martedì 14 maggio 2024
Bruce Moody "Popcycle"
lunedì 13 maggio 2024
The Reflectors "Going Out Of Fashion"
martedì 7 maggio 2024
Big Stir Records e S.W. Lauden presentano... Generation Blue
Defunta da qualche anno la parrucconissima scena glam metal che affollava la Sunset Strip e in via di esaurimento il deteriore fenomeno bandanato dei Guns'n'Roses, i Weezer diventarono a sorpresa il gruppo di riferimento a LA. Sorpresa anche destata dalle loro scelte estetiche, non propriamente quelle opzionate dalle rock star in procinto di invadere lo star system. "Weezer? Il loro look è quello tipico dei perdenti che frequentano il liceo con il moccio al naso, non assomigliano certo a dei divi pronti a fare le onde su MTV". La considerazione è tratta dalla recensione del "Blue Album" apparsa sull'Enterteinment Weekly alla fine della primavera del '94, significativamente intitolata "The geek shall inherit the earth". Insomma, gli sfigati sarebbero stati destinati a ereditare il ruolo di guide della scena alternativa? A quanto pare, sì. Basta machismo, trucchi, capelli cotonati e pose da stelle inarrivabili. Era arrivato per i perdenti il momento del riscatto.
L'album blu proiettò contro ogni pronostico i Weezer in un'altra dimensione, mentre una pletora di band cresciute insieme a loro, o susseguentemente impegnate nel tentativo di ricalcarne le orme, cominciarono a spuntare come funghi e a farsi valere in tutta la città, e in particolare a Hollywood: la Blue Generation, appunto. Quella scena, vissuta per poco poco più di un quinquennio tra la metà dei 90s e l'inizio del nuovo millennio, è sapientemente documentata in questo fantastico progetto messo a punto da due etichette-faro per la musica pop contemporanea, l'ormai celebre Big Stir e la Spyder Pop, con l'indispensabile ausilio dello scrittore S.W. Lauden (al secolo Steve Coulter), al tempo batterista titolare nei Ridel High - uno dei gruppi preminenti della generazione blu - e successivamente membro di eccellenti band come TSAR e Brothers Steve.
Il "pacchetto" comprende una compilation che raccoglie undici tracce rare o esclusive di alcune delle maggiori band del cosiddetto movimento "geek rock", secondo la fortunata definizione mutuata dal sopracitato articolo messo a punto da Entertainment Weekly, e un libro, "Generation Blue Oral History", in cui S.W. Lauden ha raccolto dai protagonisti dell'epoca molte interessantissime testimonianze sul momento d'oro dei primi Weezer e di tutto ciò che il fenomeno provocò nella California meridionale nei mesi e negli anni successivi. Ad arricchire la preziosa prefazione a cura di Karl Koch, da molti definito "il quinto Weezer" per i molti ruoli ricoperti attorno all'opera della band, al cospetto del taccuino di Lauden si sono presentati, tra gli altri, Matt Sharp (Weezer/Rentals), Adam Orth (Shufflepuck), Mike Randle (Baby Lemonade) e Parry Gripp (Nerf Herder). Una carrellata di nomi e curiosità illuminanti e a tratti sorprendenti. La playlist in vinile limitato accoglie bande minori, dimenticate o del tutto sconosciute come Shufflepuck, Baby Lemonade, Ozma, Nerf Herder e Supersport 2000, che insieme a un'altra manciata di gruppi disegnano un commovente quadro di un momento artistico davvero frizzante reggentesi su chitarroni distorti, linee melodiche indimenticabili, camiciole da scolaretti e occhiali con spessa montatura nera da irriducibili (e anche un po' orgogliosi) outsider. Un'epoca magari durata poco e geograficamente circoscritta, ma comunque molto importante per l'evoluzione della "nostra" musica.
"Generation Blue" è un prodotto di pregio, ma soprattutto un lavoro sentimentale. Una panoramica giornalisticamente ineccepibile pur redatta indossando gli occhiali rosa dell'amore, su un fenomeno che purtroppo, ci viene da pensare, non sarà in alcun modo replicabile.
domenica 5 maggio 2024
Society Of Rockets "Tough Trip Through Paradise"
mercoledì 1 maggio 2024
venerdì 26 aprile 2024
Jeremy "Footprints"
Il nuovo disco, che peraltro esce in contemporanea al nuovo Lemon Clocks di cui Jeremy è parte integrante e del quale vi renderemo conto nelle prossime settimane, è incentrato sul classico pop psichedelico a tinte lennoniane tipico dell'autore, ma il livello generale è quello dei tempi più ispirati. Le quindici tracce formano un nuovo compendio redatto dall'artista di Kalamazoo sull'essere felici, sul vivere la vita in modo positivo, sulle gioie della solidarietà sociale e insomma, sul sostegno tra esseri umani in generale. Soggetti che potrebbero sembrare banali, ma che in fondo in molti si rifiutano di affrontare, se addirittura non se ne vergognano.
Il suono è da subito quello che ci aspettiamo da un disco di Jeremy, già dall'apertura affidata alla Byrdsiana Everlasting Friend, pronta a calare l'ascoltatore nelle viscere della materia lirica e sonica. Won't Let You Down, Lay Your Burden Down e Feels Like A Dream sono piccoli spaccati di pop psichedelico non disdegnanti escursioni acide negli assoli, mentre piano - anche elettrico - e sintetizzatori dominano My Friend, ovattata nel suo soffice hippismo sessantottardo, e Life Is What You Make It.
Il clima, generalmente rilassato e delicatamente emotivo ancorché psichedelico, si surriscalda durante l'esecuzione di Heaven To Pay, segnata da un solo piuttosto impegnativo, ma torna subito docile e avvolgente nella title track - ballata alla Penny Lane che si giova di un perfetto arrangiamento per ottoni oltreché di un coinvolgente epilogo reiterato - e nella fatalista chiusura folk-psych This Is Our Destiny. Destino che non sappiamo cosa ci riserverà: una delle poche certezze è un prossimo, nuovo album di Jeremy. Di sicuro tra non molto tempo.