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venerdì 29 maggio 2020

Un venerdì da single #3


L'infornata mensile di singolini, Eps, antipasti d'album, freebies di vario genere. Godeteveli.

Massage "Michael Is My Girlfriend"

Nuovo zuccherosissimo singolino digitale per il collettivo losangelino, a quasi due anni di distanza dal lavoro lungo d'esordio, l'apprezzato, ascoltato e applaudito "Oh Boy" . Come antipasto al nuovo album, che la band ci assicura in uscita entro la fine del 2020, ecco i due minuti bonus di melodioso e sussurrato jangle pop in salsa Sarah records che bastano a Michael Is My Girlfriend per riaffermare il talento dei Massage. Se provate acuta nostalgia dell'epopea Heavenly servitevi senza incertezze. Se gruppi contemporanei come Hannah Barberas e Stoppies ve la fanno un po' passare il prezzo è più che giusto (a libera offerta sul loro Bandcamp).

Jim Trainor "Sometimes" (2020 - autoprodotto)

Le produzioni digitali ci solleticano e non ci solleticano, ma l'ormai inattaccabile istituzione con sede al palazzo Bandcamp ha l'indiscutibile pregio di mettere in vetrina cosucce che altrimenti, con ogni probabilità, mai sarebbero state scovate. Stanno lì poco, per venir subito sostituite da altre, bisogna essere tempestivi e fortunati. Noi lo siamo stati incontrando Jim Trainor e un singolino eccezionale come Sometimes che speriamo sia preludio a qualcosa di più esteso nel prossimo futuro. Una ballata commovente e dalle linee melodiche di colore tenue e indelebile, che per intelligenza e somma capacità di non risultare scontata ci fa persino scomodare il mai dimenticato Matthew Jay oltreché il Phil Angotti epoca Afternoon Balloon.

The Vapour Trails "Lonely Man" (2020 - Futureman)

Nuovo pezzo scintillante per il quintetto scozzese a un anno di distanza dall'ottimo lavoro lungo "See You In The Next World". Una versione restaurata della title-track di allora e una riuscita cover dell'harrisoniana Something accompagnano il piatto forte rappresentato da Lonely Man, una grande canzone coerentemente collocata nei dintorni di Revolver senza dimenticare i riferimenti autoctoni, e in questo caso il paragone va fatto, più che con i Teenage Fanclub, con i grandi Primary 5 del loro ex batterista Paul Quinn. Jangle pop per le masse, mi si dice.

Foxhall Stacks "The Half Stack" (2020 - Snappy Little Numbers)

Anche in questo caso un anno o poco più, forse addirittura poco meno, tra album lungo e singolo nuovo. I Foxhall Stacks come i Vapur Trails nella cadenza delle uscite, non certo in quanto a stile musicale. Il super-gruppo da Washington DC, che come molti sanno annovera tra le proprie fila un inaspettato Brian Baker, noto per le gesta diffuse tra Bad Religion, Dag Nasty e Meatmen, serve un power-pop dove la prima componente è preponderante sulla seconda e insomma si sente che il genere è interpretato da figuri soliti a bazzicare l'ambiente punk rock. Questione facile da intuire ascoltando la partenza del nuovo "The Half Stack" affidata a Danish Movies, appiccicosa quanto basta e di carica parecchio spinta. E che cori!

The Cudas "Cheap Trick" (2020 - autoprodotto)

Reinhard Van Biljon spedisce dal Sud Africa le canzoni dei Cudas, la cui musica, e le presumibili modalità d'incisione, sono state dall'autore incasellate nel settore "bedroom power pop", che da sempre regala ottime soddisfazioni. A livello compositivo, occorre dire, di amatoriale c'è ben poco: songwriting prelibato, melodie sostanziose e se il lato A si chiama Cheap Trick non è difficile intuire dove si vada a parare. Tante chitarre, ritornellone che stimola il dito alzato e l'irresistibile tentazione di molestare i vicini causa volume altino. Alti livelli anche sul lato B, virtualmente occupato da Call In Sick (Forever), con una linea di synth che palesemente cita quella suonata da Jai Winding in Surrender appena quarantadue anni fa.

