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venerdì 27 marzo 2020

Un venerdì da single (marzo 2020)

D'ora in avanti, tempo e materiale congruo permettendo, ogni ultimo venerdì del mese raccoglieremo in questo contenitore il meglio dei singoli - e degli Eps, naturalmente - usciti nell'ultimo periodo, sperando di cavarcela.

Inauguriamo dunque il "venerdì da singoli" con il proverbiale botto e tre oggettini - in realtà solo due, poiché uno è astratto e per ora solo digitale - prodotti da nomi anche piuttosto noti nei paraggi che ci onoriamo di conoscere.

The Speedways - Kisses Are History (2020, Snap!)

Gli Speedways sono ormai lanciati verso l'Olimpo, e non hanno intenzione di rallentare la corsa. Matt Julian aveva pensato a un progetto semi-privato e destinato a compiersi nell'arco di un solo disco, il clamoroso "Just Another Regular Summer" uscito nel 2018, ma visti i risultati più che lusinghieri e le diffuse pacche sulle spalle ricevute, ha infine deciso di mettere su famiglia. Assoldati Mauro Venegas (chitarra), Adrian Alfonso (basso) e l'inquieto Kris Hood (batteria), Julian ha lasciato che la benemerita Snap! pubblicasse il secondo singolo della discografia, a un anno di distanza dall'esordio sulla distanza dei quarantacinque giri "Seen Better Days". I due pezzi che animano il nuovo sette pollici aprono la pista al secondo lavoro lungo di studio, che si intitolerà "Radio Sounds" e comparirà nei vostri negozi preferiti entro qualche mese. Kisses Are History è la traccia scelta per il lato A, ed è una meravigliosa canzone pop che parla di cuori tremendamente infranti, materia che l'autore aveva già  dimostrato di saper maneggiare con sospetto agio. Glorificato da una produzione che rende giustizia al nostalgico teenbeat in salsa sessantesca che lo caratterizza, il brano è per l'ennesima volta esemplificativo della qualità superiore di Matt Julian quando si tratta di adeguare le strepitose melodie a sofferte storie di amori ondivaghi. La band peraltro fa il suo anche nel lato B occupato da Number Seven, numero molto più adrenalinico che riporta ai primi amori fatti di Beat e Plimsouls che non sarebbe stato disdegnato dal catalogo Stiff. Le copie del singolo sono poche, appena 300 di cui 110 in pregiato vinile arancione. La difficile caccia, se non altro, occuperà il vostro tempo in attesa del nuovo album.



Danny McDonald - Modern Architecture (2020, Popboomerang)

Qualche lettore affezionato di UTTT forse ricorderà Danny McDonald, noto autore di Melbourne già apparso su queste pagine in occasione della recensione di "Last Man's Tucker", suo secondo lavoro di studio immatricolato nel 2007, addirittura. Prezzemolino della scena pop del Queensland, egli ha partecipato alle scorribande di Jericho e Little Murders ma soprattutto è stato il maÎtre à penser nascosto dallo pseudonimo P76, e dunque firma di quel meraviglioso album che è "Into The Sun", prossimo a divenire ventenne, è quella la faccenda spaventosa. Danny torna con un EP, anche in vinile, di cinque brani segnati da una certa qual urgenza: meno di dieci minuti complessivi intrisi di jangle fatto a regola d'arte (Cordylina, Commuter's Lament) e sferzate quasi ai limiti del punk (Judge Me For My Art, Not Where I Live). Interviene anche Anna Burley, nella malinconica e countrieggiante The Suburbs Where I Grew Up In, a infiocchettare il pacchetto. Anche in questo caso la versione vinilica è limitata a copie 150: si dia inizio alla stagione venatoria.



Eggstone - The Late (2019, Crunchy Frog)

Chiudiamo con un doveroso cenno al nuovo singolino, solo un pezzo, solo digitale, fatto uscire - scusate il ritardo - alla fine della scorsa estate dai mai dimenticati Eggstone, storico terzetto originario dei dintorni di Malmö che nei benedetti anni novanta riuscì a farsi notare nella grande mischia del pop svedese, incurante del livello generale altissimo. "Somersault" è appostato sulle nostre mensole da più di vent'anni e The Late, il singolo di cui parliamo, rincuora: rincuora avere ancora attorno Per Sunding, Patrik Bartosch e Maurits Carlsson e rincuora il bellissimo pezzo uscito dal nulla di cui abbiamo la fortuna di parlare: indie pop di chiara matrice britannica anni ottanta, rivisto attraverso quel filtro ottico esclusivamente svedese che ha reso meravigliosamente melodiosi e amabili autorità indigene quali - in questo caso viene da pensare proprio a loro - Happydeadmen e Peter, Bjorn and John. Si presume si tratti di un'uscita occasionale, ahinoi, ma mai dire mai, e in ogni caso godiamoci il momento senza dar nulla per scontato.



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