Stephen Bunovsky e soci, insieme agli anni '90, si sono lasciati alle spalle due apprezzati album di studio ed un progetto. Gli album di studio, ammirati dalla critica e quasi esclusivamente da quella, furono pubblicati nel 1995 e nel 1997 dalla storica e, ahimè, sfortunatamente defunta Big Deal records, seminale etichetta discografica che in quegli anni ebbe un ruolo predominante nel rilancio del powerpop statunitense. Il periodo non era granchè fecondo per determinate sonorità: diciamo che se il tuo classico coetaneo con il testo di Lithium scritto a pennarello sullo zainetto entrava in camera tua e ci trovava il poster di Pete Ham, beh, non ci facevi esattamente la figura di quello cool. Morale della favola? Il progetto, nominato Hannah Cranna, svanì senza esagerate celebrazioni, e Bunovsky, dopo aver riordinato la stanza, traslocò repertorio ed idee nei Naomi Star, successivamente autori di tre grandi album apprezzatissimi dal sottoscritto e da un altro centinaio di invasati.
Quel progetto, inaspettatamente, torna a circolare oggi con un disco, A Real Nice Parade, che è un abbozzo di futuro ed una memoria di passato. L'album, infatti, è composto da cinque nuovissimi brani e da sei riproposizioni di pezzi equamente apparsi su Better Lonely Days (disco del 1995) e sul successivo omonimo (quello del 1997). Chicca delle chicche, il lavoro è completato da un'esibizione live del '97 in cui la band coverizza Money e Flying dei Bafinger accompagnati alla chitarra ed ai cori proprio da Joey Molland, che già durante le registrazioni del secondo album aveva dato una mano alla produzione.
Hannah Cranna più che una band è una visione: quella della scintillante mente di Bunovsky. Dipende da cosa ha sognato la notte prima, oppure con quale piede si è alzato il mattino dopo. Così, di conseguenza, A Real Nice Parade, che già per esser stato concepito in questo modo è un disco estremamente vario, saltella da uno stato d'animo all'altro con un savoir faire tanto sorprendente quanto credibile. C'è Hello, e ci sono i primi Badfinger, quelli che cantavano i pezzi scritti dai Beatles, e c'è Are You Goin Home, Polly?, sacrosanta americana in salsa pop da tenere in considerazione per la playlist di fine anno. Paul McCartney And Wings è una love songs con condimento jangle che nulla o quasi ha a che vedere con i nomi cui il brano è dedicato, mentre Enough è un omaggio, oppure un guanto di sfida, a Wilco, Wallflowers e, perchè no?, Waco Brothers.
Per dire delle tante anime presenti nell'album, e concludendo, godiamoci allo stesso modo la ballata acustica Something Left Behind e il terrificante pop'n'roll settantesco di Get Close, dove par di udire i Knack del compianto Doug Fieger coverizzare delle demo-tapes di Dwight Twilley. E, toccando gli estremi, come valutare l'accoppiata Coming Untrue con il suo super jangle sound e Toeing The Line, pazzasca cavalcata di forte aroma Neil Young? Fate voi. Io mi limito a raccomandare una piccola opera che riavvolge il nastro della storia e ci regala l'opportunità di scoprire una delle troppe realtà travolte dalla storia e dall'indifferenza di un decennio spietato. Poi c'è il marchio di Joey Molland, difficile sbagliarsi.
CD Baby | e-music
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