Ci mettiamo tutto l'impegno possibile per intercettare le migliori uscite dell'universo pop indipendente, ma nonostante i piacevoli sforzi profusi, ogni tanto stecchiamo anche qui a UTTT. Gli Emperor Penguin, un grandissimo gruppo londinese, finora era sfuggito ai nostri radar, e ce ne doliamo moltissimo. Spiace anche, vista l'iperbolica qualità del materiale, che "Corporation Pop" non sarà eleggibile per le classifiche di fine anno, perché semplicemente non si tratta di un disco vero e proprio. Ma andiamo con ordine. Rilasciato nel gennaio dello scorso anno il terzo lavoro di studio "Soak Up The Gravy", peraltro riconosciutissimo dalla critica di settore, gli Emperor Penguin, forse tediati dalle costrizioni dell'epoca pandemica, nel resto del 2020 hanno pubblicato un singolo e ben tre EP in formato digitale: "Talk To Me" (traccia singola uscita a gennaio, poco dopo la pubblicazione dell'ultimo album), "Taken For A Ride" (giugno), "Palaces And Slums" (agosto) e "Barbed Wire And Brass" (ottobre). Un accesso creativo debordante, quantomeno meritevole di giacere su un supporto fisico.
Manco a dirlo, l'operazione è stata condotta in porto da Ray Gianchetti, il quale ha provveduto a serigrafare il noto marchio della Kool Kat Records sulle copie di "Corporation Pop", lussuosa raccolta che include il materiale diffuso dalla band nel corso del 2020 oltre a una manciata di prelibate tracce inedite. Avvalentisi della collaborazione di personaggi di un certo spessore quali Orbin Max e Lisa Mychols (la regina del power pop californiano, se ce n'è una), gli Emperor Penguin nelle diciassette tracce di questa splendida compilation sciorinano una clamorosa prova del loro talento. Sono in quattro - Nigel Winfield, JT, Richard Wilson e Neil Christie - e tutti e quattro contribuiscono alla stesura, fatto che conferisce all'elenco una varietà eccezionale, sia dal punto di vista scrittorio, sia da quello canoro. Un insieme di brani pop scritti e armonizzati meravigliosamente, che dimostrano di aver assimilato nei termini corretti la lezione di Revolver e Rubber Soul, senza dimenticare di guardare all'estro distinto della Eletric Light Orchestra e a quello strambo di Partridge e Moulding. Ma c'è tanto altro. E soprattutto, non ci si aspettino copie carbone di chicchessia.
Talk To Me, aprendo il disco, riporta alla mente la stessa domanda di sempre: e questa perché non l'abbiamo mai sentita in radio? Perché la radio non l'ascoltate, risponderete voi. Però caspita, pervasa da un feeling sonico da modulazione di frequenza da tardi anni ottanta, con quelle esplosioni melodiche, con un ritornello così edificante, così energetico, meriterebbe. Pazienza: la grande musica seppellisce con agio i cattivi pensieri. Per segnalare che i cambi di flora e fauna nel giardino di "Corporation Pop" sono più variegati di quelli del Sonsbeek Park di Arnhem, la successiva False Prophet interseca segmenti cantautorali a peculiari fraseggi barocchi, mentre la scrittura d'autore che dipinge Hell In A Handcart flirta con certe intuizioni degli XTC in chiave acustica. E se Maserati, Blink e Tuesday's World tornano - ognuno avendo fatto le proprie diverse esperienze - all'ovile dei Beatles '66-'68, The Way The Cookie Crumbles impone un imprevisto ribaltamento di fronte: il brano, forse il più incredibile dell'intera raccolta, parte con un inaspettato andazzo ska per esplodere in un memorabile ritornello dai cori poderosi che porta alla mente addirittura gli Squeeze di Is That Love?
Da segnalare, perlomeno, anche la raffinatezza bacharachesca di Belgravia Affair, lo stravagante art rock esaltato da ispiratissime linee di synth che fomentano 12 Angry Men, oltre al superbo acustico un po' Macca, un (bel) po' Emitt Rhodes chiamato Lock Of Hair. Mi sono accorto di aver citato quasi tutto l'elenco, e allora mi dispiace lasciar fuori Stay Out Of The Sun, bomba power pop dove gli XTC, stavolta quelli presi in movimento, in qualche modo incontrano alcune star della scena nordeuropea che spopolavano negli anni novanta come Wannadies ed Eggstone.
Tra gli inediti, già che ci siamo, si nascondono due tra i migliori spezzoni del disco: uno è Utopia, lentone di tanto in tanto accarezzato da propizio organo che detona in un possente chorus orchestrale da lacrime copiose; l'altro è Planet Of Love, dirompente fucilata pop per sala da ballo a cui Lisa Mychols regala una prestazione al microfono di quelle che conosciamo bene. "Corporation Pop" è una ricchissima collezione che evidenzia con generosità l'enorme talento degli Emperor Penguin. Una raccolta tremendamente affascinante di per sé, oltreché un'irresistibile spinta ad andare a recuperare presto anche tutti i lavori precedenti della band.
2 commenti:
Thank you for this great review of our latest album. To avoid any confusion it is a real record; you can buy the actual CD and our previous albums here: emperorpenguin.bandcamp.com
Best wishes, Nigel (EMPEROR PENGUIN)
Thanks Nigel, i was considering it as a compilations of last years' various EPs, but i'm glad it's an actual album. Congrats again for the great music!
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