In un'era il cui inizio si perde ormai nella remota memoria segnata dalla perdurante assenza di live, "Candy Coated Cannonball" rappresenta un meritato toccasana. La cartella stampa abbinata al disco, citandone le influenze, parla di classico power pop americano tra Cheap Trick e Plimsouls, di roots rock di retaggio Parsons-Tweedy, di punk figlio degli X e di certo rockabilly. Ci si può trovare d'accordo, più o meno, ma le sensibilità di ognuno non sono sindacabili. Di certo il gruppo sa fare molte cose, prima fra tutte accelerare e decelerare con sapienza, sferragliando con riff affilati e voci insolenti un attimo prima; seducendo con lunghe ballate acustiche un secondo dopo. Proprio come i migliori gruppi che frequentavano i vostri abbeveratoi preferiti ai tempi belli, tornando alla considerazione di poco fa.
Nel vario repertorio esposto sono soprattutto due le anime che spiccano: quella elettrica e aggressivamente melodica debitrice di Robin Zander, Paul Westerberg e Evan Dando e quella pacata e cantautorale, sovente intarsiata di elementi tratti dal vocabolario alt.country che Porter sa maneggiare molto bene. Insieme ai Tucos - al momento Bob Moulton al basso e Gabriel Doman alla batteria - Jeremy apre il fuoco con Put You On Hold, episodio che rende grande onore a Detroit, città d'origine del trio, e al suo proverbiale sound. Definito da una competente farfisa, il brano è fatto d'intenso garage'n'roll e sa di Stooges, appunto, di quelli intenti a cibarsi di una dose di speed più cospicua del normale.
Il passaggio successivo tocca a Dead Ringer, che pare un mid-tempo dei Replacements e fa del sintomatico ritornello un vero e proprio vanto ("She's a dead ringer for a pop singer i fell in love with on a record sleeve - applausi), ma il meglio arriva più avanti: Upward Trend e What Could Be In That Box sono pregne di richiami al libro classico del power pop americano di cui sopra, mentre Downriver Song, October Girls e soprattutto la meravigliosa Zipper Merge dimostrano la naturalissima propensione di Porter nel maneggiare la miglior popicana di casa. Non potendo farne a meno, segnaliamo anche il prezioso e cantilenante intermezzo History Lesson, Part III, un altro capolino di Paul Westerberg in Stunned e l'incisiva chiusura delegata a Girls Named Erica, durante la quale la proverbiale prestanza muscolare dei Cheap Trick si fonde con un sagace songwriting al gusto Lemonheads.
Non c'è molto altro che possiamo aggiungere per definire ancor più precisamente il disco del giorno. "Candy Coated Cannonball", a volte correndo, altre passeggiando meditabondo, finisce per essere semplicemente un bel disco di rock americano, abile a pescare dalla tradizione evitando che questa si trasformi in un dogma invalicabile. I poster in cameretta, poi, sono quelli giusti.
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