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lunedì 22 dicembre 2014

Disco del giorno: Balduin - All in a Dream (Sunstone)


Il logo colorato di psichedelico arancio e l'esclusiva pubblicazione in vinile; le tracce, ben sedici, brevi e brevissime, che sanno di petali di fiori multicolore e di entusiasmo di un'epoca lontana. Di Inghilterra, soprattutto, di profonda Inghilterra. Si ode, lontano, il lieto fracasso del Magical Mystery Tour e si vede, in trasparenza, in fondo al corridoio, la sagoma del cappellaio matto, naturalmente intento a ridere di gusto. Da dove proviene, dunque, uno dei migliori dischi usciti nel 2014? Dalla Svizzera, of course. Da Berna, per la precisione.  Balduin è un genietto solo al comando, approdato al personale capolavoro All In A Dream dopo essersi sporcato le mani in una lunga gavetta, cominciata nel 2001 e vissuta in sei (!) dischi che non conosco e che dovrò fare miei quanto prima.

Come nelle migliori declinazioni di un genere che fa della cura del proprio aspetto un fondamento d'imprescindibile importanza, All In A Dream è un album cesellato in ogni più remoto andito: dalla voce, in perfetta sintonia con il clima retrò e pacatamente alterato dei brani, ai magistrali arrangiamenti, con cui l'autore  amalgama come per magia i mille orpelli che, manco a dirlo, maneggia senza aiuti esterni. Brani come Mirror Mirror e Hole In The Sky tracciano una strada dal cui percorso si evince in modo piuttosto chiaro che Balduin è artista prettamente lirico, intento a fare e a disfare il proprio fagotto mentre va e torna da intensi viaggi onirici. Kite Come Back, una delle tracce preferite da chi scrive, sposta invece il fascio di luce sull'epoca ispiratrice, e l'ascoltatore appassionato non potrà frenare la lacrimuccia ripensando ai fasti di mezzo secolo fa e ai Tomorrow e agli Apple e ai July.

Detto della propensione dello svizzero a tener legati i fili del circo con un raffinato sistema di tastiere, urge indirizzare l'attenzione su Father, profonda riflessione lennonista, sulla gitarella acustica con xilofono Glamour Forest, sulla barrettiana Pretty Size e sulla psichedelica ed entusiasmante You Can Never Pipe My Fancy From My Dear, dove l'autore dimostra una naturale destrezza nell'uso del fondamentale del sitar. The Music, discretamente evocativa sin dal titolo, ci riporta con il suo harpsichord al mito della Toytown e alle strane fogge dei suoi bizzarri abitanti, fungendo da simbolo assoluto di All In A Dream, senza dubbio il disco psych-pop di questo 2014 in dirittura d'arrivo.

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