Dopo aver salutato con estremo piacere il ritorno sulla scena di David Brookings, ecco che un'altra faccia molto nota torna a farsi viva dopo quattro anni di giustificata assenza. Stiamo parlando di Marc Carroll, stimato cantautore Dublinese giunto al quarto album di studio dopo i superbi Ten Of Swords (2001), All Wrongs Reversed (2003) e World On A Wire (2005). Negli ultimi quattro anni Marc ha dovuto ri-organizzare nuovamente la propria vita e così, dopo la lunga parentesi da residente a Londra ha esercitato l'opzione Americana, trasferendo armi e bagagli a Los Angeles. "Una città assolutamente particolare, che mi ispira moltissimo", ha di recente dichiarato Carroll, che ha concepito e partorito Dust Of Rumour interamente nel tepore della California meridionale. Non che le sonorità di questo nuovo album risultino particolarmente influenzate dal clima, che a Los Angeles tende ad essere decisamente più mite rispetto alla costa Irlandese, e se David Brookings vedeva il bicchiere mezzo pieno, bisogna dire che Carroll, invece, lo vede mezzo vuoto.
C'è infatti un feeling agrodolce che si estende sul disco, nonostante il mantra quasi propiziatorio di Love Will Rule Our Hearts che lo apre. Le liriche sono pregne di turbamento o, meglio, di riflessioni profonde, che si propagano senza sosta soprattutto nei brani più lenti ed intimisti. Always, per esempio, è un folk in qualche modo reminescente della tradizione celtica, scuro ed ossessivo così come Against My Will, sofferto e desolato lento punteggiato da malinconici archi. Non che Carroll si limiti a questo, sia chiaro. Perchè le qualità che lo hanno reso un grande jangleman sono ancora presenti in forze. Così non sorprendono grandi brani di ispirazione Byrds come Now Or Never, dove torna alla memoria il Bobby Sutliff più introspettivo oppure come You Just Might Be What I've Been Waiting For, altra perla jangle questa volta piena di speranza e di ingegnose soluzioni vocali tipiche di certi Teenage Fanclub.
What's Let Of My Mind, splendidamente adagiata su un tappeto sonoro in bilico tra west coast sound ed Americana, si guadagna la palma di brano con il miglior ritornello del disco, ricordandoci perchè Carroll sia un autore approvato anche da alcune leggende viventi come Dylan (rimasto talmente impressionato dalla cover di Gates Of Eden che Carroll registrò anni fa da inserire un link per il download sul proprio sito ufficiale) e Brian Wilson (toccato nel profondo da un indimenticabile brano chiamato Mr. Wilson che Marc, quando ancora suonava negli Hormones, gli dedicò). Non sono queste, penserete voi, le cose decisive per valutare un artista. Forse avete ragione, ma raccomandazioni tanto altolocate dovrebbero essere sufficienti a consiglirvi l'ascolto non solo di Dust Of Rumour, ma di tutta la discografia di Marc Carroll, giusto?