In due parole, la storia è questa: com'è noto, Big Stir ogni santo fine settimana pubblica un singolo a doppia facciata digitale; singoli che a cadenza stagionale vengono raccolti nelle superbe "Waves" di cui abbiamo già avuto modo di parlare. Nel lungo periodo segnato dalla pandemia, un po' per diversivo e un po' per esplorare nuove strade e loro stessi, gli Armoires si sono divertiti a travestirsi: sotto mentite spoglie, ogni volta supportati da grandi artisti coinvolti nel gioco, essi hanno cambiato nome e celato l'identità, ma i cinque soggetti nascosti dietro a otto singoli tra quelli fatti uscire durante il lockdown erano proprio loro, gli Armoires. L'operazione, per il concetto costitutivo che ne ha dato il via, è molto interessante: Broome, Bulbenko, John Borack e soci ne hanno approfittato per esplorare sentieri che li hanno portati anche parecchio lontani dalla loro zona di confort ottenendo risultati eccellenti, e la varietà estrema della proposta non toglie un grammo di coerenza e coesione all'opera. Il condimento alla collezione, rappresentato da una manciata di opportune e riuscite cover, infiocchetta un pacchetto curioso e intrigante.
I primi due brani sono offerti dai fantomatici October Surprise: quello che dà il via al disco è una riuscita cover in salsa psichedelica del classico di John Cale Paris 1919, mentre (Just Can't See) The Attraction è un autografo frutto folk-pop. Poi entrano in scena i D.F.E., propensi ad addensare i livelli di crunch durante I Say We Take Off And Nuke The Site From Orbit. I sedicenti Chessie System, coadiuvati dal sempre eccellente Blake Jones, tuffano il disco in un abbeveratoio segnato dalla colonna sonora americana di Bagfoot Run e Homebound, e gli Zed Cats, da par loro, spostano il tiro sull'asse sixties garage organistico con Jackrabbit. Non è finita, poiché la platea aspetta ancora gli interventi dei clamorosi Gospel Swamps, abilissimi a maneggiare la complessa materia guitar pop in Great Distances, nonché dei Ceramic Age - il disegno in cui la mano degli autori Armoires è meno dissimulata - protagonisti nella rilassata ballata brit pop Ohma, Bring Your Light Into This Pace e nella sublime fillastrocca sessantesca Magenta Moon.
Gli strepitosi tributi a 20/20 e XTC nelle interpretazioni di The Nigt I Heard a Sream e Senses Working Overtime sono il fiocco su un disco estroso e ricchissimo, che spazia tra campi molto diversi tra loro eppure risulta pieno, consistente, omogeneo come pochi. Un album figlio di un'idea molto interessante, in cui gli Armoires dimostrano di saper trattare i mille rivoli della musica pop con intelligenza e luminose capacità scrittorie.
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