E' già metà Marzo e solo ora parliamo del primo grande disco del 2009. Anzi, per la verità, del primo disco 2009 in assoluto, dopo aver impiegato mesi nel tentativo di risolvere il tremendo rebus del classificone di fine anno (che speriamo sia almeno servito a darvi qualche buon suggerimento), e dopo aver lanciato la nuovissima rubrica mensile "Under the History Tree", che d'ora in avanti arricchirà il nostro blog. Poco male, ripartiamo con le recensioni ordinarie lanciando un album che è una vera e propria bomba ad orologeria.
I Tomorrows sono Marc Stewart, Scott Fletcher, Tony Kerr e Adrian Bukley. Per chi non fosse troppo addentro ad un certo tipo di questioni, i primi due erano le menti pensanti dei Roswells, uno dei più grandi gruppi powerpop del Canada occidentale mai esistiti. I Tomorrows rappresentano il degno seguito di quel progetto, e anche se il loro nome non rende giustizia ad un album che pesca abbondanemente nel passato, possiamo dire che tutto il resto è invece perfetto o quasi. Una perfezione che si materializza al volo, dal riff che introduce Effortless Lee, una vera e propria cerimonia powerpop di sei minuti, un'orgia di chitarre e drumming incandescenti, saturati da una produzione al limite ed illuminata da trame vocali così limpide che mi obbligano a tirare furi dal mazzo i fab four (di solito lo faccio con parsimonia). Pura estasi di pop chitarristico, che sa essere delicato ed insieme incandescente, immediato ma vagamente psichedelico. Per citare riferimenti recenti, credo che i fans di bands come Chewy Marble e Parallax Project impazziranno per un brano come questo.
Dicono che quando il picco di un album arriva subito è poi un grosso problema mantenere intatta la concentrazione di chi ascolta. Non è questo il caso, nessun problema, perchè il resto di Jupiter Optimus Maximus è un signor contorno, con il quale un bel pò di gruppi banchetterebbero per anni. Oddio, il solo fatto di chiamare "contorno" brani immensi come Love Is Dead, dal drummng ossessivo e nervoso che conferisce al pezzo connotati chiaramente Who, mi sembra ingiusto. Lo stesso discorso vale per la title-track, espansa e non covenzionale jangle song dai tratti eteri ed indefiniti e per il powerpop a tutto tondo di Don't Worry About Me, con quelle splendide chitarre di taglio Velvet Crush. Tra le tantissime perle presenti, due righe per altri due piccoli diamanti come Such A Shame (elementare e clamoroso guitar pop "semiacustico" che mi riporta alla mente quel grandioso disco che è Under The Arrows dei Well Wishers) e la stupenda Ballad Of A Lesser Man, favoloso incrocio tra i Beatles Revolver-era e i Badfinger di Wish You Were Here.
La seconda parte del disco, pur gradevolissima, lascia il tempo di tirare un pò il fiato dopo l'impressionante sequenza di capolavori sopracitati. Anche se non è difficile innamorarsi delle chitarrone e dei toni anche un pò epici di Anime e della simil-jam session che chiude Remember ed il disco tutto. In conclusione, come dicevamo, i Tomorrows hanno pubblicato il primo grande disco dell'anno e - non temo smentite - non vi sarà difficle rendervene conto una volta che Jupiter Optimus Maximus sarà adagiato sul vostro lettore cd. Che sia un presagio per un 2009 ricco e prospero, almeno a livello musicale? Io nel pop ci credo, quindi sono convinto di si.
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