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lunedì 17 dicembre 2007

Disco del Giorno 17-12-07: Honey Majestic 4 Revolver - The Woman That Changed The Boy (2007; Crise Records)

(La recensione dell'album dei miei concittadini Honey Majestic 4 Revolver è la prima che il mio vecchio amico Renè scrive per questo blog. Immenso esperto di pop music e illuminato scrittore, Renè offrirà di tanto in tanto ad Under The Tangerine Tree la sua preziosa collaborazione. Grazie Renè!).

In viaggio dentro una stella, superando i confini della mente per usare la testa, con la loro lingua nel nostro orecchio, il pulsare della libertà risveglia il nostro patrimonio culturale, il sangue, le voci; entriamo in una stanza piena di specchi, ricca di profumi nascosti; nasce un sospetto … diventa realtà.
Togliamoci le stimmate della banalità e come "genieri" appassionati che piangono di gioia rivogliamo il "tutto compreso", le "visioni", le "good vibrations", l’abbraccio dell’istinto, del rumore secondo i pricipi di una misteriosa fisica universale.
La musica quotidiana ridetermina i propri confini, ritorna in auge lo stile, anni ottanta come settanta come sessanta, gli HONEY MAJESTIC 4 REVOLVER ristabiliscono l’etica, creano un autentico antidoto contro la non musica.
Dopo tutte le rivisitazioni e le reinvenzioni possibili, dopo le contaminazioni e le contraffazioni, dopo la musica per non-musicisti, ecco, tra sassi e ciotoli, una pepita contenere una materia radioattiva, inesauribile, che non imbroglia o imbarazza ma entusiasma: è il ROUGH SOUND.
"Paesi dai bellissimi colori e fiori che incontrano l'anima e proiettano le ore, fratelli e soldati caduti in anni freddi che onorano l'anima e si diffondono nell'ombra."

IN THE AIR

Espressionismo sessantottesco che apre la fila luccicante a note "magre" ma ricche di violenza espressiva, tra pensieri trattenuti e urla soffocate come quella di Frances Farmer, la protagonista della bellissima copertina del disco, "la ragazzaccia di West Seattle", dalla personalità impetuosa, ostinata, magnetica e dalla bellezza folgorante. Una felicità disintegrata a soli 27 anni dal fallimento del matrimonio, dalla dipendenza alla benzedrina. E’ ribelle ed anticonformista, attivista politica, irritante alla destra di Seattle, che, con l’aiuto della mostruosa madre, la elimina arrestandola e consegnandola nelle mani della potentissima lobby psichiatrica, che di lei farà scempio distruggendola sistematicamente con "torture psichiatriche" come lo shock insulinico o l’elettroshock o l’idroterapia.
Kurt COBAIN le dedicherà la stupenda "Frances Farmer Will Have Her Revenge On Seattle".

Come alcuni preziosi ingredienti della vita, la loro musica non aggiunge o toglie nulla alla realtà, alla coscienza, agli stati d’animo. Semplicemente li amplifica, una esperienza estrema dove la forza creativa è in gioco, dove si coglie l’aspetto assoluto, canzoni-come-scariche-elettriche, che non affidano il loro successo all’arzigogolìo virtuosistico, emissioni di adrenalina come sensazioni da esprimere. Si costruisce una colonna sonora che si traduce in un flusso di note e accordi che sollecitano le piccolissime fessure della nostra mente, una sorta di catarsi in cui il rock si ricostituisce secondo nuovi e sorprendenti criteri.
Dai colori di In The Air, al sound istintivo e perverso di You Don't Care. Dalla meravigliosa pazzia di vita quotidiana di Mr. Bellamy, alla rollingstoniana potenza e ruvidità di Karma e Back To Karma. Dal tributo allo spirito di Muswell Hill di sana impostazione pop di Day By Day, agli strilli di disperazione contemporanea sotto forma di ottima routine rock’n’roll di Come To Me(Vieni da me per scoprire ciò che arriva dopo il suono, ciò che si crea sullo sfondo, come prima lezione da imparare a scuola affinchè si apra lo zoo…). Dal forbito tessuto psichedelico come la trama di un disperato sogno di Fly Away, alla eruzione incandescente di Everything Falls Apart, dalla fibra sonora ulcerata di rock e acida quanto basta a inquietare abitanti dai pallidi occhi di Cracking Out, alla intrigante favola pop britannica di Relax on strizzando l’occhio ai Fab Four (tanto per non fare esempi). Dalla bellezza espressiva di The Voice dalla vena interiore assorta e ripiegata che fruga in un recente passato, all’incubo di I Gotta partorito dal grembo creativo del rock semplice, micidiale come un revolver, mortale come la sedia elettrica, provocatorio che ti trapana il cervello come un Black & Decker , pulsante alienato disperato appassionato.

IL GIOCO E’ FATTO !

Disintossicarsi e rieducarsi, soprattutto chi crede di conoscere tutto deve stare attento; il prodotto è ad alta concentrazione, bisogna seguire scrupolosamente le avvertenze e le modalità d’uso. E’ un suono di città, un provocatore notturno, una prostituta un po’ sadica e perversa, toccata da una luce abbagliante, in perfetta aderenza con le immagini che suscita, un clima post-moderno che si tinge di nuovo millennio pur restando sempre attaccato al passato, maestro ed ispiratore. Il feedback chitarristico usato dalla band e sparso qua e là è un altro strumento, che distorce le melodie e giustifica quello che si sta facendo, ritualizza e bilancia il sound camminando sul filo del rasoio.

"I Gotta Bubble Gum, I Gotta Damned Sound, I Gotta Trouble Ground, I Gotta Human Sound, I Gotta Fucking Down, I Gotta Final Bound, I Gotta Honey Crew, I Gotta Crash and True, I Gotta Eater Sound, I Gotta Cowboys Band, I Gotta Underground, I Gotta Fucking Sound..."

"Ma io posso farlo per me o per il tuo cervello ... vieni con me sulla terra ".

I GOTTA.

Renè

www.myspace.com/hm4r

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