The Easy Button "Waiting Room"
Torna la band di Tampa, Florida, a un anno di distanza dal gradevolissimo lavoro lungo "Some Bands Have All The Fun", che ha finito per occupare una posizione ragguardevole nel nostro best of 2020. Di quel disco Waiting Room avrebbe potuto tranquillamente far parte, e gli Easy Button con il nuovo singolo proseguono decisi sulla strada tracciata: pop/rock d'impasto collegiale, caratterizzato da chitarre sostanziose e da melodie a tratti angolari sempre sul punto di esplodere in ritornelli memorabili, pronte a entrare nelle grazie dei numerosi lettori ossessionati da Weezer, Ultimate Fakebook, Snug e da tutto quel sottobosco pre-emo che raggiunse il proprio periodo di massima fertilità nella seconda metà degli anni '90.
Leggendo il nome Peaces abbiamo avuto un sussulto: non saranno per caso riapparsi i tre newyorchesi che nel lontano 2006 se ne uscirono con il mastodontico "Is/Are Was/Were" scomparendo nel nulla un secondo dopo? Purtroppo no, questi Peaces sono tedeschi, ma i quattro brani che compongono "Heathens Of Love" consolano non poco. Pop chitarristico dalle marcate influenze jangle e almeno un pezzo - la tite track - abile a imporre ai nostri recettori uno stato di fame incontrollabile: quattro pezzi sono troppo pochi, speriamo l'EP sia prodromico a un piatto più ricco da divorare a breve.
Avevamo avuto la fortuna di scoprire gli Octubre, gruppo spagnolo di Murcia, assistendo alla loro brillante performance a Liverpool, nel corso dell'edizione 2015 dell'International Pop Overthrow: fu amore a prima vista. In quell'occasione acquistammo "Todo Se Lo Lleva El Viento", il loro terzo album di studio immatricolato nel 2014, che ci impressionò per la naturalezza con cui le melodie zuccherosissime pur ben distanti dallo stucchevole sgorgavano dalla penna del quartetto. Un ulteriore disco lungo, "Mouseland", fu rilasciato proprio nel 2015, poi un silenzio durato quasi sei anni. Questo nuovo EP non si discosta dalla tradizione del gruppo; quattro brani power pop d'infatuazione sessantesca laddove la componente pop è decisamente preponderante, tra i quali spicca La Huida, pezzo istantaneamente memorabile sorretto da un gran gusto nel lavorio delle nostre chitarre favorite. Auspicando solo che "Epilogo", il titolo del dischetto, non sia profetico.
La band danese è pronta a pubblicare il terzo album di studio, che si chiamerà "Abdicate The Throne" e vedrà la luce il prossimo sette maggio. I ragazzi lo stanno lanciando in grande stile: quattro i singoli apripista, roba da major anni degli anni d'oro. L'ultimo, I'd Be Me, è stato rilasciato qualche giorno fa, ed è un'altra promessa per un disco definito dall'ufficio stampa "più ambizioso, ampio, audace dei precedenti due", che poi sarebbero "The Buca Bus" (2016) e "A Salty Taste To The Lake" (2018). A quanto pare nella nuova opera ascolteremo "rock, pop, country, musica classica e tutto quello che sta in mezzo": non nascondiamo una certa curiosità. Nel frattempo, I'd Be Me è un'altra gemma di raffinato pop vocale, cesellata a puntino per soddisfare i molti seguaci di Crowded House, Michael Penn e... John Lennon abituati a seguire questa pagina.
Gli Hard Way sono sostanzialmente Matt Wilczynski. Egli canta e suona chitarre, basso, pianoforte e batteria, invitando qua e là numerosi ospiti a tenergli compagnia. Un talento vistoso ed eccentrico, sia inteso l'aggettivo nell'accezione più positiva possibile. "New To You" è un ambiziosissimo EP di cinque pezzi, ognuno dei quali conserva una sua particolare indipendenza. Walls & Bridges è apertura di gran classe definita da una precisa chitarra slide e dalla voce tracimante sentimento di Wilczunski, non troppo dissimile da quella che ha reso un Dio sotterraneo Steve Eggers dei Nines, mentre il chorus affonda i piedi nel sostrato melodico dell'Album Bianco. Note To Self vanta una scrittura di primissimo livello, opportuni cori opacizzati e una linea di pianoforte memorabile. Open Cage rimane ancorata a una grande melodia che riesce a tener sotto controllo qualche azzardo epico, e la strumentale Wormtown Underground non disdegna arrangiamenti che sconfinano nei territori funky di basso e fiati. Sunshine, acustico finale, trasuda caloroso soul secondo la ricetta classica dei Doobie Brothers, chiudendo un dischetto elegante, studiato in ogni minimo dettaglio, pieno di cose belle, da maneggiare con cura.
Abbiamo parlato di Mo Troper e del meraviglioso album "Natural Beauty" alla fine dello scorso inverno: il suo terzo lavoro lungo, debutto per la Tender Loving Empire, ci aveva impressionato alquanto. Nel frattempo il cantautore di Portland ha pubblicato un tributo integrale a Revolver e, proprio alla fine dello scorso anno - ci si perdoni il ritardo - questo commovente singolo digitale dedicato alla memoria di Adam Schlesinger, il leader degli inarrivabili Fountains Of Wayne ucciso dal Covid lo scorso aprile. "You wrote the perfect song / it gets stuck in my head all day long" canta Mo Troper idealmente inginocchiandosi al cospetto di uno tra i più grandi songwriters di tutti i tempi. The Perfect Song è una sentita, brillante, dolcissima canzone indie pop fai da te, registrata a casa di mamma. Un brano scritto da una penna sempre tra le più ispirate del momento, che non potrà non commuovere chiunque sia ancora provvisto di cuore e memoria.
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