La band proveniente dalla città di Pori, guidata dal cantante-chitarrista-compositore Timo Paakko, nasce nel 1999 e si presenta al pubblico l'anno successivo con il quarantacinque giri The Hardest Thing/Demons In Disguise, prodotto nientemeno che dalla Detour records, vale a dire la più importante etichetta mod Inglese. E non deve esserci stata cosa più fantastica per il combo Finnico, dato che la relazione tra gli Electric Crayon Set e l'Inghilterra ha radici musicali (e non) assolutamente profonde ed inscindibili. Infatti Timo Paakko, oltre ad essere un cultore pervicace del classico sixties sound Britannico, è prima di tutto un fan sfegatato del calcio Inglese. Tifosissimo del West Ham United, ha addirittura "colorato" la copertina dell'album oggetto di questa recensione di azzurro e amaranto, proprio i colori sociali degli Hammers! E come può suonare un album influenzato da Beatles, Jam e brit soccer? Risposta ovvia ma necessaria: assolutamente Inglese....
Il comunicato stampa inviatomi allegato al disco è tanto originale quanto esplicativo. Un non meglio precisato scrittore, ipoteticamente calato nella primavera dell'anno di grazia 1967, ci informa che nelle seguente estate sarà pubblicato l'album che cambierà la storia della musica, Sgt. Pepper dei Beatles. Inoltre, i giovani Pink Floyd sono da mesi in studio e chissà quali diavolerie avranno registrato e i Pretty Things non sono stati certo con le mani in mano. Il fantomatico autore aggiunge poi che questa Hall of Fame merita un'aggiunta, in quanto uno sconosciuto gruppo Finlandese sta per pubblicare il secondo disco, che si intitolerà What A Rotter Of A Day...Certo, i sogni aiutano a crederci e a vivere meglio, ma a un certo punto il momento di tornare nella realtà arriva, e se i sogni non sono supportati dai fatti c'è poco da fare. Fortunatamente non è questo il caso, perchè i "Crayons", con questo album, dimostrano di saper maneggiare il pop Inglese come pochi.
I fans di Beatles, Jam, Small Faces e degli XTC (band totalmente ignota, nella primavera del '67...) potrebbero aver trovato un nuovo grande gruppo da amare. Tuttavia, non vorrei che questa recensione finisse per timbrare Timo Paakko e soci conme un gruppo/plagio, poichè in definitiva, sebbene le influenze siano palesi, il loro sound è altamente fantasioso, divertente e -soprattutto- molto personale. E questo si capisce subito, fin dall'iniziale title-track, che attacca con una diabolica batteria effettata e acide chitarre in pieno feedback, transita per un'inquietante strofa basata su ritmiche ossessive, per poi sciogliersi in un ritornello melodioso e dal tiro micidiale. Il continuo accostarsi di trame oscure e psichedeliche ed improvvise melodie multicolore mi ricorda vagamente i migliori Pretty Things. Un grande brano d'apertura che però non esaurisce, ma anzi accende i momenti migliori del disco. Che si susseguono con una qualità e una sicurezza d'esecuzione invidiabili. Si riprende dalla traccia numero due: la coinvolgente Good Girl è ancora marcata dai tratti caratteristici che fanno di SF Sorrow uno dei miei dischi preferiti in assoluto. E non c'è tempo per annoiarsi, durante What A Rotter Of A Day, perchè quando ci si apetta un fisiologico momento di pausa ecco che parte Ketty Ruxpin, che io eleggerei singolone del disco, un grande numero mid-tempo con entusiasmante ritornello (e i cori da stadio in sottofondo...) che farà ballare per giorni i fans di Martin Newell....La parentesi acid folk progressivo dell' oscura Morning Of Magicians e il sitar che guida il folk psichedelico di Spacedust con le sue atmosferiche esoteriche fanno da ponte verso l'ingegnoso power pop della splendida Initiate. Black Prince contagerà i fans degli Xtc, mentre The Otherside è un altro highlight, una commovente ballata che aggiunge un elegante tocco di romanticismo al disco. L'ultimo terzo dell'album parte con il folk sottovoce di Angel Of Mons e prosegue con l'energetica Key To The Sacred Pattern, brano memore dei Jam se Paul Weller fosse stato un autore powerpop. Archduke Of Rain non so perchè ma mi ricorda il primo McCartney solista, diciamo quello dell'omonimo album del 1970, mentre la chiusura del disco è affidato a These Nights Are Supernatural, che in poco meno di tre minuti racchiude i classici armamentari della psichedelia Inglese d'annata, tra strofe insulse affogate in effetti sonori da grande magazzino e gloriosi cori di ritornelli sorretti da acidi soli di chitarra.
Se del pop psichedelico Inglese avete fatto una ragione di vita, l'acquisto di What A Rotter Of A Day è tra il consigliato e l'obbligatorio, mentre se detestate tutto ciò che è stato pubblicato prima del'70, statene bene alla larga. Se, infine, la vostra posizione non è così radicale e avete voglia di sentire qualcosa che navighi nel passato ma che sia originale, fresco e divertente, date agli Electric Crayon Set una possibilità. Con il supporto delle major del 1967, sarebbe anche potuto essere un piccolo successo discografico.
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