Extended Stay è un titolo che, insieme alla copertina, racconta un po' tutto di un periodo traballante, incerto, difficile da sondare. Di voglia di sicurezza ma anche del romanticismo di un pezzo di vita senza punti di riferimento. E stupisce, eccome se stupisce, la tenerezza che alla fine abbraccia l'insieme dei brani, non lasciando nemmeno intuire un retrogusto di voglia di rivalsa.
Looking for a Place to Live, e in che altro modo poteva aprirsi il discorso? Liriche fataliste ma nondimeno positive, nonostante tutto. Ed un sound elementare ma caldo, punteggiato da soffici arrangiamenti di piano elettrico e violoncello, guidato da un classicissmo toe-tapping che farebbe molto Blackbird, se Blackbird fosse stata scritta dall'altra parte dell'Atlantico. Le atmosfere diventano meno pensose durante la frivola St. Joe's 75, adornata da una pregevole collana di hammond, dove i coretti in pieno stile Wilson fanno capolino nella struttura tipicamente seventies del brano. In Your Letter, meraviglia zuccherosa per archi e pianoforte, insieme ad Honeylove ed alla splendida ballata Common Love riempie la parentisi più sfacciatamente sentimentale del disco, mentre la conclusiva Raggedy Man, scritta insieme all'illustre concittadino David Mead, è un cinematico omaggio a quel genere di storytelling sopra le righe e metropolitano che rese celebre Randy Newman.
Il 2011 è stato un grande anno per i cantautori di un certo tipo: voi sapete di chi stiamo parlando e Bill DeMain, in quel salotto, siede alla perfezione. Sperando che nel frattempo Bill abbia trovato il modo di rendere un po' meno avventurosa la propria esistenza, vi raccomandiamo di portarvi a casa quello che sicuramente sarà uno dei migliori – e più personali - extended play del duemiladodici.
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