Livorno, South Yorkshire.Il Tirreno che bagna Brighton oppure, se preferite, il Tamigi che taglia in due la Toscana. Valerio Casini (voce e chitarra), Emanuele Voliani (basso e voce), Gabriele Bogi (batteria) e Claudio Laucci (piano, organo e vox) sono probabilmente uno dei gruppi più britannici della penisola. Non solo, o quantomeno, non più di tanti altri a livello musicale, ma piuttosto in quanto vicinanza culturale e stilistica alla swingin' London che fu e a tutto quanto rappresenta iconograficamente l'Albione. Un percorso che sorge palese già da un titolo dell'album parecchio evocativo (Rainy Days) e si perpetua nelle vibrazioni e nelle tematiche trattate nelle dieci tracce del secondo lavoro di studio dei Bad Love Experience.
Una band in rampa di lancio e non ci vedo niente di negativo, anzi. Selezionati per la colonna sonora del nuovo film di Paolo Virzì (La prima cosa bella), e reduci da un lungo tour nell'Europa orientale dove sembrano riscuotere un incredibile successo, i quattro livornesi hanno tenuto in alto il tricolore durante lo scorso anno, portando l'unico album autoctono nella top 100 del 2009 che verrà pubblicata da UTTT entro un paio di settimane, nel regolamentare ritardo nei confronti di tutti gli altri blog che ci contraddistingue.
I ragazzi, dicevamo, posseggono un background culturale che affonda le proprie radici nell'Inghilterra dei '60s, ed i loro gruppi preferiti sono Kinks, Hollies e tutto quello che vi aspettereste. Non sono deduzioni personali, perchè i ragazzi me l'hanno confermato quando ebbi l'onore di servire in qualità di dj prima e dopo la loro esibizione all'Oste di Domodossola lo scorso Ottobre. Il fatto è che poi, tutto sommato, l'album è quanto di più lontano da un anacronistico plagio d'ordinanza. Perchè Rainy Days non è una caricatura del culto beat d'oltremanica, ma una preziosa sceneggiatura i cui elementi fondanti sono assorbiti e riflessi in un involucro indie rock'n'roll figlio dei giorni nostri. Un sound maturato dai tempi dell'omonimo album d'esordio (2006) e riscaldato a dovere dall'opera di Laucci dietro al vox. Un progressivo assestamento sonico che li ha portati a catturare l'attenzione di Justin Perkins (che ha prodotto il disco) e di Travor Sadler (responsabile della masterizzazione in analogico di Rainy Days dopo aver collaborato, in passato, con personaggi come David Byrne...).
Dunque capiterà di ascoltare Break Away e di percepire l'energia del brit-pop riscritto dal nuovo millennio.Oppure Somebody Born to Walk (and Some to Fly), dove le influenze indie e la voce filtrate portano alla memoria il moderno rock'n'roll degli Strokes, che è americano si, ma fino ad un certo punto. 21st Century Boy, il primo singolo estratto dal disco, rigurgita influenze chiaramente marchiate dalla british invasion in uno spaccato di superbo britpop organico. Poi arriva The Days - per il sottoscritto il picco del disco - che con le sue micidiali melodie entra di diritto a far parte dei migliori brani powerpop di tutto il 2009. Basta così? No, perchè voglio citare perlomeno Knowing All the Things I've Known (fantastica marcetta sunshine che la dice lunga sul background dei ragazzi) e la conclusiva All the Heroes, Unfamous People, una raffinatissima ballata di beatlesiana memoria.
Nell' attesa che le più grandi bands italiane facciano uscire nuovo materiale (a quanto ne so, il 2010 dovrebe essere un grande anno in tal senso), godetevi Rainy Days, il secondo album di studio dei Bad Love Experience e, se dovessero capitare dalle vostre parti, non esitate ad andarli a vedere dal vivo per chè meritano davvero tanto. Bravissimi.
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