anche come polistrumentista. Il risultato è la raccolta di cui abbiamo il piacere di parlarvi oggi, che visti tutti gli annessi e connessi della vicenda risulta in tutto e per tutto essere un album nuovo di zecca.

 

L'etica fai da te che volente o nolente Chaney ha adottato negli ultimi trenta e più anni per molti versi continua a caratterizzarne le opere, nonostante il trattamento di bellezza loro somministrato. "Quando ho un'ispirazione scendo subito nello studio in taverna - ha avuto modo di dichiarare l'autore -, e cerco di catturarne l'essenza immediatamente, per preservarne la purezza, non importa se lo studio di registrazione e gli strumenti non sono di pregio assoluto". Il risultato di tale deontologia è sotto gli occhi di tutti, apprezzabile anzichenò: "This Is Dolph Chaney", in effetti una bella panoramica su gran parte della vita dell'artista, è una sequenza di canzoni raffinate, ben studiate e ben composte, che dicono molto sulle scelte dell'uomo, non solo a livello musicale. Un disco per adulti, avrebbero detto in altri tempi: adult oriented rock, per la precisione, rifinito, pensoso, riflessivo, anche quando si alzano i volumi delle chitarre. E bisogna dire che la varietà nella proposta non manca, anzi.

 

Status Unknown apre la trafila tra dissolvenze acustiche e lontani echi ipnotici, introducendo l'ascoltatore ai molti tumulti interiori che si incontreranno strada facendo. I Wanted You, sulla quale cadrebbe la nostra scelta dovessimo indicare un potenziale singolo, è un atto d'accusa, e una presa di coscienza, laddove il nemico da sconfiggere è la relazione tossica, dalla quale sarebbe meglio fuggire anche quando si fa di tutto per non scappare. Il brano è un eccezionale esempio di quanto Dolph sappia maneggiar bene sei corde e ritmi sostenuti, e ci ricorda le grandi pubblicazioni di Nick Piunti nonché i migliori momenti del Bob Mould solista, eroe confesso dell'autore.

 

Su simili coordinate chitarristiche muovono anche le lodevoli My Good Twin e Scales, con l'ultima abile a richiamare anche il Michael Stipe più rauco nell'esecuzione vocale, ma Chaney sa ampiamente il fatto suo anche (soprattutto?) quando si tratta di decelerare, come dimostrato dai toni tenui, sensibili e meditativi di Beat It, Meaningless e Under The Overpass, tutte a trazione acustica. Now I Am A Man, consuntivo esistenziale e timbro sull'avvenuta maturità non troppo inseguita, ma piuttosto imposta dalla dura realtà - "I had my firstprostate exam" - aggiunge un' introduzione jangle a un brano da modulazione di frequenza anni '80; Worship Song alza di nuovo il cursore dell'amplificatore per ricordare l'ultimo Mathhew Sweet; Cuddle Party è una frazione new wave adornata da linee di synth tanto sublimi nella loro semplicità. E come non citare la rimbalzante Pleasant Under Glass, dall'irresistibile incedere country per giunta adornato da cori a cura dei grandi Vapour Trails? Chiude i conti un'altra gemma pacata e psicologica come Graveyard Shift, perfetta chiosa di un disco piuttosto cerebrale, ponderato, cogitabondo, anche se le domande, alla fine del percorso, continuano a essere molto più numerose delle risposte. 

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