A volte capita di ascoltare una nuova canzone che sembra una vecchia canzone, e anche se i pasdaran delle avanguardie proveranno a convincervi che di dramma trattasi, voi che siete cultori della miglior pop music non smetterete di battere ritmicamente il piedino e di muovere gioiosamente la zucca. Di solito è una caratteristica dei componimenti senza tempo, e anche se il vostro compagno di merende discografiche compatirà la vostra scarsa voglia di sperimentare, una volta da soli in cameretta saprete che quelli fortunati siete voi. Nick Piunti, che conosco da quando nel lontano 2008 mi spedì "Sibley Gardens", il primo disco del suo precedente gruppo battezzato Respectables, ha avuto la gentilezza di farmi provvista di una copia avanzata del nuovo album autografo "Downtime", stavolta registrato in compagnia dei Complicated Men e ufficialmente immesso sui mercati dalla Jem Records il giorno dell'ultima festa dei lavoratori: avrei dunque potuto e dovuto parlarne in anticipo, per giunta beandomi delle conoscenze vantate ai piani alti della megaditta power pop, e invece sono arrivato con colpevole, ancorché leggero, ritardo anche questa volta. Poco male, se non altro ho avuto il piacere di ospitare "Downtime" per due mesi abbondanti, e di constatare il fatto che Nick sia fondista da lunghe distanze: se in meno di sette anni metti la firma su dischi del calibro di "13 In My Head", "Beyond The Static" e "Temporary High" non ci sono dubbi. Poi esistono fondisti e fondisti: esporre quintali di materiale sulla bancarella non è nemmeno difficile, al giorno d'oggi; proporne molto e sempre di qualità elevatissima è molto più complesso, come sapete bene.
A due anni di distanza dall'ultimo incontro ritroviamo dunque Nick in forma smagliante, con la sua voce roca che i più arditi paragonano addirittura a quella di Bryan Adams e che noi, qui nell'isolato quartier generale di UTTT bisognosi di qualche rassicurazione extra, associamo più volentieri alle care, Dio ce le conservi, corde vocali del grande Mike Viola. Stavolta il suono pare più rotondo e compatto rispetto alle precedenti produzioni, e dietro le quinte non troviamo l'abituale compagnia di Chris Richards e Andy Reed, vale a dire la créme della scena pop di Detroit. In compenso, tra le partecipazioni troviamo il nome di Ryan Allen e quello di Chris Plum, importantissimo collaboratore della vera stella del power pop detroitiano Brendan Benson, della cui nuova uscita "Dear Life" su questo blog non parleremo, anche se saremmo tentati, per l'imperituro rispetto che ci lega al personaggio.
Nonostante il passaggio a vuoto accusato dal talento che fu capace di scrivere "Lapalco" e "Alternative to Love", i vessilli della Motor City sono comunque tenuti ben in alto dal nuovo, entusiasmante disco di Nick Piunti, la cui lingua madre, che poi è simile a quella parlata dai Cheap Trick, tracima dalle perle Upper Hand, Going Nowhere, Never Belong To Me e Contract. Alcuni frangenti, senza timore di spararla grossa, e ci riferiamo in particolare a Bright Light, restituiscono la sensazione che in certe arene colme di migliaia di fans in sollucchero per la rockstar di turno si ascolti del rock melodico infinitamente peggiore, e a infiocchettare un prodotto di potenziale successo, anche se la potenza purtroppo è destinata a non trasformarsi in piena realizzazione, ci sono le ballate che in un disco con le carte in regola per finire in molte abitazioni domestiche non devono mai mancare. E allora ecco a voi All Over Again e Best Intentions, poi ne riparleremo, quando "Downtime" sarà definito uno dei migliori dischi dell'anno.
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