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martedì 29 novembre 2011

Disco del Giorno 29-11-11: Baby Scream - Secret Place (2011; Eternal Sunday)

Juan Pablo Mazzola è un tipo di quelli che dieci ne pensano e cento ne fanno: ottava uscita di studio per Baby Scream, il suo giocattolo espressivo, in appena una manciata di anni, e terza apparizione per lui sulle pagine di Under The Tangerine Tree, che sempre volentieri lo accoglie. Lo avevamo lasciato l'anno passato sul gradino più alto del podio relativo alla classifica degli extended play 2010, con un dischetto chiamato Identity Theft a rappresentare uno dei migliori elaborati di Lennonismo comparato degli ultimi anni. Lo ritroviamo oggi, intento ad operare su distanza lunga con un lavoro chiamato Secret Place, e se l'opera precedente poteva considerarsi pseudo-monografica, urge specificare che stavolta Juan ha deciso di sfogarsi e rivisitare il rivisitabile.

Quando la critica specializzata, per così dire, si spella le mani per ogni tuo lavoro, purché sia aderente a ciò che gli addetti ai lavori si aspettano te, ci vuole una buona dose di coraggio per cambiare improvvisamente strada e rimettere tutto in discussione. Ma Juan è uomo audace, e le soluzioni contrapposte, ad un primo ascolto forse persino contraddittorie, che inspiegabilmente vanno a comporre Secret Place, sono li a dimostrarlo. Il tentativo parte dall'ultima chiamata, The Last Call, a far pendere la bilancia verso una sorta di moderno rock'n'roll un pò teatrale ed intelligentemente inclinato verso una logica piano/farfisa molto chic. E se la successiva Hit and Run tende ad un ritorno all'ovile, e cioè alla ballata languida di cui Juan è certamente maestro, nel corso della seguente sequenza di tracce riparte la ricerca, e si trova un pò di tutto: dall'americana, a dir la verità molto ben riuscita, della title track, al folksinger a cuore aperto di Going North, per poi passare agli aspetti più clamorosi della vicenda, ovverosia l'improvvisato soulman che si palesa durante Patiently e soprattutto il reggae, davvero inaspettato, che appare alla traccia numero cinque ed intitolato Cold Weather Reggae, per l'appunto.

Il risultato complessivo di un lavoro, per così dire, onnivoro, è davvero buono soprattutto se si considerano le mire di un'operazione simile. Tuttavia, dovendo essere onesto, mi sento di dire che i gioielli nascosti in Secret Place, e scusate l'involontario gioco di parole, sono quelli che ci saremmo aspettati da un disco dei Baby Scream. Quindi, per conseguenza logica, i primi due gradini del podio li assegniamo a London Sun, con i suoi caratteristici ed evasivi tratti psichedelici, ed alla conclusiva e meravigliosa Eating My Face, ballata durante la quale, come consuetudine da queste parti, compare il salvifico fantasma di John Winston Lennon.

Secret Place è un tentativo lodevole, peraltro riuscito più che discretamente, di animare e rendere armonica una collezione di brani prelevati dai generi musicali più disparati. Poi, se avete imparato a conoscere l'autore, e ci sentiamo di dire che a questo punto dovreste, avrete imparato altresì ad apprezzarne le qualità. Quando leggo Baby Scream io il prodotto lo compro sapendo che, prima o poi, ci sarà un momento del disco, almeno uno, che mi folgorerà.

mercoledì 9 novembre 2011

Disco del Giorno 09-11-2011: An American Underdog - Always On The Run (2011; Pop Factory)

Un perdente americano, An American Underdog. Nomen Omen, verrebbe da pensare, ma forse è un pò troppo duro con se stesso, Andy. Si ma, Andy chi? Se il nome d'arte non vi dice niente, non preoccupatevi: trattasi di disco d'esordio, almeno nominalmente. Always On The Run è nei fatti il secondo album di studio di Andy Reed, il cui debutto, quella volta edito a nome e cognome di battesimo dell'autore, entrò nella top 10 riguardante i dischi usciti nel 2008, ed a buona ragione. Esimio esempio di cantautore pop, Andy capeggia quel nutrito manipolo di simili interpreti (Adrian Whitehead, Brett Harris, Justin Kline tra gli altri) che tante soddisfazioni ci sta ultimamente dando. E basta dare un'occhiata all'apertura, affidata alla solenne Your Reign Is Over, per capire che l'ispirazione, dalle parti di Bay City, Michigan, non si è assolutamente esaurita.

What's Out The Front Door? si chiede Andy, e, parafrasandolo, contempliamo una risposta che più lusinghiera non si potrebbe. Beautiful Dreamer, tanto per far percepire il talento dell'artista, è una fioca ballata, scheletrica e vagamente lisergica, talmente inventiva da ricordare persino il Robert Harrison di Spin My Wheels, o anche di Pine Box Builder. Poi la title track, sfuggevole superficialità ragionata, più Harry Nilsson che Paul McCartney, però interpretata da un Brendan Benson (che ultimamente riappare spesso, nelle recensioni di questo blog) o da un Jim Boggia, per dire. The Day The World Was Lost, un pò Elliott Smith, quello meno depresso, è una suprema ballata per coronarie forti, dove l'estrema dolcezza di facciata non nasconde l'interiore tumulto. E che archi, nel finale. Nothing I Can Do, che con il brano precedente rappresenta la coppia meglio assortita del disco, è invece sinonimo di r'n'r come potevano essere r'n'r i tardi Beatles, stagionati in botte per quarantadue anni, però.

Il resto del disco è contorno prelibato e si sa che, nei grandi ristoranti, il più semplice contorno è molto meglio del piatto principale di un ristorante normale. Fuor di metafora, per le tracce che restano, Andy Reed dimostra passione e competenza quando si tratta di maneggiare i sixties (in qualche modo, World Of Make Believe) specie quelli più soleggiati (ottimo il tiepido simil Beach Boys sound di Put Out The Fire). E se il nome d'arte evoca l'America, in qualche modo l'America doveva centrare, così ecco che la chiusura è assegnata a Train, grande ballata da estremo occidente che da null'altro poteva essere ispirata.

Senza dilungarci inutilmente, e del resto questa recensione sembra abbondantemente sbilanciata a favore del perdente americano, raccomandiamo caldamente l'acquisto immediato di questo piccolo gioiello da top 5. I lettori di Under The Tangerine Tree e, più in generale, gli appassionati di pop music non potranno fare a meno di Always On The Run senza vedere chiaramente incompleta la propria collezione di dischi usciti in questo generoso 2011.