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martedì 30 giugno 2009

Disco del Giorno 30-06-09: Secret Powers & the Electric Family Choir - St (2009; Square Tire Music)

"Ho suonato la chitarra nei Seeds con Sky Saxon, e continuava a raccontarmi di questo strano culto di cui era parte negli anni '60 alle Hawaii. I santoni erano vestiti in modo assurdo, da Mosè, da Santa Claus o da altri personaggi misteriosi. Ho pensato che sarebbe stato divertente registrare il nuovo disco parodizzando quei culti psichedelici". Così parlò Schmed Maynes, ossia la mente pensante che si cela dietro al progetto Secret Powers. Il cui secondo album, Secret Powers and the Electric Family Choir, è un capolavoro senza se e senza ma fatto di qualcosa come venti episodi. Un pò lunghetto, ho pensato inizialmente. E Invece no, perchè - oltre ad una brevissima introduzione - sette episodi non sono altro che frasi bizzarre dello "zio Schmed" che, nelle vesti di santone, dispensa concetti astratti sulla vita ultraterrena e altre varie amenità. Divertenti all'inizio, fastidiose interruzioni tra un (grande) brano e l'altro dopo i primi cinque ascolti.

Forse non è stato carino iniziare la recensione parlando della nota (relativamente) negativa del disco. O forse si, così ci siamo levati il dente e possiamo iniziare a tessere le lodi di un album da perdere la testa, che tutti i fans di Jeff Lynne e Jellyfish dovrebbero assolutamente assicurarsi nel minor tempo possibile. Perchè i dodici brani effettivi che ne fanno parte sono immensi, classici ed innovativi, istrionici e rassicuranti al tempo stesso. Un piccolo capolavoro che svetta su tutti gli album che ho avuto modo di ascoltare in questa prima metà di 2009. Abbiamo citato Jeff Lynne e fidatevi, la segnalazione è quantomai golosa ed appropriata per tutti quelli che ( e sono sicuro, tra di voi ce ne sono tanti) per anni hanno pregato all'altare dell' Electric Light Orchestra. Non solo, o non precisamente. I manoscritti dello zio Schmed sono piuttosto un caloroso e stupefacente tributo ai brani che il vecchio Jeff incise ai tempi degli ELO, se però gli avesse scritti ai tempi dei Move. Confusi? No, perchè? Trattasi di estremo sixties pop decorato da arrangiamenti lussureggianti, talvolta quasi progressivi ed esaltati da una grande produzione svolta dallo stesso Maynes nel suo studio privato di Missoula, Montana.

Detto che la traccia numero 1 è una breve introduzione strumentale e che la seconda rappresenta il primo dei "podcast" indemoniati del santone Schmed, i poteri segreti iniziano a sprigionarsi dalla traccia numero tre, Orange Trees, chiaro esempio di psichedelia folk-pop sospesa in un etere magico dove la cura maniacale per gli accorgimenti vocali conferisce al brano uno stupefacente sapore astratto e fuori dal tempo. Maryann, calata in un clima gradevolmente sunshine, contempla un' immaginaria session tra Lynne e Ben Folds avvenuta, diciamo, nel 1966, mentre By The Sea, con tanto di gabbiani e bassa marea in sottofondo è un piccolo omaggio folk dalle tinte pastello. Poi, subito dopo, Schmed giganteggia pennellando due incredibili delizie sentimentali e marcatamente Beatlesiane come Heavy e Misery. E addirittura ci esalta esibendo un capolavoro assoluto come Lazy Men: i Beach Boys e - ancora lui - Lynne, sconvolti in una centrifuga protoprogressiva.

Certe volte è impossibile essere sintetici. Perchè mai, dopotutto, dovrei tralasciare un grandissimo esempio di angloamericana come Ghost Town? Oppure soprassedere su un breve ed intensissimo sonetto come Treat Your Mother Nice? Impossibile. Ed è impossibile non comprendere l'importanza di Something About The Girl, uno dei pezzi psych-powerpop definitivi di quest'anno. La perfezione della cultura pop racchiusa nei "solchi" di Secret Powers And The Electric Family Choir si completa con il trittico esoterico che chiude l'album. One Less Star è psychedelic pop cucinato con classe suprema, You Know It's Time è una piccola e preziosa installazione floydiana mentre Both Sides Of The Candle, ultimo capitolo della storia, richiama l'abituale Lynne impegnato in una performance heavy psych.

All'inizio di questa recensione abbiamo parlato di Sky Saxon. Come molti di voi sapranno il leggendario leader dei Seeds se n'è andato lo scorso 26 Giugno, nell'indifferenza generale dei media di settore troppo occupati a santificare Michael Jackson. Ebbene un disco come questo rappresenta il più bel tributo alla memoria di Sky al quale, siamo sicuri, i Secret Powers sarebbero piaciuti da impazzire.

martedì 9 giugno 2009

Disco del Giorno 08-06-09: Tony Cox - Unpublished (2009; autoprodotto)

Uno dice "adesso mi metto ad ascoltare un pò di musica sixties, però ho voglia di qualcosa di nuovo". L'altro risponde "non ti appanicare, ho qui con me il disco di un tale Inglese chiamato Tony Cox, pronto a soddisfare i tuoi desideri". Si, perchè a differenza di quanto dicono le malelingue, la scena neo-sixties mondiale è ora e sempre foriera di nuovi ed eccitanti artisti, pronti a perpetrare la tradizione nei secoli dei secoli amen.

Cox è un talentuoso cantautore Londinese, anzi, sarebbe più corretto definirlo semplicemente "autore", visto che leggendo la sua biografia si apprende che il suo scopo è quello di scrivere "le migliori canzoni possibili per gli artisti più meritevoli". E ciò pare evidente ascoltando Unpublished, l'album a cui dobbiamo questa recensione. Il disco infatti, benchè scritto, studiato e suonato da Tony Cox, è cantato da Nigel Clark, un nome non completamente sconosciuto da queste parti, visto che qualche anno fa si rese protagonista di un disco (21st Century Man) che ricordiamo volentieri. Che sia una scelta oppure una necessità dettata dalla mancanza di doti canore non è dato sapere, anche perchè poi ciò che ci interessa è la deliziosa qualità delle undici canzoni che insieme formano Unpublished.

Un disco calato nel revival pop sessantista dalla testa ai piedi, in grado di sviscerare le varie tinte dell'epoca (dal sunshine al popolare puro, dal jangle folk alla psichedelia leggera) con freschezza e tatto senza mai raschiare il fondo del barile. Che si apre con il sunshine rivisto in chiave moderna di Sweet Elaine per proseguire nei territori powerbeat di Feel Real Love e di quella cannonata chiamata Jamelia, vero apex dell'album insieme all'elegante pop vocale espresso dall'incredibile Chills. Il resto (se si eccettuano gli esperimenti non troppo riusciti in Life Is Hardcore) è contorno da gran signori, grazie agli aromi sprigionati dalle chitarre jangle della commovente Fallen, dal pop tinteggiato di soffice psichedelia in Welcome To My World e dai Beach Boys del ventunesimo secolo che sembrano richiamati dalla conclusiva Can't Leave To Soon.

Sarà anche un periodo triste per il nostro Paese e per l'Europa tutta, che le elezioni dello scorso weekend ci hanno riconsegnato più superficiale, xenofoba ed intollerante di quanto ci aspettassimo. Fortunatamente la buona musica e la miglior cultura in generale sono patrimonio esclusivo degli uomini giusti, ed artisti come Tony Cox danno un piccolo ma fondamentale contributo nel risollevarci dalla depressione cosmica a cui siamo costretti in giornate come questa. Grazie.