La conferma è arrivata da Cosimo Messeri, il regista che nel 2010 ideò e diresse "One Man Beatles", lo splendido documentario dedicato alla figura del grande Emitt Rhodes: nella notte tra il 18 e il 19 luglio si è spento nel sonno il leggendario cantautore nato il 25 aprile di settant'anni fa a Decatur, Illinois. Polistrumentista e grande architetto della canzone pop, Rhodes esordì dietro ai tamburi dei Palace Guard nei tardi anni sessanta, prima di deflagrare nei celebri Merry-Go-Round.
La storia della nostra musica conserverà per sempre tra i propri ricordi più cari il suo primo, omonimo album da solista pubblicato da ABC/Dunhill, un concentrato di classe ispirata, soffice e genialoide al punto da fomentare continui e presto inalienabili paragoni con la scrittura del miglior McCartney, di cui è considerato dai veri gourmet della materia il degno contraltare sul lato occidentale dell'Atlantico. Registrato su un quattro tracce nello studio di casa e contenente imperituri capolavori quali With My Face on the Floor e Fresh as a Daisy, l'LP solista del 1970, esattamente come i successivi "Mirror" (1971) e "Farewell To Paradise" (1973), contiene tracce interamente cantate, suonate e registrate dal solitario Emitt.
A lungo sfuggito alle luci della moderata ribalta, il signor Rhodes ha rilasciato nel duemilasedici un ultimo album intitolato "Rainbow Ends", titolo che non assomigliava a un'apologia dell'ottimismo ma una raccolta di canzoni di livello ancora una volta altissimo e ancora una volta, oltre quarant'anni dopo i capolavori che ne definirono per sempre la posizione negli annali della musica pop, madido di frammenti melanconicamente romantici, perché ogni ispirazione artistica, o quasi, "ha origine da un cuore spezzato", come egli stesso ebbe a dire.
"Emitt Rhodes", pluricitato disco di cui qui sopra ci onoriamo di riproporre la copertina, si è piazzato al trentunesimo posto nella classica lista stilata da John Borack nel 2007 comprendente i duecento migliori dischi power pop della storia.
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