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sabato 1 marzo 2008

Disco del Giorno 01-03-08: Arthur Yoria - Handshake Smiles (2007; 12Records)

Non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni. Arthur Yoria, cantautore nativo di Chicago, residente a Houston e di sangue metà Americano e metà Colombiano può confermare questa tesi in qualsiasi momento.

Chi ha detto che musicista può diventare solo chi nasce con lo strumento in mano? Yoria lo strumento, una chitarra, l'ha conosciuto mentre frequentava l'università, da grandicello, diciamo. Ha poi fondato un paio di gruppi, a me purtroppo ignoti, dagli strani nomi come Jeepneys e Lavendula, decidendo successivamente di mettersi in proprio e di fare uscire un omonimo Ep d'esordio nel 2001. L'anno successivo è già pronto il seguito, sempre un Ep, che chiama Can You Still Look Adorable. E' in quel periodo che la stampa locale si accorge dell'immenso talento di questo powerpop songwriter, e le recensioni favolose che ne conseguono spingono Arthur a pubblicare l'Ellepì d'esordio. Come spesso accade in questi casi, il problema grosso è trovare un'etichetta disponibile. Non c'è tempo da perdere, però, il ferro va battuto finchè è caldo eccetera eccetera. E Arthur, uno che non si spaventa davanti a niente, insieme all'amico fraterno Matt Maloney, fonda - con il solo scopo di autoprodurre il suo materiale - la 12Records, sotto le cui indipendenti insegne viene fatto uscire I'll Be Here Awake nel 2004. Il grande successo del disco (vabbè, grande si fa per dire, ma si parla sempre di indie pop, quindi...), i recensori sempre più stupiti, varie nominations ai concorsi indetti dai giornali del posto e il fatto che alcuni suoi brani venissero utilizzati come sigle di serie tv Americane spingono il Nostro ad insistere e a produrre nello stesso periodo un Ep di 5 pezzi cantato in Spagnolo ed intitolato Suerte Mijo ed uno di tre pezzi, di nuovo in Inglese, chiamato Something Must Be Wrong. I successivi tre anni Arthur li passa a preparare il secondo lavoro lungo, che poi è l'oggetto di questa recensione, Handshake Smiles.

Mentre i precedenti lavori del menestrello Yoria erano collezioni di infettivi brani indie pop, quest'ultimo lavoro è leggermente più calmo e introspettivo - e del resto è stato definito dallo stesso autore un "bedroom recording" - pur senza perdere granchè in termini di vitalità e brillantezza. Il disco si apre con Should Be, un quieto numero acustico che ricorda Jon Brion e, forse per la tecnica di canto utilizzata, Brett Dennen. Clean For Free pesca nei territori dell'America più profonda, e alza la pressione con un ritornello più legato al gospel che al country, mentre la traccia successiva, la title track, è un danzereccio e coinvolgente intreccio di Americana e Jangle-pop. Jimmy's Rig, per sola chitarra e cantato sottovoce dalle linee melodiche vagamente soul, sottolinea la poliedricità di questo autore, anche perchè alcuni tra i pezzi successivi come la rock'n'rolleggiante Love Song In G e soprattutto Cuttin' A Rug ci riportano al classico Yoria sound, quel frizzante indie-pop che mi aveva tanto fatto amare il precedente I'll Be Here Awake. Le due canzoni migliori del disco, almeno secondo me, sono "stranamente" posizionate entrambe nella seconda metà dell'album. Una è senz'altro Sandy, dove è ancora il classico Yoria ad emergere, con quell'inconfondibile stile a metà tra l'indie pop e la classica roots music, in un brano dal tiro formidabile guidato da sontuosi arrangiamenti di organetto ed armonica a bocca. L'altro è I Told You Not To Write Again, forse la vetta di questo Handshake Smiles, un brano powerpop dove l'uso delle chitarre potrebbe addirittura piacere al Graham Coxon solista, rifinito da un favoloso banjo che ne caratterizza la seconda parte.

Quando Bill Forsyth di Minus Zero, a Londra, mi fece scoprire Arthur Yoria, mi servirono 30 secondi d'ascolto per innamorarmi di I'll Be Here Awake. Questa volta sono dovuto arrivare al terzo brano, ma solo perchè la luce è leggermente più soffusa ed il disimpegno intelligente, marchio di fabbrica dell'autore di Houston, è leggermente più "impegnativo". Sia come sia, Handshake Smiles è un altro grande parto di uno dei migliori cantautori degli ultimi quattro-cinque anni.

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