The Orange Peels "Thank You" (2020 - Mystery Lawn)

Dal 1994, anno di fondazione delle bucce d'arancia, Allen Clapp ha trovato il tempo di scrivere sette album e una vagonata di singolini. Prolifico e amato nella comunità, l'autore dalla Bay Area sta preparando addirittura un disco doppio, il cui titolo ancora provvisorio è "Celebrate the Moments of Your Life", discretamente appropriato visti i tempi che corrono, in uscita il prossimo autunno. L'antipasto consiste nella grata riflessione Thank You, "la prima idea che passa per la testa di un artista quando vede la morte in faccia", ha dichiarato Clapp, recentemente riemerso da gravi problemi di salute. Una ballata per pianoforte tinta di soul e baciata da un tenue sole californiano. Segnaliamo, inoltre, che a breve gli Orange Peels ristamperanno il loro album d'esordio "Square", originariamente pubblicato nel 1997. Seguiranno aggiornamenti.

mercoledì 27 maggio 2020

Disco del Giorno: Outtacontroller "Sure Thing" (2020 - Alien Snatch!)


Si torna a battere la fiacca come d'antica abitudine nel quartier generale di UTTT: eppure di tempo per scrivere di musica ce ne sarebbe stato durante il confinamento, direte voi. Che ci volete fare, tra le inconfessabili qualità di chi vi scrive c'è quella di trovare sempre il modo di perdere abbondanti ore. Lo stereo di casa è rimasto spesso acceso, tuttavia, e di dischi gloriosi ne sono nel frattempo usciti: mi pare di poter dire "discreta annata anzichenò", almeno per il momento. A dimostrazione dell'asserto, venerdì sarà pubblicata una terza puntata del "Venerdì da single" ricchissima, mentre lunedì prossimo, o al più tardi martedì, andrà in apertura il secondo volume di "Radio Tangerine", la raccolta del meglio degli ultimi tre mesi nel frattempo trasformatasi in compilation bimestrale, perché il materiale è troppo e di qualità troppo alta e allora meglio due selezioni un po' più concise che una sola molto lunga.

Uno dei dischi migliori uscito nelle ultime settimane, fortissimo candidato alla top 10 di fine anno, è l'ultimo degli Outtacontroller da Halifax, Nuova Scozia. Al termine di Nothing Comes From Nothing, quinto pezzo nella scaletta di "Sure Thing", avevo già messo nel carrello e pagato il quarto album lungo del quartetto canadese. I ragazzi hanno l'onore di essere pubblicati dalla berlinese Alien Snatch, e allora qualche indizio sui contenuti dovreste averlo individuato: gli Outtacontroller suonano rock'n'roll melodico non necessariamente registrato ad altissima fedeltà, che pesca dal meglio del repertorio dei primi Cheap Trick, dall'urgenza compositiva dei Ramones pre-1980 ma anche dalla carica senza sprechi di tempo ed energia dei connazionali hall-of-famers Teenage Head.

   

I paragoni contemporanei si riscontrano tra gli altri in alcuni compagni di label come Fevers, Radioactivity e mi fa particolarmente piacere aggiungere alla mischia i grandissimi e misconosciuti Love Boat: rock'n'roll, garage melodico condito da un'accentuata propensione punk, power pop lo-fi sono alla base della ricetta, e  insomma ci dovremmo essere capiti. Too Soon, Glassy Eyes, Solid State Heartbreak e Operator concorrono a formare uno dei migliori lati A che abbia avuto la fortuna di ascoltare negli ultimi anni. La pagina Bandcamp del gruppo mi informa che le copie di "Sure Thing" ancora disponibili in splendido vinile arancione trasparente sono appena quattordici: una seconda stampa non è da escludere, ma io fossi in voi mi affretterei.

