Asher Pope, uno dei figlioletti, all'epoca di "Popmonster" era un bambino; ora è un adolescente ispirato, in grado di contribuire alla scrittura di Gone, traccia inaugurale del disco: abbiamo già parlato dell'inesorabilità del tempo, mi pare. Gone, incipit perfetto, è un segmento di pop naturale, di quelli che sgorgano fluidi, in una sorta di consciousness applicata alla scrittura melodica, liberamente (presumibilmente?) ispirata a uno dei passaggi pacati che popolano il long medley di Abbey Road. L'ulteriore plus, in un brano già di per sé notevolissimo, lo aggiungono sapienza e gusto chitarristico di Greg, sempre uno dei migliori interpreti della sei corde nel nostro club di riferimento.
Laid back, dicono gli anglosassoni; rilassato, abbiamo già scritto noi. Così Blue Skies Above e Morning Sunshine hanno la delicatezza letterata dei fratelli Finn, e anche Blue Bird Fly, che vanta l'altro erede Noah alla batteria, col suo arrangiamento bizzarro potrebbe stare bene su "Woodface" dei Crowded House. Altrove, Where The Road Began richiama il Lennon intimista con gli occhiali tondi, mentre Vacation (From My Vacation) esibisce con orgoglio alcune luccicanti chitarre jangle. All'inizio della chiacchierata vi avevamo promesso qualche episodio sostenuto, e Pope mantiene con Wildest Dreams e Born To Relive, power pop classico inciso col cesello, ma la proverbiale ciliegina è senz'altro rappresentata da Jump Back From The Light, una scheggia, un bozzetto melodico di pop per chitarra in cui Greg Pope dà una perfetta dimostrazione della sua proverbiale capacità di sintesi. Spero non serva aggiungere molto altro per indurvi a cliccare sui link qui in basso.
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