mercoledì 13 maggio 2020

Disco del Giorno: Nick Piunti & the Complicated Men "Downtime" (2020 - Jem Records)

 
 
A volte capita di ascoltare una nuova canzone che sembra una vecchia canzone, e anche se i pasdaran delle avanguardie proveranno a convincervi che di dramma trattasi, voi che siete cultori della miglior pop music non smetterete di battere ritmicamente il piedino e di muovere gioiosamente la zucca. Di solito è una caratteristica dei componimenti senza tempo, e anche se il vostro compagno di merende discografiche compatirà la vostra scarsa voglia di sperimentare, una volta da soli in cameretta saprete che quelli fortunati siete voi. Nick Piunti, che conosco da quando nel lontano 2008 mi spedì "Sibley Gardens", il primo disco del suo precedente gruppo battezzato Respectables, ha avuto la gentilezza di farmi provvista di una copia avanzata del nuovo album autografo "Downtime", stavolta registrato in compagnia dei Complicated Men e ufficialmente immesso sui mercati dalla Jem Records il giorno dell'ultima festa dei lavoratori: avrei dunque potuto e dovuto parlarne in anticipo, per giunta beandomi delle conoscenze vantate ai piani alti della megaditta power pop, e invece sono arrivato con colpevole, ancorché leggero, ritardo anche questa volta. Poco male, se non altro ho avuto il piacere di ospitare "Downtime" per due mesi abbondanti, e di constatare il fatto che Nick sia fondista da lunghe distanze: se in meno di sette anni metti la firma su dischi del calibro di "13 In My Head", "Beyond The Static" e "Temporary High" non ci sono dubbi. Poi esistono fondisti e fondisti: esporre quintali di materiale sulla bancarella non è nemmeno difficile, al giorno d'oggi; proporne molto e sempre di qualità elevatissima è molto più complesso, come sapete bene.

A due anni di distanza dall'ultimo incontro ritroviamo dunque Nick in forma smagliante, con la sua voce roca che i più arditi paragonano addirittura a quella di Bryan Adams e che noi, qui nell'isolato quartier generale di UTTT bisognosi di qualche rassicurazione extra, associamo più volentieri alle care, Dio ce le conservi, corde vocali del grande Mike Viola. Stavolta il suono pare più rotondo e compatto rispetto alle precedenti produzioni, e dietro le quinte non troviamo l'abituale compagnia di Chris Richards e Andy Reed, vale a dire la créme della scena pop di Detroit. In compenso, tra le partecipazioni troviamo il nome di Ryan Allen e quello di Chris Plum, importantissimo collaboratore della vera stella del power pop detroitiano Brendan Benson, della cui nuova uscita "Dear Life" su questo blog non parleremo, anche se saremmo tentati, per l'imperituro rispetto che ci lega al personaggio.

 

Nonostante il passaggio a vuoto accusato dal talento che fu capace di scrivere "Lapalco" e "Alternative to Love", i vessilli della Motor City sono comunque tenuti ben in alto dal nuovo, entusiasmante disco di Nick Piunti, la cui lingua madre, che poi è simile a quella parlata dai Cheap Trick, tracima dalle perle Upper Hand, Going Nowhere, Never Belong To Me e Contract. Alcuni frangenti, senza timore di spararla grossa, e ci riferiamo in particolare a Bright Light, restituiscono la sensazione che in certe arene colme di migliaia di fans in sollucchero per la rockstar di turno si ascolti del rock melodico infinitamente peggiore, e a infiocchettare un prodotto di potenziale successo, anche se la potenza purtroppo è destinata a non trasformarsi in piena realizzazione, ci sono le ballate che in un disco con le carte in regola per finire in molte abitazioni domestiche non devono mai mancare. E allora ecco a voi All Over Again e Best Intentions, poi ne riparleremo, quando "Downtime" sarà definito uno dei migliori dischi dell'anno.